Roma, 2 ott. (askanews) – Riportare la biodiversità nelle risaie, superare la logica della monocoltura, restituire alla terra e all’acqua la loro qualità, ridare dignità e senso al lavoro agricolo. Sono alcuni degli obiettivi della neonata Rete Slow Rice, presentata questa mattina a Vigevano in occasione degli Stati generali del riso italiano. La prima edizione, in programma fino a domenica 5 ottobre, è organizzata dall’associazione Strada del Riso dei tre fiumi, con il patrocinio, tra gli altri, del Masaf e di Slow Food Italia.
La Rete Slow Rice nasce dal basso, grazie all’impegno delle Condotte Slow Food Vigevano e Lomellina, Vercelli, Novara e Colline Novaresi, insieme al supporto di agronomi vicini all’Associazione e produttori che fin dall’inizio hanno creduto in una risicoltura pulita e giusta per tutte e tutti. A Vigevano saranno presenti produttori da tutte le province italiane in cui si coltiva il riso, oltre a rappresentanti di produttori e di università da Grecia, Spagna, India e Giappone, sia in presenza che in collegamento.
Il riso è il cereale più consumato al mondo: dalle grandi metropoli asiatiche ai piccoli villaggi dell’Africa, dalle comunità rurali dell’America Latina fino alle nostre tavole europee. Simbolo di biodiversità e resilienza, in diecimila anni di storia ha saputo adattarsi ai contesti più disparati, tanto che nel mondo ne esistono circa 150.000 varietà.
E l’Italia, in questa storia millenaria, ha un ruolo straordinario. È il principale produttore in Europa: oltre il 90% della produzione è concentrata tra Piemonte e Lombardia, ma il riso è coltivato in tutta la penisola, fino alla Sicilia e alla Sardegna.
I produttori della rete Slow Rice si impegnano a favorire pratiche colturali agroecologiche; a salvaguardare e valorizzare il patrimonio italiano di varietà di riso e le tradizioni gastronomiche ad esse collegate; tutelare e favorire la biodiversità vegetale e animale; valorizzare i servizi ecosistemici del “paesaggio di risaia” e valorizzare la varietà di paesaggi, tecniche e saperi legati alla risicoltura.
“Attraverso l’agroecologia, lavorando con la natura per proteggere la biodiversità, rafforzare il ruolo degli agricoltori e sostenere la sovranità alimentare, possiamo garantire che il riso resti un simbolo di vita, diversità e speranza per le future generazioni”, ha spiegato Edie Mukiibi, presidente di Slow Food nel suo intervento all’apertura della manifestazione di Vigevano.
E Cristiana Sartori, produttrice di riso della Lomellina e presidente dell’associazione Strada del Riso dei tre fiumi, che ha organizzato gli Stati generali, ha aggiunto: “non potrei mai produrre riso senza praticare il biologico. La nascita della rete è un momento importante nella storia della risicoltura italiana, nell’anno del riso italiano nel mondo e in cui il Carnaroli compie 80 anni”.

