Bordignon: “Non servono interventi speciali, serve far funzionare le cose”. “A Sud fattori che hanno gravità maggiore come la Pa che non funziona”
ROMA – Il persistente divario tra il Nord e il Sud è stato il tema affrontato ieri in un convegno svoltosi a Roma, al Centro convegni Carlo Azeglio Ciampi e curato da Banca d’Italia. I lavori sono stati aperti del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, e dal Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna. Banca D’Italia ha redatto un rapporto su “Il divario Nord-Sud: sviluppo economico e intervento pubblico”, che contiene alcune riflessioni sulle priorità di intervento pubblico a favore del Mezzogiorno. Nel rapporto sono stati evidenziati gli ampi ritardi nella dotazione di infrastrutture e nella qualità nei servizi pubblici erogati, sia dagli enti locali, sia dallo Stato attraverso le proprie articolazioni periferiche.
È emerso inoltre che i dati su efficienza, efficacia e correttezza dell’azione amministrativa nel Mezzogiorno sono apparsi significativamente peggiori della media italiana. “Stiamo dicendo sempre le stesse cose da anni – ha detto Federico Signorini, direttore generale della Banca D’Italia e moderatore dell’incontro – e le sovvenzioni da parte del pubblico sotto certi profili sono risultate negative”. Per Signorini si deve intervenire su questioni perenni come l’inefficienza dell’amministrazione e della giustizia e guardare la questione meridionale in un contesto globale, non più solo nazionale.
Tra gli intervenuti anche Luca Bianchi direttore Svimez: “Dall’analisi degli ultimi 15 anni emergono alcuni elementi di novità – ha detto Bianchi – nella crisi il Sud si ricompatta verso un livello più basso ed è scesa la percentuale degli studenti al Sud che si iscrive all’università. Il vero elemento di discontinuità credo possa essere rappresentato dal Pnrr, con il superamento della dicotomia tra politica di sviluppo e politica di coesione, e il recupero di una politica nazionale con una coerenza degli interventi territoriali”.
Non la pensa proprio allo stesso modo l’ economista Pietro Busetta, intervistato dal Quotidiano di Sicilia, che ha detto come affidare al Pnrr proprietà taumaturgiche sia un errore che fanno in molti e solo una cosa sarà certa: che si dovrà pagare la parte dei soldi che avremmo avuto a credito. “Il vero tema – ha detto Busetta – è quello di avere un progetto di sviluppo per queste terre che ancora non vedo. Solo allora potremo avere occupazione vera e aumento del reddito pro capite”.
Secondo Massimo Bordignon, ordinario di Scienza delle Finanze e Direttore dell’Istituto di Economia e Finanza: “Non c’è una questione meridionale ma nazionale, con fattori che nel Sud hanno una gravità maggiore, come l’amministrazione pubblica che non funziona. Non c’è bisogno di interventi speciali – ha spiegato – basterebbe mettere in piedi una amministrazione che per ora non funziona”.
Il rapporto della Banca d’Italia detta la ricetta per aggiustare il tiro e rendere efficaci le azioni intraprese. “Le priorità di politica economica andrebbero orientate verso due obiettivi principali. Il primo riguarda il miglioramento della qualità dell’azione pubblica, anche facendo leva sulle ampie risorse disponibili grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza e agli altri programmi nazionali ed europei in corso. Ciò dovrebbe comprendere un assetto più efficace della governance degli interventi pubblici, un deciso potenziamento nella qualità degli input – umani e tecnologici – della Pubblica amministrazione, nonché un orientamento più forte al conseguimento dei risultati, anche ricorrendo a meccanismi incentivanti. In secondo luogo appare necessario un rafforzamento dell’iniziativa privata, attraverso la riduzione dei gap infrastrutturali del Mezzogiorno, lo sfruttamento del potenziale di sviluppo delle sue agglomerazioni urbane e un innalzamento qualitativo del tessuto produttivo.
Il Quotidiano di Sicilia in merito si appresta a lanciare una grande campagna nazionale, L’Italia vista da Sud, titolo rappresentato graficamente dallo Stivale rovesciato. Chiederemo all’opinione pubblica nazionale se crede che la Lombardia, qualora fosse stata al posto della Sicilia, si sarebbe trovata nelle attuali condizioni socio-economiche e, per converso, se la Sicilia fosse stata al posto della Lombardia, si sarebbe trovata nelle attuali condizioni socio-economiche.