La legge 203/2024 ha introdotto una modifica sostanziale nella gestione delle assenze ingiustificate: è stato stabilito che, se un lavoratore si assenta oltre il temine previsto dal contratto, o comunque per più di 15 giorni, senza motivazione, il datore di lavoro ha facoltà di considerare il rapporto risolto per dimissioni per fatti concludenti.
Questa specifica modalità di chiusura de rapporto, identificata con il codice “FC” nelle comunicazioni obbligatorie, comporta la perdita automatica del diritto alla NASpI, dal momento che la cessazione del rapporto di lavoro viene considerata volontaria.
Naspi, i casi specifici in cui il lavoratore vi può accedere
Diversamente, in caso di licenziamento per giusta causa o per giustificato motivo soggettivo, anche se derivante da assenze ingiustificate protratte nel tempo, il lavoratore – se in possesso dei requisiti di legge – può accedere alla NASpI. Questo vale anche quando il licenziamento segue un procedimento disciplinare per assenza ingiustificata.
Naspi e le dimissioni per giusta causa. Come funziona
Infine, si specifica che se il lavoratore invia le proprie dimissioni per giusta causa (come il mancato pagamento degli stipendi), anche dopo l’avvio della procedura per assenza ingiustificata da parte del datore di lavoro, queste prevarranno sulla risoluzione per fatti concludenti, salvaguardando l’accesso alla NASpI. È quanto l’Istituto comunica con la circolare INPS 22 dicembre 2025, n. 154.
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