Pace solo a parole
Abbiamo sentito il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, dire una frase che ci ha colpito: “Dovete ricordare Amalek nella Sacra Bibbia”.
Scusate l’ignoranza, ma non sapevamo chi fosse Amalek, cosicché abbiamo preso la Bibbia e abbiamo cercato il Deuteronomio, per appurare cosa vi fosse scritto ai versetti 20,16 e 20,17, che di seguito vi riportiamo.
“Soltanto nelle città di questi popoli che il Signore tuo Dio ti dà in eredità, non lascerai in vita alcun essere che respiri; ma li voterai allo sterminio: cioè gli Hittiti, gli Amorrei, i Cananei, i Perizziti, gli Evei e i Gebusei, come il Signore tuo Dio ti ha comandato di fare […]”.
Dalla lettura dei due versetti si dovrebbe evincere che egli si senta l’unto del Signore e quindi che abbia il compito di sterminare (parafrasando) gli appartenenti al gruppo di Hamas e, perché no, i/le palestinesi. Dal che si potrebbe dedurre che il suo progetto è quello di occupare stabilmente tutta la Striscia di Gaza, in modo da poterla sfruttare, anche turisticamente, perché non vi è dubbio che essa abbia un litorale sul Mediterraneo molto bello.
Altro che “Due Popoli e due Stati”. Lo stesso Netanyahu ha negato più volte questa ipotesi, appunto perché il suo principio è quello di mai più dare libertà al popolo palestinese, per tenerlo in uno stato di subordinazione perenne.
Sembra evidente che questo obiettivo non potrà essere raggiunto dal Presidente israeliano per il semplice motivo che la guerra di sterminio non potrà durare in eterno, in quanto le risorse finanziarie per alimentare gli armamenti, nonché la sussistenza di un esercito in stato di guerra, non potrà andare avanti all’infinito.
Si aggiunga che tutti/e gli/le israeliani/e richiamati/e per fare parte di aviazione, artiglieria, esercito e altri corpi sono stati/e sottratti/e alle attività produttive, economiche e dei servizi di tutti i giorni, con la conseguenza che la popolazione sta soffrendo appunto perché i servizi sono diminuiti di qualità e quantità.
È vero che Israele riceve finanziamenti da tutti gli ebrei sparsi nel mondo e dagli Stati amici, ma non c’è finanziamento che basti per una guerra infinita.
L’uscente presidente degli Stati Uniti, Joe Biden – che nei sondaggi è dato perdente nei confronti del suo probabile antagonista, Donald Trump – continua a dichiarare: “Due Popoli, due Stati”. Ma egli non riesce a far entrare questo principio nella testa di Netanyahu, dimostrandosi incapace, nonostante egli sia il più importante finanziatore di questa guerra.
La verità è che Biden è un debole e alle parole non fa seguire i fatti, quali chiudere almeno parzialmente il rubinetto di fornitura di armi e di finanziamenti, col che costringerebbe Netanyahu a venire a più miti consigli e cioè a entrare in una fase di trattative per la pace, che tutti vogliono a parole, ma in effetti non sono capaci di conseguire perché non adottano gli strumenti necessari.
Dal popolo ebraico non filtrano voci di aperto e forte dissenso rispetto all’attuale situazione, anche perché tali voci non vengono fatte trasparire. Ma si ha la sensazione che la scontentezza di quei/quelle cittadini/e continui ad aumentare giornalmente, almeno da quanto appare dai/dalle corrispondenti radio-televisivi/e.
Il conflitto fra Hamas e Israele fa il paio con l’altro conflitto che riguarda l’Europa, cioè quello fra Russia e Ucraina. Anche lì c’è un presidente attore-comico, il quale continua a dire una sciocchezza madornale: “Vinceremo questa guerra”.
Anche in quel caso, il debole presidente degli Stati Uniti si trova nella morsa fra il dovere di sostenere finanziariamente Zelensky e l’enorme scontento all’interno del suo elettorato democratico, il quale non sopporta più lo svenamento finanziario degli Stati Uniti di centinaia di miliardi di dollari.
Vi è inoltre Trump, che sta cavalcando lo scontento e ha già comunicato che, se sarà eletto, chiuderà la guerra russo-ucraina in un giorno. Come? Trattando sulla quantità di territorio che dovrà essere ritornato alla Russia.
Ricordiamo che i territori occupati in passato facevano parte dell’Unione Sovietica, ma questo non giustifica l’attacco di Putin all’Ucraina.