Il vicesegretario nazionale del Psi, Nino Oddo, indica in un’intervista al Quotidiano di Sicilia la nuova linea da seguire. Rimane aperto il caso Trapani. Chiariti i rapporti con il Movimento “Via”
Il lavoro l’ha lasciato da qualche giorno. Ed è così in forza ai bancari pensionati. La politica, invece, non la lascerà mai. è sul campo da quand’era ragazzino. “Con i pantaloni corti…”, dice spesso. Era un tratto distintivo dei giovani che si approcciavano alla vita sociale, che avevano a che fare con i più grandi. Nino Oddo è sempre stato un politico in prima linea. Nella “diaspora socialista”, la cita spesso nella fasi critiche. Quando il Psi era quasi morto, dopo Tangentopoli. Nell’Ulivo e nelle varie versioni del centrosinistra. Per lui due esperienze all’Ars, con il governo di Rosario Crocetta la più significativa. Tanta strada che porta anche a Roma, con la nomina a vicesegretario nazionale ed ancora prima a segretario regionale del partito e con la federazione provinciale, fino a qualche tempo fa, più forte e “potente” in Italia. Presente, a pieno titolo, ai tavoli di coalizione del centrosinistra siciliano.
A proposito. Il centrosinistra siciliano esiste ancora? “Il centrosinistra in Sicilia, allo stato, è ancora in convalescenza, non essendosi ripreso dalla duplice sconfitta alle Regionali e alle Politiche del biennio 2017 – 2018. Oggi parte con un gap di ritardo rispetto al centrodestra che pure ha i suoi problemi. Temo che il solo accordo con i grillini, che vedo in caduta libera sull’Isola, possa essere insufficiente a recuperare il terreno perduto. Il tentativo di mettere insieme una grande coalizione che inglobi pezzi consistenti del centro, in Sicilia tradizionalmente forte, rimane la sfida dei prossimi mesi, in vista soprattutto delle Regionali del prossimo anno”.
Esiste invece una strana intesa, che sta incuriosendo gli addetti ai lavori e che viene seguita con grande attenzione dagli avversari del Psi. Il partito consente ai suoi iscritti di avere la doppia tessera. Nel caso in questione, quella socialista e l’altra che fa riferimento al Movimento “Via”, che però è sempre più schierato con e nel centrodestra. Anche se le adesioni sono individuali e non impegnano direttamente il Psi, non c’è ormai un problema politico da risolvere?
“Con lo sfarinamento delle coalizioni tradizionali è stato giocoforza dare vita a esperimenti politici locali. L’alleanza Psi – Movimento VIA, che abbiamo messo in campo con Nino Papania, è stata una felice intuizione, come dimostra il recente esito dell’esperienza elettorale a Marsala. E’ possibile che ripeteremo la convergenza in altri Comuni, come Erice, dove le due forze hanno una visione condivisa della vita amministrativa. Ma non siamo in presenza di un patto sottoscritto che ci vincola”.
Sottolinea che le coalizione politiche tradizionali sono state archiviate da tempo. Ed è anche vero. Ma quando però c’è da schierarsi il Psi trapanese si è sempre trovato più con le forze di centrodestra che di centrosinistra. Il recente voto a Marsala, il confronto rinnovato e storico sui nuovi confini tra il Comune di Trapani e quelli dell’agro-ericino… L’elenco potrebbe continuare.
“Non sarei così categorico. Al prossimo appuntamento elettorale di Alcamo, per fare un esempio, il Psi sarà al fianco del Pd e delle forze minori della sinistra, nel tentativo di mettere in piedi una coalizione omogenea. Gino Paglino, presidente provinciale, e Giuseppe Beninati segretario comunale, hanno già avviato contatti in questo senso. Nell’area ericino – trapanese c’è un problema che il Pd non ha risolto. Le vicende interne al Partito Democratico sono eterodirette dall’esterno da un convitato di pietra, dal sindaco di Trapani Giacomo Tranchida, che fa il movimentista o l’uomo di partito secondo la convenienza del momento. La debolezza del gruppo dirigente provinciale del Pd gli ha consentito di poterlo fare senza alcun ostacolo. E la cosa continua anche ora. Quanto a Marsala, se il Pd, nella quinta città della Sicilia, non entra nemmeno in consiglio, vuol dire che gran parte dell’elettorato di sinistra ha fatto altre scelte, non solo quello socialista”.
Con il Pd non c’è dialogo. Nell’area riformista ci sono poche tracce di Italia Viva, ancora meno di Azione e dei Radicali. In provincia di Trapani, in particolare, non vi sentite soli. Anzi, isolati?
“Il problema esiste. Ma non solo per i socialisti, ma per l’intero centrosinistra, che non a caso non tiene in Sicilia un tavolo congiunto da tempo immemorabile. Azione e Radicali, pur presenti nei sondaggi nazionali, qui da noi risultano allo stato non pervenuti. Italia Viva invece, pur navigando molto al di sotto rispetto alle aspettative di Renzi, ha una presenza soprattutto a Catania e Palermo. Il Pd, che dovrebbe essere il traino dello schieramento progressista, si attarda ancora negli irrisolti problemi interni. La stessa alleanza con i grillini qui da noi stenta a decollare. Personalmente vedrei bene un Psi collocato ed organizzato in un area eco-socialista, che punta a coniugare il rispetto dell’ambiente con lo sviluppo sostenibile. E’ un’area politica che in tutta Europa cresce sull’onda di una sempre maggiore sensibilità dell’opinione pubblica rispetto ai temi ecologici e di una migliore qualità della vita. In Italia quest’area politica è ancora sottorappresentata”.
La politica dovrà dire qualcosa anche sui fondi europei che arriveranno per sostenere la ripresa economica.
“La Sicilia pesa poco a Roma e la provincia di Trapani ancora meno. Questo, in sede di ripartizione di somme, non fa presagire niente di buono. Va però detto che quando dobbiamo fare da soli, come avviene con i fondi strutturali europei, non dimostriamo grande efficienza nello spendere e rendicontare le risorse. Quindi, pur in un raccordo con i soggetti istituzionali territoriali, spero che da Roma sappiano gestire al meglio su tutto il territorio nazionale questa grande occasione che è il Recovery Fund”.