Naufragio a Lampedusa, Valastro: "Tragedia non ferma l'umanità"

Migranti, presidente Cri: “Naufragio a Lampedusa, tragedia che non ha fermato l’umanità”

marikacontarino

Migranti, presidente Cri: “Naufragio a Lampedusa, tragedia che non ha fermato l’umanità”

Redazione  |
mercoledì 11 Settembre 2024

Nelle sue parole il ricordo di un superstite, un uomo di origini siriane, di circa trent’anni. Aveva perso parte della sua famiglia, ma ha comunque continuato ad aiutare tutti.

A raccontare i terribili momenti successivi al naufragio del 1 settembre a largo di Lampedusa e dell’arrivo in hotspot dei sopravvissuti è il presidente della Croce Rossa Italiana, Rosario Valastro. Nelle sue parole il ricordo di un uomo di origini siriane, di circa trent’anni. Questi ha colpito tutti con il suo modo di fare, nonostante la tragedia, impegnandosi a supporto di chi, insieme a lui, ce l’aveva fatta.

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Naufragio a Lampedusa, le parole di Valastro

“Quando nel centro sono arrivati i superstiti del naufragio a Lampedusa della settimana scorsa, operatori e volontari della Cri si sono subito trovati di fronte a persone molto sofferenti. Non è facile, in questi casi, dire se si tratti di sofferenza fisica, della grande stanchezza patita o di altro. Ma, tra tutti, è spiccato lui. È giovane, l’unico con lo sguardo vivo, da subito centrato, vigile, orientato. Quello che ha dato l’impressione di essere il più forte tra tutti, quello che stava meglio” racconta Valastro. “Nelle ore successive all’arrivo all’hotspot, è stato quello che più si è prodigato per i suoi compagni di viaggio, quello che li aiutava a tornare nella stanza. Quello che, sorridendo, ci ha più volte ringraziati per quello che stavamo facendo. Ecco, se ci fossimo fermati a questa apparenza, avremmo davvero pensato che tra tutti, lui era la persona che aveva sofferto di meno. Non era affatto così”.

I momenti bui

“I nostri operatori hanno notato che in alcuni momenti tendeva ad isolarsi e il suo sguardo non era più vivo, ma quasi fisso nel vuoto. Poi abbiamo capito che anche lui aveva perso parte della sua famiglia, che era rimasto aggrappato per giorni a quella barca, in mezzo al mare, con le onde che, mano a mano, si portavano via i suoi compagni, che ha tentato di riprenderne alcuni ma non ci è riuscito, che aveva difficoltà a prendere sonno. Eppure, e questa è la cosa che più ci ha stupiti, questi attimi di abbattimento non hanno mai fermato la sua grande speranza per il futuro, il suo senso di gratitudine per noi tutti, la voglia di fare progetti per il suo avvenire. Forse, è stato proprio quel guardare sempre avanti che gli ha consentito di sopravvivere, anche quando vedeva, piano piano, che il mare ‘nascondeva’ i suoi compagni di viaggio”. Conclude così, Rosario Valastro, in merito ad uno dei superstiti del naufragio di Lampedusa.

Immagine di repertorio

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