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VIDEO | Musumeci: “Sicilia regione fondata sul clientelismo, no a ipocrisia”

Gli Stati generali siciliani di Fratelli d’Italia si sono riuniti al Marina Yachting Center di Palermo per celebrare i primi tre anni di governo. Presenti i vertici siciliani del partito di Giorgia Meloni in una sala convegni, pur ampia, che non è riuscita a contenere tutto il pubblico. Ospiti di altro partito ma autorità locali e regionali, oltre che alleati della coalizione di governo, il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani ed il sindaco di Palermo Roberto Lagalla.

Vertici di governo nazionale a Palermo

Per i Fratelli di Sicilia nessun assente, né tra gli assessori regionali né tantomeno tra commissari, eurodeputati, capogruppo parlamentare. Tutti in prima fila. Per il partito mancava solo la premier, ma in sua vece, a rappresentare il governo nazionale c’erano il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per il Sud, l’ex segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, ed il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare – già presidente della Regione Siciliana – Nello Musumeci.

Fratelli d’Italia ostenta sicurezza politica

Clima disteso, aria di festa. I Fratelli di Sicilia hanno celebrato i primi tre anni di governo nazionale con enfasi sul ruolo che la presidente del Consiglio avrebbe riconquistato sulla scena internazionale, sulla tenuta dei conti pubblici e sulle opportunità che dalla finanziaria e fino al termine della legislatura saranno sul tavolo del governo. Nessun dubbio, nel momento di celebrazione dei primi tre anni, sulla tenuta del governo per i restanti due.

Attestato di stima da Schifani per Sbardella

Il presidente della Regione, che in qualità di ospite, come si è opportunamente definito in casa Fratelli d’Italia negando punti stampa e lunghi interventi da relatore, ha ringraziato il commissario regionale del partito di Giorgia Meloni: “Ringrazio innanzitutto Luca Sbardella per l’invito. Luca Sbardella ha qualità. Con lui abbiamo iniziato un percorso di collaborazione e lo ringrazio per il sostegno, per i consigli, per la condivisione di scelte delicate in questi momenti”.

Schifani ha affermato che con il commissario meloniano in Sicilia c’é piena sintonia perché, secondo il presidente della Regione, “siamo figli di un sistema politico nazionale che vede la politica come prospettiva, come scelta anche coraggiosa di territorio, andando a volte contro il sistema di quelle che sono le dinamiche territoriali che a volte guardano più, non dico all’interesse ma al tema territoriale e non guardano invece alla logica di un sistema complessivo da rivisitare”. Renato Schifani si è detto quindi certo che il governo regionale andrà avanti fino a fine legislatura, ma che “qui si parla dei risultati del governo nazionale ed io sono orgoglioso del governo Meloni”.

Distensione tra Musumeci e Schifani

L’ex presidente della Regione, giunto in ritardo al Molo trapezoidale per un incontro – così ha affermato – con la marineria palermitana, non sedeva accanto all’attuale titolare di Palazzo d’Orleans. Nel corso dell’intervento di Nello Musumeci, durato circa venti minuti, non sono mancati riferimenti al caso politico siciliano.

Il ministro però non è parso critico nei confronti di Schifani ma più all’indirizzo dell’Assemblea regionale che negli ultimi mesi ha messo in difficoltà il governo della Regione. Varie battute e riferimenti hanno infatti strappato sorrisi e plausi a Renato Schifani, con il quale al termine dell’evento c’è stato un disteso e cordiale avvicinamento.

Musumeci: “Attenzione al Palazzo”

Musumeci ha lanciato un monito alla platea meloniana di Sicilia, e lo ha fatto senza parafrasare come è nel suo stile: “Attenzione a non lasciarci sodomizzare dal Palazzo; uso una frase pesante”.

L’ex presidente della Regione, sottolineando che il consiglio non arriva da persona superiore ma solo più anziana, ha precisato che il “Palazzo” non è solo quello della Regione o dell’Assemblea regionale, distogliendo così in parte l’attenzione da quanto sta accadendo proprio tra Palazzo d’Orleans e Palazzo dei Normanni.  “O facciamo la differenza sul territorio, differenza comportamentale, di linguaggio, o altrimenti rischiamo di essere omologati agli altri e non ci possiamo permettere questo lusso”, ha detto Musumeci strappando alla platea meloniana uno scrosciante applauso.

L’Isola del clientelismo

Nello Musumeci affronta anche la questione che ha causato e sta causando difficoltà a Renato Schifani con le rimostranze dei franchi tiratori all’Ars e con il caso Cuffaro. “Mi hanno chiesto i giornalisti all’ingresso: cosa pensa della vicenda della Regione? Ho risposto quello che tutti sappiamo: La Regione Siciliana è stata fondata sul sistema clientelare e sul consociativismo parlamentare. Già nel ’46 Giuseppe Alessi diceva: “Per assumere il personale alla Regione abbiamo dovuto accontentare alcune organizzazioni criminali”.

“La Regione Siciliana – prosegue Musumeci nel suo intervento – è costruita sul sistema clientelare e sul consociativismo parlamentare, la cui testimonianza più alta è rappresentata non dall’uso ma dall’abuso del voto segreto. Ed alternando le maggioranze di centrodestra oggi e le maggioranze di centrosinistra ieri, al di là delle formule, l’abuso del voto segreto non lo vuole abolire nessuno – non illudetevi – a cominciare dal centrodestra”.

La lotta al voto segreto, monito per Schifani e Galvagno

Nello Musumeci ha sostenuto, davanti la platea che si componeva anche del governo regionale, che il voto segreto “serve anche a mandare messaggi al presidente della Regione, serve a ricattare, serve a vendicarsi quando chi doveva dire si ha detto no, ed io ne so qualcosa”.

Assunto che la Sicilia è una Regione fondata sul sistema clientelare, secondo il ministro Musumeci il vero nocciolo del discorso “è che tutti questi che si meravigliano mi sembrano artefici della più disarmante ipocrisia, perché tutti sappiamo che la Regione è fondata su questo sistema, a stagioni alterne, per carità, ma è così sin dal dopoguerra”.

Ma, per l’ex presidente della Regione Siciliana, “una cosa è il sistema clientelare, un’altra cosa è il sistema di governo”. La conclusione di Nello Musumeci è semplice: “Dobbiamo trovare la forza affinché la buona politica intervenga prima della magistratura, perché quando interviene la magistratura il danno è già fatto”.

Il caso democristiano al Comune di Palermo

A margine dell’evento celebrativo dei tre anni di governo in cui si è parlato prima di tutto di governo nazionale, dei meriti che la classe dirigente siciliana di Fratelli d’Italia riconosce a Giorgia Meloni, compresa la riforma della Giustizia in merito alla separazione delle carriere in magistratura, il sindaco di Palermo ha risposto al nostro giornale sulla questione democristiana in giunta comunale: “È stato ricordato, per quanto lambito nel corso di tutti gli interventi di oggi: ogni responsabilità penale, una volta provata, è personale; non abbiamo una ‘questione morale’ all’interno del Comune; c’è chi abbaia alla luna per far sì che si diventi tutti colpevoli nessun colpevole, non è assolutamente così. Noi abbiamo fino a questo momento ottima considerazione dell’assessore che rappresenta la Democrazia Cristiana. Ove queste certezze attuali fossero incrinate ne discuteremo, ove la dimensione e la cospicuità politica della Democrazia Cristiana dovesse assottigliarsi rispetto a oggi ne discuteremo sul piano politico”.

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