Dopo la serrata dello scorso anno si preparano i bagagli per vivere alcuni giorni fuori: tra le destinazioni vincono montagna e agriturismo, seguono le città d’arte e le destinazioni termali
ROMA – Per Natale sarà 1 italiano su 4 a fare i bagagli per vivere alcuni giorni fuori dopo la serrata dello scorso anno.
Tra le destinazioni vincono montagna e agriturismo, seguono le città d’arte e le destinazioni termali. Mentre una fetta considerevole partirà per raggiungere i parenti. è quanto emerge da una indagine condotta dal Centro studi di Confcooperative.
L’ASSIST DAL BLACK FRIDAY
Viaggi e risparmi sotto l’albero per se stessi e occasioni low cost per gli altri. Le giornate dedicate al Black Friday e agli sconti sono state l’occasione per anticipare i regali di Natale e risparmiare il più possibile per 2 italiani su 5 che hanno sfidato i rischi degli assembramenti pur di accaparrarsi i capi scontati da mettere sotto l’albero. Un italiano su 5 comunque non teme gli assembramenti e 2 su 5 utilizzano poco, male o per nulla mascherine e gel sanificanti.
L’Italia della paura e dell’egoismo, dove si polarizzano le posizioni tra chi ce la fa e chi ha problemi a sbarcare il lunario, si aggrappa quindi alla tradizione tra timori e incertezze da un lato che in vista anche delle prossime festività natalizie portano a disertare le ampie tavolate tra familiari e amici e la sconsideratezza di altri.
SPESA PER IL CENONE
Il Centro studi Confcooperative stima che per il cenone di Natale gli italiani spenderanno 2,2 miliardi di euro: 100 milioni in più dello scorso anno, ma 500 milioni meno del Natale pre Covid, registrando un -20% rispetto agli anni della normalità pre pandemia.
I cenoni, con un ristretto numero di partecipanti, nella maggior parte dei casi, esalteranno le eccellenze dell’agroalimentare Made in Italy. Le bollicine italiane, preferite a quelle d’oltralpe, si confermano le immancabili superstar dei cenoni con poco meno di 58 milioni di tappi pronti a saltare da bottiglie di spumante e prosecco Made in Italy. Per il menù di Natale, in pole position le eccellenze del made in Italy: vongole e frutti di mare per i primi piatti (95 milioni di euro); pesce per i secondi piatti (340 milioni di euro); carne, salumi e uova (405 milioni di euro); vini, spumanti e prosecchi (365 milioni di euro); frutta, verdura e ortaggi (335 milioni di euro). Pasta, pane, farina e olio (210 milioni di euro). Non mancherà il tagliere dei formaggi freschi e stagionati italiani (100 milioni). Chiuderà il paniere il ricco carrello dei dolci composto da panettone e pandoro in primis, oltre alle tantissime specialità dolciarie regionali (345 milioni di euro).
TREDICESIME: 44 MLD
Salgono dell’8% le tredicesime, dai 41 miliardi del 2020 ai 44 di quest’anno grazie al recupero parziale dell’occupazione e al minor impatto della cig sui redditi. Aumentano le spese personali e i risparmi, ma si allarga la forbice tra chi può spendere e risparmiare e chi scivola in povertà: l’esercito tra poveri assoluti e relativi conta circa 10 milioni di persone tra le proprie fila. È quanto stima il Centro studi di Confcooperative.
Inoltre, “è forte il clima di incertezza per le ondate continue di covid, per i morsi dell’inflazione che erode la capacità di acquisto di 3 italiani su 4, il caro energia che già si fa sentire sul portafoglio delle imprese e delle famiglie e continuerà a minarne reddito e capacità di spesa. In questo clima l’Italia si aggrappa alla tradizione nel menù della tavola” segnala Confcooperative.