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Natale, l’Arcivescovo di Palermo, “Accogliamolo nelle coscienze”

Natale, l’Arcivescovo di Palermo, “Accogliamolo nelle coscienze”
Corrado Lorefice

Per monsignor Corrado Lorefice quest’anno festa non è diversa dalle precedenti. Oggi il presule ha celebrato il pontificale in cattedrale, ieri la messa nella Missione di Biagio Conte. GUARDA IL MESSAGGIO FILMATO



“Non c’è Natale tutte le volte che non amiamo, quando non contribuiamo al canto della vita”.

Lo ha scritto l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice nella sua omelia per la veglia della notte di Natale.

Oggi il presule ha celebrato il pontificale in cattedrale, ieri la messa messa nella Missione “Speranza e Carità”, fondata da Biagio Conte nel capoluogo siciliano per accogliere poveri e migranti.

Guardando il Bambinello che, nella Cattedrale, offre il suo sguardo ai fedeli come davanti alla grotta di Betlemme, Lorefice ha aggiunto: “S’incarna l’Amato, il Prediletto di Dio: Gesù, il figlio concepito nel cuore e nel grembo di Maria, l’umile donna di Nazareth, nato in una grotta a Betlemme, custodito da Giuseppe e riconosciuto dai pastori. Nato non nel fasto ma nella povertà, non in un palazzo o in una lussuosa clinica, ma da nomade, in un alloggio di fortuna, tra gente marginale ed emarginata come i pastori”.

“Non possiamo rifugiarci, da indaffarati – ha aggiunto – nei trambusti alienanti incorniciati ad hoc nelle ricorrenze di feste ormai esautorate del loro significato umano e spirituale. Né vivere da brontoloni per quello che ci viene vietato di fare. Per quello che non possiamo consumare. Per le tradizioni religiose e le manifestazioni civili che non possiamo realizzare”.

“Questo Natale – ha sottolineato l’Arcivescovo di Palermo – non è diverso. È il Natale di sempre che chiede di essere accolto nel nostro sacrario interiore, nelle nostre coscienze. È l’avvento di questo amore così grande, così vitale, così irrinunciabile per noi, così bello, così umano, perché totalmente divino. È la venuta del Signore Gesù, l’Emmanuele. E viene riconosciuto da coloro che vivevano un’altra condizione di marginalità, i pastori, che riconobbero in quel bambino l’Emmanuele, il ‘Dio con noi’, quel Dio che ha per ciascuno di noi un progetto di salvezza e che ci chiama a riconoscerlo nel volto di ogni altro essere umano con semplicità, senza sovrastrutture, senza guardare al censo, al colore della pelle”.