Uso improprio delle medicine
Secondo l’Aifa vi è una diffusione impressionante di sedativi, tranquillanti, antidolorifici e simili, perché molta gente ha preso la cattiva abitudine di “automedicarsi”. Questo è frutto di un’attività a-sociale che è quella di fare pubblicità ai farmaci.
Con tutto il rispetto per le case farmaceutiche, esse non vendono dolci, cibo o vestiario, ma prodotti che incidono sulla salute delle persone.
Ora, quando i medicinali sono prescritti da professionisti coscienziosi e preparati, servono a curare le malattie; il contrario, invece, le aggrava. Tuttavia, vogliamo pensare che i medici siano preparati e coscienziosi, lo ripetiamo, ma oggi non vi scriviamo su quest’ultimo aspetto, pur estremamente importante, bensì su quanto prima indicato, cioè questa sorta di follia collettiva che è l’automedicamentazione.
Appena c’è un malessere di qualunque tipo le persone, che non usano la propria testa, ma quella degli altri, si ricordano di aver visto o sentito la reclame di un certo farmaco e, senza sapere né leggere né scrivere, lo comprano e lo ingurgitano.
Il ministero della Sanità, che non ha responsabilità per l’assistenza ai cittadini – essa infatti è di esclusiva competenza delle Regioni – ha la responsabilità di arginare il fenomeno prima descritto e dovrebbe per conseguenza pianificare campagne stampa di tipo sociale per spiegare ai cittadini ignoranti (cioé che ignorano) come sia assolutamente dannoso il comportamento di chi ingurgita medicine senza alcuna prescrizione medica, magari perché in qualche occasione precedente la prescrizione c’è stata per un caso specifico.
Chiediamo senza mezzi termini al ministro, Orazio Schillaci, di preparare una campagna stampa adeguata per spiegare quanto precede.
Ovviamente, se così facesse, avrebbe le critiche delle industrie farmaceutiche, le quali vedrebbero contrarre il loro fatturato, però avrebbe il beneplacito della gran parte della popolazione, perché così facendo imboccherebbe una strada di pubblico interesse.
Non sappiamo se il ministro Schillaci vorrà procedere secondo la nostra richiesta. Prenderemo atto della sua azione o del suo silenzio: nel primo caso gli renderemo pubblico benemerito; nel secondo caso sottolineeremo l’inazione.
Compito principale dei quotidiani di carta, cioè quelli che fanno della cultura e dell’informazione i loro strumenti principali, è quello di affrontare le grandi questioni che riguardano l’intera popolazione, facendole presenti ai responsabili delle istituzioni e chiedendo adempimenti e provvedimenti conseguenti.
Ognuno nel nostro Paese (così come in altri Paesi) ha dei compiti pubblici e l’informazione ne ha uno assolutamente primario, cioè rendere consapevoli cittadine e cittadini di quanto può capitare di dannoso e quindi affrontare adeguatamente rischi e pericoli per evitarli.
Sia ben chiaro che noi non amiamo usare argomenti forti nei confronti dei responsabili delle istituzioni, ma preferiamo semplicemente far presente fatti incontrovertibili.
La conseguenza di quanto precede è che chi ha responsabilità istituzionali prenda atto di quanto scriviamo e decida se i fatti da noi prospettati siano veri o falsi, per poi agire o no di conseguenza.
La diffusione dell’automedicalità, che appunto conviene ai produttori e ai distributori di farmaci, è un fenomeno grave di cui quasi nessuno parla (non sappiamo perché), salvo una campagna contro l’uso improprio e fuori luogo degli antibiotici. Ma la massa dei farmaci che non sono antibiotici, consumati improvvidamente, è sicuramente maggiore di quella degli antibiotici utilizzati dannosamente, perché senza prescrizione.
Come sempre, sottoponiamo alla vostra riflessione una materia non di diffusione comune, che però vogliamo sollevare proprio per questo, perché si tratta di fatti di interesse generale poco noti, ciò per assolvere alla funzione che l’articolo 21 della Costituzione ci attribuisce.