È scoppiata la prevista polemica politica, perché dal primo di agosto sono stati soppressi gli accrediti sulla famosa carta gialla del reddito di cittadinanza. Non si è, però, comunicato che tale cessazione non ha riguardato l’intero universo dei percettori, ma solo quelli che non avevano famiglia e figli, per i quali l’accredito continua a essere effettuato.
Ricordiamo, inoltre, che tutte le famiglie, con qualunque reddito, ricevono per ogni figlio/a un assegno medio di 150 euro al mese e ciò fino a quando esso/a non raggiunga la maggiore età o finisca il corso di studi universitario.
Dunque, l’assistenza alle famiglie più fragili continua, ma era giusto – come scriviamo da cinque anni – che non venisse corrisposto alcunché a chi è in condizione di lavorare. In tante interviste televisive e in altrettanti messaggi sui siti, vediamo persone, di età non anziana e che sembrano in buone condizioni, dire: “Come faccio se non trovo un lavoro?”. Ma si sa, da mesi e mesi, che la “cuccagna” sarebbe cessata. Perché non ci hanno pensato?
Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha detto che nel settore della ricettività e dintorni occorrono circa 450 mila persone. Ma oltre a ciò vi è la richiesta di personale dal settore dei trasporti (20 mila autisti), da quello digitale (decine di migliaia di operatori) e anche dall’agricoltura innovativa, dove non servono braccia, ma teste.
E qui arriviamo al vulnus della questione: non manca il lavoro, mancano i lavoratori che abbiano un minimo di competenza. A formare la stessa si sono offerte le imprese per addestrare il personale pronto a essere assunto. Non si capisce perché le regioni, che si occupano della formazione, non diano questo incarico (e i relativi finanziamenti) alle stesse imprese, anziché finanziare inutili corsi a persone che fanno il mestiere di formatori infischiandosene delle esigenze del mercato.
La Regione siciliana, quest’anno, ha messo in bilancio per la formazione oltre 100 milioni, senza preliminarmente creare un raccordo fra i formandi (domanda di lavoro) e le imprese assumende (offerta di lavoro).
Mancando questo raccordo, le imprese di formazione sono del tutto inutili, perché fanno dei corsi non indirizzati al mercato, ma che hanno la finalità di consumare le risorse pubbliche.
Il pesce puzza dalla testa, cioè dalle istituzioni che spendono male le risorse provenienti dai tributi pagati faticosamente dai cittadini, senza risolvere il problema che è quello di dare un forte taglio alla disoccupazione.
È vero che l’indice nazionale è sceso al 7,4%, come non accadeva dal 2009, ma è anche vero – come per i polli di Trilussa – che questo dato medio nasconde una cattiva verità: e cioè che la disoccupazione nel Nord Italia è la metà dell’indice medio e nel Sud è il doppio. In più, quella giovanile in Sicilia ha raggiunto l’astronomica percentuale del 21%.
Ed è proprio nel Sud e nella nostra Isola che è necessaria una formazione collegata al mercato del lavoro, come spina e presa. Ma se la prima ha due attacchi e la seconda ne ha tre, la congiunzione non può avvenire.
La questione del lavoro è strettamente connessa a quella del sostentamento dei cittadini e delle famiglie. La stupidaggine colossale di Di Maio e compagni, quando hanno detto che il reddito di cittadinanza abbatteva la povertà, si è rivelata nella sua più totale menzogna in questi ultimi anni. La povertà non si combatte distribuendo la ricchezza, se prima non viene prodotta. E per produrre ricchezza ci vogliono persone capaci e competenti di tutti i livelli.
Non solo, ma capacità e competenze occorrono anche nella Pubblica amministrazione, di livello nazionale, regionale e locale, perché non è possibile che a 3,3 milioni di persone non vengano applicati i sani principi di produttività ed efficacia, in modo da ottenere conseguenti risultati indispensabili affinché vengano prodotti servizi efficienti per tutti i cittadini.
Reddito di cittadinanza anti-povertà: una balla. Assistenza a famiglie e cittadini fragili: una necessità. Ma ancora più importante è che tutti i cittadini abbiano la possibilità di trovare lavoro in quanto capaci, competenti e opportunamente formati.
