L’articolo 48 della Costituzione prevede il diritto al voto come partecipazione alla Democrazia. Quando tutti i cittadini votano, il Popolo si esprime ed elegge altri cittadini che poi assumono responsabilità istituzionali e quindi governano gli altri. Questo principio è sacrosanto e oltre a costituire un diritto, è anche un dovere etico.
Tuttavia, la pochezza dei responsabili delle istituzioni, che ci hanno governato in questo ultimo trentennio, ha via via creato una sorta di disgusto nei cittadini elettori, i quali sempre di più si distaccano dal loro diritto-dovere, ottenendo un risultato perverso: quello di consentire a coloro che votano di aumentare fortemente il valore di tale voto.
La tendenza a disamorarsi dal diritto di voto, in questi ultimi decenni, è andata aumentando, come risulta anche dalle votazioni nelle Marche e in Valle d’Aosta, ove è andata alle urne la metà degli aventi diritto al voto.
Qualcuno obietterà che i voti regionali e locali non attraggono come quelli nazionali. Questo è possibile, ma non giustificabile in quanto, comunque, l’amministrazione di una Regione è importante, anche perché gestisce in prima linea servizi come quello sanitario. A tal proposito, risulta ingiustificata la critica di quella parte di opinione pubblica verso i Governi quando la sanità non funziona perché essa è di totale responsabilità delle Regioni.
Risulta incomprensibile come cittadine e cittadini non si rendano conto del fatto che il loro voto non dato raddoppia il valore di quello di chi invece l’ha dato. Questo comportamento distorce i risultati perché, se da un canto viene meno l’interesse generale che dovrebbe portare al voto tutti gli aventi diritto, d’altro canto vanno al voto tutti quelli che invece hanno un interesse personale. Ecco come coloro che vengono eletti, i quali poi rappresentano i responsabili delle istituzioni di tutti i livelli, di fatto sono servitori di interessi particolari e non dell’interesse generale.
Conseguenza ulteriore è che le leggi, i provvedimenti amministrativi e i comportamenti delle Pubbliche amministrazioni andranno nella direzione di lobbies, categorie privilegiate e altri che hanno rendite di posizione.
Quelle che precedono sono le conseguenze di chi non esercita il diritto-dovere di voto e quindi non si può chiamare cittadino, ma semplicemente un qualcuno, che però consuma servizi pubblici quale il mantenimento delle città, lo stesso servizio sanitario, i trasporti pubblici, la Pubblica amministrazione e altri, senza contribuire minimamente a determinarne la conduzione.
Dunque, cittadine e cittadini che non votano non sono soggetti sociali. Non è escluso che poi non paghino neanche imposte, tasse e contributi, il che comporta un’ulteriore connotazione negativa di chi non partecipa alle spese pubbliche, come previsto dall’articolo 53 della Costituzione, ma, per contro, utilizza tutti i servizi pagati da altri contribuenti.
Tali risorse vengono versate da altri cittadini e cittadine, quelli veri e quelle vere, che sono onerati per la loro funzione, ma non riescono a dividere tali oneri con chi invece, pur usufruendo di quanto prodotto dalle Pubbliche amministrazioni, non vi contribuisce né pagando imposte e tasse né andando a votare.
Gli argomenti che proponiamo sembrano distanti dalla realtà perché non hanno immediate ripercussioni sulla vita di tutti i giorni, ma le due omissioni (astensionismo ed evasione fiscale) creano danni alla collettività. Per cui è opportuno che veri cittadini e vere cittadine, cioè coloro che fanno il loro dovere, prendano posizione e quando parlano con amici e conoscenti, quando intervengono in pubblici dibattiti o promuovono in luoghi pubblici delle discussioni, mettano in evidenza come l’assenza delle manifestazioni di voto o del pagamento dei tributi sia un grave comportamento sociale e violi quell’accordo che dev’esserci fra tutti coloro che vivono in una Comunità.
Non basta, dunque, fare il proprio dovere di cittadino; è necessario che ci si esponga nel mettere in evidenza i comportamenti omissivi o dilatori di chi non fa il proprio dovere civico, danneggiando così tutti gli altri.

