Niente di nuovo sul fronte occidentale - QdS

Niente di nuovo sul fronte occidentale

Pino Grimaldi

Niente di nuovo sul fronte occidentale

sabato 14 Novembre 2020

Romanzo che Eric Maria Remarque scrive nel 1928 per narrare l’apparente quiete che nel 1917-18 sembrava regnasse nelle trincee della prima guerra mondiale.
Tradotto in italiano (Mondadori, 1933) fu best seller della letteratura post bellica per il modo con il quale aveva trasfigurato la macelleria di una guerra: “inutile strage” per Benedetto XV.

Due film: nel 1930 e poi – il più ricordato – nel 1979 con Ernest Borgnine.
Ispiratore di un “singolo” di Elton John nel 1982 con musica dolcissima. Nella lingua parlata pari a “nihil novi sub luce solis”. E con quanto accade in Usa, d’uopo pensarlo: già avvenuto tre volte nella storia delle 59 elezioni presidenziali Usa!

1824: nessuno dei quattro candidati (Jakson, Adams,Clay e Crowford) ha la maggioranza dei voti dei Grandi Elettori. E fu dunque – Art II, Sez.1 della Costituzione – la Camera dei Rappresentanti ad eleggere Adams ed il Senato il suo Vice.

Dopo quasi mezzo secolo, 1876, si ripete la parità dei voti e Hayes repubblicano e Tilden democratico, dopo mesi di processi, sono dinanzi la Camera che vota per Hayes che convince i rappresentanti promettendo la fine della occupazione militare degli Stati del Sud (detto: “compromesso del 1887”). In ambedue i casi nessun movimento di piazze o subbugli vari.
Passa quasi un secolo e mezzo e nel 2000 scoppia il caso Bush Jr-Al Gore: nell’elezione del 7 Novembre sul filo del rasoio. Vari conti e riconti, pronunciamenti di Corti Statali ed infine Corte Suprema degli Stati Uniti – che vota non all’unanimità, specificando che quella sentenza non potrà essere utilizzata come “precedente”- che attribuisce a Bush la vittoria per 537 voti (in Florida) in più di Gore che lo stesso giorno della sentenza,12 Dicembre 2000, telefona a Bush e gli “concede” la vittoria”.

Bush farà poi due mandati e Gore avrà il premio Nobel sull’ambiente. Tutti felici e contenti. Ma non v’era la CNN! Che a nome dei progressisti (sinistra, anche estrema) mondiale ha avvelenato tutti i pozzi a manca e dritta.
Il quadro è chiaro, perché chiara (anche se complicata) è la Costituzione nella quale non è indicata nessuna “telefonata di concessione”, ma solo adempimenti (più volte su questo quotidiano richiamati) che impongono alle varie Corti Statali di dare, prima del 14 dicembre, i risultati definitivi al Collegio Elettorale di ogni Stato perché possa votare Presidente e Vice in funzione dei dati certi e legali delle elezioni (oggi con una coda ballottaggio -3 Gennaio – per due senatori in Georgia, non incidenti sul voto presidenziale).

I risultati verranno inviati al Senato il cui Presidente, il 6 Gennaio a Camere riunite, proclamerà il vincitore e suo Vice.
Se ciò non sarà possibile, il 14 successivo la Camera eleggerà il Presidente (Biden, se la maggioranza è Dem), il Senato il Vice ( Pence perché la maggioranza sarà GOP).

E questo incredibile ticket, dopo aver litigato di mala maniera, a far buon viso a cattivo gioco!
Se ciò accadesse, con un esecutivo binario, le elezioni sarebbero “storiche”.
Altrimenti: “as usual”.

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