Da Palermo a Trento, a Roma, dove in piazza con Forza nuova c'erano anche i leghisti. "Giornalisti terroristi". Per i manifestanti "apartitici" il Covid è solo un'influenza e il vaccino uccide
Un nuovo flop: le fiaccolate in dodici città, da Palermo a Trento, per dire “no” al Green Pass obbligatorio dal sei agosto prossimo, hanno avuto un bassissimo numero di partecipanti. Evidentemente la teoria espressa dai manifestanti, secondo i quali il Covid non è altro che “un’influenza più aggressiva delle altre” e “il vaccino fa male e uccide”, non convince affatto la stragrande maggioranza degli italiani.
Le fiaccolate serali, con i consueti cori contro i “giornalisti terroristi” e cartelli del tipo “Green pass misura dittatoriale” oppure “Noi siamo gli yes freedom”, sono state organizzate dal “Comitato libera scelta”, una onlus composta da “liberi cittadini” che, come afferma sul proprio profilo Facebook, si definisce “apartitica, apolitica, aperta a chiunque intenda sostenere la piena libertà di scelta in materia sanitaria”.
All’evento di Roma però, in piazza del Popolo, con almeno un migliaio di persone dietro allo striscione “Uniti per la libertà di scelta, contro ogni discriminazione”, oltre a Forza nuova hanno annunciato la loro presenza anche alcuni parlamentari: i leghisti Bagnai, Siri, Borghi e Pillon; ex M5S Paragone – già direttore de La Padania – e l’immancabile Vittorio Sgarbi.
Per tutta la giornata, comunque, sono stati svolti controlli ai caselli per scongiurare la presenza di “infiltrati” di movimenti e gruppi, dall’estrema destra agli antagonisti alla manifestazione romana.
Una iniziativa che si lega a quanto detto nei giorni scorsi dalla ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, la quale aveva affermato che il Viminale segue con molta attenzione le iniziative dei “No Green Pass” affidando i controlli anche a Digos e Scientifica.
A Milano, oltre la fiaccolata in piazza della Scala, nel pomeriggio circa una cinquantina di persone si sono ritrovate in piazza Fontana.
Per il comitato “Liberi di scegliere”, il nuovo idolo è Giuseppe De Donno, l’ex primario di pneumologia dell’ospedale Carlo Poma di Mantova che per primo l’anno scorso aveva iniziato la cura del Covid con le trasfusioni di plasma iperimmune, e si è recentemente suicidato.
Diversi, infatti, i tributi e le dediche riservate al medico, definito “un eroe che ha nobilitato la medicina nel periodo più buio”.