Nella scorsa settimana la polemica contro il Ponte sullo Stretto è diventata virulenta da parte degli sconfitti e cioè di tutti coloro che sono contro la costruzione di infrastrutture di ogni genere e tipo.
Costoro sono ignoranti, nel senso che ignorano le regole principali dell’economia e dello sviluppo, che si basano principalmente sulla costruzione di infrastrutture. Esse sono infatti il motore della crescita perché consentono un’accelerazione dei movimenti di persone e merci, oltre ad offrire posti di lavoro.
Abbiamo visto inutilmente contrastare la costruzione della Torino-Lione, che, per fortuna, va verso il completamento e li vediamo dal 1971 contrastare la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina.
È noto che esso fa parte del corridoio Scandinavo-Mediterraneo, che collega Helsinki e Stoccolma a Palermo e Catania, e poi prosegue verso Malta. Quindi si tratta di un’opera europea, che permetterebbe di avvicinare la Sicilia all’Europa.
I No Ponte sono quindi No Sviluppo, No Crescita; insomma, sono contro il Popolo, che ha invece bisogno che il Pil aumenti, che l’occupazione cresca, che la circolazione di persone e beni migliori.
Se i No-Infrastrutture avessero avuto, per caso, la ventura di leggere le teorie macroeconomiche keynesiane, forse si sarebbero convinti che la loro azione è contraria all’interesse generale.
Posso personalmente testimoniare che dal 1971 ne ho viste e sentite di cotte e di crude, soprattutto dai cosiddetti “benaltristi”, i quali propugnavano la necessità di costruire strade, autostrade, linee ferroviarie, modificare i letti dei fiumi e costruirvi gli argini ed altre importanti opere al posto del Ponte. Ma, in questi cinquant’anni tali opere non sono state effettuate, né in Italia meridionale né in Sicilia ed il Ponte non è stato costruito ugualmente.
Basta polemiche ed insulse riunioni contro il Popolo e contro l’interesse generale. Esortiamo i No Tutto a rientrare in una logica che interessi tutta la gente, evitando di trasformare iniziative economiche di lungo respiro in motivi di contrasto politico.
Dobbiamo ricordare che i governi di tutte le aree politiche hanno messo nel loro programma la costruzione del Ponte. Per esempio, il governo Craxi, ma anche quello il cui vicepresidente era Francesco Rutelli, oltre ovviamente a Berlusconi, il quale dimostrò la sua impotenza di fronte alla progettazione e costruzione dell’imponente opera.
Il Popolo italiano dovrebbe essere grato ad un ministro, che decenni fa era anch’esso contro la costruzione del Ponte. Ci riferiamo a Matteo Salvini, il quale, cambiando diametralmente idea e diventando il primo attore di quest’opera, ha confermato il vecchio detto: il cambiar parere è dei saggi.
Con l’occasione dobbiamo dare merito all’amministratore delegato della società Stretto di Messina spa, Pietro Ciucci, che con grande capacità e senso della realtà è riuscito a portare al Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) il progetto. Esso ora attende il visto (scontato) della Corte dei Conti, in quanto è prevista l’intera copertura finanziaria, e dell’Unione europea.
Quest’ultima, come prima si scriveva, ha sempre riconosciuto l’importanza del manufatto ed ora dovrebbe dare un parere del tutto formale in quanto, correttamente, il Governo ha fatto rientrare l’opera in quelle strategiche a fini militari.
Dunque, da settembre dovrebbe prepararsi l’apertura dei cantieri, essendo le pratiche di esproprio dei terreni molto avanzate, anche perché gli uffici della società hanno avuto disposizione di accontentare i proprietari nella misura dei loro compensi.
Non so se riuscirò ad attraversare con l’auto o col treno questo importante manufatto, data la mia età, però so che, per quello che vale, in questi ultimi cinquant’anni ho continuato a sostenere l’importanza dell’Opera, che ora finalmente si comincerà a costruire e che costerà poco più di due miliardi l’anno.
Sono ottimista. Perciò mi auguro di poterci essere all’inaugurazione!

