Home » La nomina a Decano è grande responsabilità

La nomina a Decano è grande responsabilità

La nomina a Decano è grande responsabilità
Il direttore Tregua riceve a Roma, dal presidente Bartoli, il titolo di “Direttore decano dei quotidiani italiani”

Serve Informazione di qualità

Il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Bartoli, ha avuto l’amabilità di nominarmi “Direttore decano dei quotidiani italiani”. Non si tratta di onorificenza né di riconoscimento meritocratico, bensì di due dati di fatto e cioè che sono vivo e che dirigo ancora questo giornale dopo quarantacinque anni.

Tuttavia, da un punto di vista etico, questa nomina mi fa assumere una responsabilità nei confronti di tutti i colleghi e colleghe direttori/trici, anziani/e e giovani, non foss’altro perché ho l’onere aggiuntivo di mantenermi sulla linea dell’informazione sempre più aderente al Codice deontologico delle giornaliste e dei giornalisti.

Nel mare magnum delle notizie che circolano sui siti – molte delle quali sono false, altre strumentalmente non vere, ma che prendono spunto da notizie vere e altre ancora costruite in modo da sembrare vere – mantenere il proprio lavoro entro i limiti rigorosi dell’imparzialità dell’informazione è sempre più difficile. Tuttavia, non bisogna mai dimenticare i punti di riferimento, cioè i valori etici di tutti i tempi e quelli così bene inseriti nel suddetto Codice, pubblicato il primo giugno del 2025 e ben redatto dall’Ordine nazionale e dal suo presidente.

L’imparzialità dell’informazione è molto difficile perché, soprattutto per i fatti internazionali, non è agevole accedere a fonti diverse. Un esempio è il caso dell’Ucraina, ove la stampa occidentale riporta solo una parte di quella realtà e trascura totalmente l’altra parte, il che, appunto, non è imparzialità. O come il caso di Gaza, ove noi conosciamo solo l’informazione che proviene da Israele, mentre da parte del popolo palestinese non abbiamo alcuna notizia, nonostante l’Ordine nazionale abbia creato un fondo per sostenere il giornalismo a Gaza, fondo che abbiamo finanziato recentemente.

Anche a livello nazionale vi è grande difficoltà di formulare un’informazione imparziale perché, come ci diceva Mario Monti nel forum pubblicato qualche giorno fa, in Italia, come nelle altre democrazie occidentali, vi è una prevalenza di lobbies e di soggetti egoisti che tirano il lenzuolo dal proprio lato, scoprendo gli interessi generali della popolazione.

Anche sullo scenario mondiale vi sono difficoltà a comunicare un’informazione imparziale. Prendiamo il caso della Cina. Che in quel Paese vi sia una dittatura è fuori discussione, ma che contestualmente la sua crescita economica e sociale sia formidabile non può essere messo in dubbio.
La Cina ha un territorio molto vasto, ma più piccolo di quello della Russia; infatti quel Paese euro-asiatico è esteso per ben diciassette milioni di chilometri quadrati, ma la sua popolazione è di soli centoquaranta milioni di abitanti. La Cina, invece, ha un territorio di circa nove milioni di chilometri quadrati, ma la sua popolazione è di ben 1,4 miliardi.
Quando Xi Jinping venne nominato presidente della Repubblica popolare cinese, nel 2013, prese un Paese in stato di enorme povertà. In dodici anni vi è stato un balzo in avanti perché lo stesso presidente ha costituito decine e decine di università, spinto l’insediamento di decine di migliaia di fabbriche e indotto la popolazione rurale e agricola a trasferirsi nelle grandi città, che ora sono diventate megalopoli.

A fronte di questi fatti, abbiamo assistito a un declino dell’Occidente. Quest’ultimo, basato fondamentalmente su Stati Uniti, Europa e, dall’altra parte del mondo, Giappone, Corea del Sud e Australia, ha via via perso la leadership perché le democrazie si sono ammalate, non vi sono più statisti/e che guardano al futuro (a dieci o a quindici anni), ma quelli/e che il ministro socialista, ancora vivente, Rino Formica, chiamava “nani e ballerine”.
I/le governanti delle democrazie occidentali, non avendo la capacità di guardare lontano, sono sempre attaccati/e ai sondaggi giorno per giorno, per cui la loro linea politica non può essere costruttiva, tant’è vero che, per esempio, l’Europa non cresce da alcuni decenni, mentre gli Stati Uniti hanno un Pil in incremento fra il due e il tre per cento l’anno.
Questo modo di fare informazione è necessario e dev’essere potenziato da chi ha il dovere morale di dare l’esempio a tutti i direttori e direttrici di quotidiani nazionali.