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Non abbiamo capito un dazio

Non abbiamo capito un dazio
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Alla fine tra tacco e punta, borsette e parrucco di von Der Leyen ci siamo presi un bel 30% di aumento doganale

Alla fine tra tacco e punta, borsette e parrucco di von Der Leyen ci siamo presi un bel 30% di aumento doganale. La verità è che la governance europea, debole, frammentata e intellettualmente fragile non ci ha capito un dazio. Che era alla fine quello proposto da Trump fin dall’inizio, dopo mesi di manfrine negoziali per il ReArm Europe. Se al posto di Ursula ci fosse qualcuno con le cose al suo posto a questo punto inviterebbe i paesi europei ad uscire da questa finta alleanza Atlantica, e soprattutto a non comprare nemmeno una cartuccia dagli americani.

Sarebbe il momento di fare come i cinesi che hanno risposto duro alle pretese doganali americane. Se lui li mette al 30 noi dovremmo passare le merci americane al 50% di tassazione UE. Difficilmente gli americani agiati, sempre di più, compreranno parmesan o stilisti made in Michigan. Continueranno a comprare italiano. Tra l’altro la Fiat ha sede lì per Chrysler e Jeep, e di topolino o panda non vendiamo nulla in quel paese, e la Ferrari sono le Ferrari lo stesso, uno status symbol, non certo un auto per gli americani della classe media. In compenso Iphone e Apple crolleranno nelle vendite europee, e così il tabacco made in Usa. Sarà colpita pure McDonald, a meno che non usi d’ora in poi solo alimenti europei.

In Sicilia si dice “per un cornuto un cornuto e mezzo”, che significa che non bisogna abbassarsi all’arroganza, se ti inginocchi una volta lo farai per sempre. per sei mesi, un anno, ci sarà una crisi di parte dell’export, poi gli italiani, i tedeschi, gli spagnoli, gente abituata da molti più secoli degli americani a cercare nuovi mercati troveranno una soluzione. La soluzione si trova a Sud, nei paesi emergenti africani, nel recupero delle relazioni nel mediterraneo, magari nel costruire noi europei le portaerei, e controllare noi il Mare Nostrum e lo stretto di Hormuz.

Un paese indebitato come gli Stati Uniti e pieno di problemi interni di contraddizioni ed etnie è totalmente in bilico, e quello di Trump è solo un bluff da Texas holdem. Non pensiamo proprio che con un Kohl, un Mitterand e persino con un Draghi detto l’americano al comando della UE ci si calerebbe le braghe cincischiando come abbiamo fatto finora. Stringiamo la cinghia, attrezziamoci finanziariamente e militarmente e mandiamo gli Usa in recessione. Poi trattiamo, ma dopo, con un Trump senza tintura e spocchia.