L’isola ha ormai una sequela infinita di procrastinazioni, dal problema rifiuti, alla siccità, dall’emergenza strade sempre più dirute
La frase è del mitico Forlani, detto il coniglio mannaro, l’ultimo dei grandi capi Dorotea nella DC della Prima Repubblica. Procrastinare spesso è una firma di perverso diniego, ma in Sicilia assume un sapore diverso in quanto il crasto è il montone, votato a montare le pecore, pertanto si presume che sia furbo o scaltro, e non se ne farà nulla nemmeno dopo.
L’isola ha ormai una sequela infinita di procrastinazioni, dal problema rifiuti, alla siccità, dall’emergenza strade sempre più dirute, soprattutto i 14.000 km di strade provinciali, alle strade ferrate ancora incompiute, dell’emigrazione per necessità dei giovani allo spopolamento di interi paesi, ormai più simili ad una grande RSA, alle liste di attesa negli ospedali, per enormi carenze organiche. A tutti questi problemi si devono trovare soluzioni, che però necessitano di ingenti risorse in bilancio, pertanto l’unica soluzione è non avere idee, cosa che non fa resistere l’urgenza del problema, tanto dopo un poco ne arriva un altro, anch’esso urgente, e immancabilmente senza soluzione.
Di fatto la scienza dell’amministratore perfetto è l’immobilismo assoluto, magari temperato da un movimento fermo, un annacamento del problema. Se non c’è acqua per i coltivatori a Caltanissetta la soluzione è pronta al supermercato, l’acqua minerale, tanto costa quanto quella del consorzio di bonifica del posto. Ogni problema ha una soluzione, forse, ma non oggi, è nemmeno domani, ne parliamo più avanti. Ma avanti quando?
C’è tempo, c’è sempre tempo, tra un’elezione e l’altra. Non possiamo fare mica tutto e subito? Che poi le cose riescono male. E noi siamo per fare le cose per bene, siamo gente perbene. Un altro aforisma di uno scrittore diceva però se non sei parte della soluzione sei parte del problema, ma alla politica siciliana questo aforisma non è pervenuto, pertanto avanti fermi, c’è tempo.