Sanità: nel 2023 il Veneto ha avuto un bilancio attivo per 115 milioni, la Lombardia per 383 milioni, l’Emilia per 381 milioni, il Piemonte per 23 milioni, la Toscana per 27 milioni. Per contro, la Sicilia ha avuto un deficit di 139 milioni (diventati 247 nel 2024), la Calabria di 191 milioni, la Basilicata di 52 milioni, la Campania di 211 milioni, la Puglia di 126 milioni, la Sardegna di 56 milioni.
I numeri parlano chiaro e non consentono né dubbi, né divagazioni, né illazioni. Il Sistema sanitario meridionale è scadente e i malati fuggono verso le regioni del Nord, ove invece funziona abbastanza bene.
Perché questa situazione? La risposta è nei fatti. Ancora una volta emerge senza ombra di dubbio la responsabilità di chi gestisce le istituzioni, cioè le Giunte regionali e i loro presidenti, che nominano dirigenti incapaci, sulla base della cultura del favore e non su quella del merito, delle competenze e delle conoscenze, che generano imparzialità.
La questione è lampante. Sono cinquant’anni che la portiamo alla vostra attenzione, cari lettori, perché in questo mezzo secolo – che ha preso la coda del precedente e l’inizio di questo – la situazione generale del nostro Paese non è cambiata.
Il quadro descritto della sanità non è diverso dalle altre branche amministrative, che denotano una lentezza esasperante nel disbrigo degli iter burocratici e nel rilascio delle autorizzazioni di vario tipo. Queste lunghezze e queste perdite di tempo incidono fortemente nei processi economici e sociali, dei quali però i sindacati per la loro parte non si fanno carico.
Proprio in questi mesi, nei quali sono stati trattati i rinnovi dei contratti dei pubblici dipendenti, si è sempre guardata mezza mela e cioè l’aumento delle remunerazioni, ma mai l’altra mezza mela, ossia la corrispondenza di questi aumenti (ovvero dei maggiori oneri per gli enti) a migliori risultati per quantità e per qualità.
Quindi si deduce che questi aumenti costituiscano un vero onere in quanto non comportano contrattualmente un miglioramento dei servizi che le varie pubbliche amministrazioni devono rendere a imprese e cittadini.
La questione che vi esponiamo oggi riguarda anche la differenza di prestazioni delle pubbliche amministrazioni fra Sud e Nord. Nelle Regioni settentrionali il funzionamento è nettamente migliore e non lo vogliamo attribuire a questioni genetiche, anche per la ragione evidente che vi sono moltissimi e moltissime meridionali che lavorano al Nord, ma con organizzazioni efficienti e quindi meritevoli come tutti gli altri abitanti settentrionali.
Dunque, non si tratta di una questione territoriale, bensì della mentalità di chi governa le Regioni del Sud, che è basata sulla cultura del favore e non su quella del merito.
Scusate se battiamo sempre questo tasto dolente, ma si tratta della discriminante che poi comporta una diversa qualità della vita, che è di livello europeo nelle otto regioni del Nord e di livello africano nelle otto regioni del Sud.
Non sappiamo se la situazione sia modificabile perché si tratta di una mentalità ormai consolidata secondo la quale si viaggia verso un obiettivo di consenso continuo, trascurando i piani a lunga scadenza.
Tornando alla sanità, la mala gestione non è attribuibile alla qualità di medici, infermieri e ausiliari perché non vi è molta differenza fra Nord e Sud, bensì alla disorganizzazione continua delle regioni meridionali e a una netta migliore organizzazione in quelle settentrionali.
Ecco il punto nodale fra il Sud e il Nord: l’organizzazione, o meglio dire la disorganizzazione. La prima è una scienza inventata negli ospedali canadesi nel 1937, ma che è semisconosciuta.
Coloro che gestiscono ospedali e aziende provinciali sono denominati manager, ma non sempre hanno competenze organizzative, non sempre hanno frequentato master di organizzazione nazionali o internazionali e non sempre riescono a tenere i tappi alle orecchie per rifiutare la continua richiesta di favori da parte del ceto partitocratico, favori che danneggiano fortemente il funzionamento sia degli ospedali che delle aziende sanitarie.

