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Nomisma: export Food and Beverage italiano +6% in primo semestre 2025

Nomisma: export Food and Beverage italiano +6% in primo semestre 2025

Oss. per Italia del Gusto: servono nuovi mercati, pesano dazi Usa

Milano, 16 set. (askanews) – Dopo il record del 2024, con oltre 58 miliardi di euro e una crescita del 9%, l’export del Food&Beverage italiano nel primo semestre 2025 è salito di un ulteriore 6%. È quanto emerge dall’Osservatorio Nomisma per Italia del Gusto, presentato da Denis Pantini all’IDG Export Meeting di Pisa.

L’incremento è stato sostenuto anche dall’effetto-prezzi: nel 2024 l’olio d’oliva aveva registrato un +43% a valore a fronte di un +6% in volume; nel 2025 dinamiche analoghe hanno interessato caffè (+73%) e cioccolato (+27%). In crescita i volumi di lattiero-caseario, prodotti da forno e acque minerali, mentre risultano in calo vino, aceti e spirits.

Pantini, responsabile Agrifood Nomisma, rileva che “lo scenario globale mostra alterazioni negli scambi, legate in gran parte alla politica commerciale statunitense. Gli effetti non riguardano solo il commercio diretto con gli Stati Uniti, ma si riflettono anche su altri mercati di sbocco. Diventa quindi prioritario sviluppare nuovi mercati e aumentare la diversificazione, attraverso accordi di libero scambio e sinergie promozionali e commerciali tra imprese”.

Negli Stati Uniti le importazioni F&B hanno segnato +12% nel semestre; l’Italia è terzo fornitore con una quota del 6%. Dopo un +14% nel primo trimestre per effetto del front-loading pre-dazi, il secondo trimestre ha registrato rallentamenti (vino da +17% a -10%, formaggi da +18% a -41%). In Spagna gli acquisti di prodotti italiani sono aumentati del 13%, con formaggi a +65% e bakery a +55%. In Polonia, terzo mercato Ue per l’Italia, l’export è salito del 16% con incrementi per cioccolato, forno e formaggi.

Sul fronte materie prime, cacao e caffè restano ai massimi storici, mentre cereali e oli vegetali segnano ribassi. Secondo le simulazioni Nomisma, dazi al 15% negli Stati Uniti penalizzerebbero in particolare vino, pasta e lattiero-caseario.

“I dati confermano la resilienza del nostro export, ma anche la necessità di strategie comuni: senza mercati più aperti e senza una forte regia istituzionale e associativa, l’Italia rischia di perdere quote in segmenti chiave” sottolinea Alberto Volpe, direttore generale di Italia del Gusto.

Pantini conclude che “la forza dell’export italiano sta nella qualità e nella diversificazione, ma la competitività dipenderà sempre più da strategie comuni e da un presidio costante dei mercati”.

L’IDG Export Meeting ha confermato la centralità del Food&Beverage per la bilancia commerciale italiana, settore che, nonostante tensioni geopolitiche e nuove barriere commerciali, continua a contribuire in modo significativo all’economia nazionale.

Fondato nel 2006, Italia del Gusto è il primo consorzio privato di imprese italiane del settore alimentare e vinicolo. Riunisce oggi 30 aziende e 37 brand, con un fatturato aggregato di 25 miliardi di euro e 55mila dipendenti.