Nemo profeta in patria - QdS

Nemo profeta in patria

Nemo profeta in patria

venerdì 07 Giugno 2019

Come ogni buon siciliano sa, i proverbi trasferiscono da una generazione all’altra saggezze consolidate che possono sempre essere di aiuto nei momenti di bisogno. Il didascalico “cu nesci, arinesci” ha fornito a generazioni di emigranti del bicipite la giustificazione per lasciarsi alle spalle sentimenti, affetti, abitudini e sapori in cambio di un ritorno economico, di un salto di strato sociale, di un affrancamento da retaggi di bassa sopravvivenza spesso ai limiti del malaffare.

Rispetto agli stralunati trasbordatori oceanici in quarantena a Ellis Island prima di essere dati in pasto alla mafia di Brucculinu, o agli smunti trascinatori di valigie di cartone con polli e forme di formaggio giù dai treni che nel secondo dopoguerra li portavano a popolare le fabbriche norditaliane o a distruggersi nelle miniere del Benelux, poco purtroppo è cambiato ai nostri giorni: la nostra meglio gioventù emigra tutta per andare a lavorare dove trova condizioni civili, economiche e di carriera enormemente superiori a quelle consentite dal nostro meschino malaffare, impoverendo sempre più noi ed arricchendo sempre più “Loro”, i paesi nord-europei, statunitensi, l’Australia, del bene più prezioso: l’intelligenza e la capacità.

Come stupirsi, quindi, che un medico che da 30 anni è impegnato nell’immane lotta per gestire un’ondata di affamati, spaventati, spesso moribondi immigranti in cerca di un transito per raggiungere (pure loro…) sedi dove vivere meglio (incidentalmente, l’Italia non è neanche troppo ambita: nel 2019 solo l’8,3% degli italiani è di origine straniera a fronte del 15,2% dell’Austria, 11,2% della Germania e 9,2% della Gran Bretagna…) a bordo di quel guscio di noce che è Lampedusa se paragonato alle migliaia di Km di coste del Mediterraneo europeo e senza una macchina organizzativa alle spalle se non un solo video amatoriale di un suo comizio messo in rete, sia risultato il 5° candidato più votato in Italia dopo leader come Salvini, Berlusconi, Meloni e Calenda?

Forse la visione di un medico intenso, con una straordinaria rassomiglianza con lo Spencer Tracy pescatore de “Il vecchio e il mare” di Hemingway che combatte non contro lo squalo vittima/persecutore ma per dare un’assistenza sanitaria minimale ma salva-vite a migliaia di ignoti, ha toccato in 135.000 persone la corda emozionale di una figura patriarcale, il medico buono, quello che tutti vorremmo dalla nostra parte, quello che non ti chiede la tessera sanitaria ma prima ti guarda la ferita o valuta il tuo dolore. Bartolo è uno dei protagonisti del progetto “Sanità di frontiera”, è un vero attivista della sanità che agisce prima della (forse necessaria) burocratizzazione, uno degli ultimi medici che “fa il medico”: ci rappresenterà benissimo in quel contesto europeo che non sa ancora se sopravviverà a sé stesso. Ma… ma solo 250 dei 1400 votanti di Lampedusa lo hanno votato! Prevalenza delle paure di coloro che questa ondata ce l’anno nel cortile di casa? Pepponismi e Doncamillismi locali? Un’astensione di protesta? Forse solo “nemo propheta in patria”, ma meglio così: questo profeta sarà più utile alla Sanità di Bruxelles che a quella di Lampedusa.

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