Non sfuggiamo ipocritamente dalle nostre responsabilità - QdS

Non sfuggiamo ipocritamente dalle nostre responsabilità

redazione

Non sfuggiamo ipocritamente dalle nostre responsabilità

Salvo Fleres  |
giovedì 27 Giugno 2024

Stupro di Palermo: siamo portati a sentirci estranei, mentre, invece, estranei non lo siamo affatto

I giovani ritratti nelle immagini di violenza pubblicate nei mesi scorsi dalla stampa siciliana e nazionale sono quelli che avrebbero, come sembra, violentato brutalmente una ragazza di Palermo. Uso il condizionale per due ragioni: la prima riguarda il rispetto del principio di presunzione di innocenza, che per me vale sempre, fino al terzo grado di giudizio, anche nei confronti di Jack lo Squartatore; il secondo perché credo che se loro sono stati gli esecutori materiali di un simile efferato crimine, non ne sono i soli responsabili.

Non lo sono perché nessuno di loro è un marziano, nessuno di loro viene da un altro pianeta, anzi, tutti loro vivono e sono il prodotto della stessa società nella quale viviamo anche noi, che di fronte a simili episodi tendiamo ad auto assolverci, ma che innocenti non lo siamo affatto. Qui non si tratta di attenuare la posizione dei presunti stupratori, né di difenderli, in quanto, se i fatti risultassero veri sarebbero indifendibili, ma solo di farci ben riflettere sul fatto che quei ragazzi, la loro violenza e la loro educazione, più che lacunosa, non sono altro che il prodotto di una società che va immediatamente corretta con misure forti e adeguate.

Quei ragazzi di Palermo, che si compiacevano sentendo urlare di dolore e paura la loro vittima, non vengono dal nulla, in quanto sono il prodotto di famiglie disgregate e poco attente, di uomini che uccidono donne, di donne che abbandonano o uccidono bambini, di quartieri divenuti piazze di spaccio, di una società consumistica che “pialla” le coscienze e le riduce a semplice mercato, di linguaggi scurrili troppo tollerati, di telefonini grazie ai quali la pornografia non è solo esibizionismo o spettacolo riservato agli adulti, ma anche emulazione, di Istituzioni distratte o disattente, di amministrazioni pubbliche inadeguate, di politiche claudicanti, ecc.

Quanto accaduto a quella ragazza di Palermo, ubriaca o non ubriaca conta poco, e semmai aggrava la posizione degli stupratori, è scandaloso, ma rappresenta, purtroppo, uno dei possibili effetti del contesto nel quale viviamo e dal quale siamo portati a sentirci estranei, mentre, invece, estranei non lo siamo affatto. Non lo siamo per nulla perché ognuno deve fare la propria parte, a cominciare dallo Stato, e forse non la fa adeguatamente e quindi, come diceva il grande Fabrizio De Andrè, “anche se noi ci crediamo assolti siamo lo stesso coinvolti”.

Mi rendo conto che non limitarsi a scagliarsi contro un branco di stupratori che hanno compiuto un simile delitto non è affatto facile, ma diventa ancora più difficile se quell’episodio lo si decontestualizza, come se fosse un’eccezione, quando invece, purtroppo, non lo è affatto, anzi, si tratta di un fenomeno in crescita esponenziale. La società nella quale viviamo se tende a considerarsi estranea al crimine, estranea alla violenza, estranea ai fenomeni che essa stessa genera, difficilmente si porrà il problema di eliminarli, di contrastarli, di prevenirli, di risolverli, poiché preferirà ignorarli, o fingere di ignorarli, relegandoli a fenomeni propri di non meglio identificate cause: falso. Anzi, ipocrita e falso.

Di fronte a fatti come quello di Palermo, di fronte a fidanzati che uccidono le fidanzate, di fronte a madri che lasciano i propri figli appena dati alla luce dentro i cassonetti dell’immondizia, di fronte a fenomeni di bullismo spacciati come comportamenti di cui andare fieri non si può restare inerti, né si può fuggire dalle proprie responsabilità, dirette o indirette che siano. Simili fatti, e in genere questioni che abbassano la qualità della vita della società, non possono essere sottovalutati, non possono essere snobbati e non possono lasciarci indifferenti, come invece accade frequentemente. Per comprendere che ognuno, ancora una volta a partire dallo Stato, deve fare la propria parte non dobbiamo attendere che lo stupro, la rapina, l’episodio di bullismo, la violenza o l’omicidio ci tocchi da vicino.

Dobbiamo invece sentire, realisticamente, sulle nostre carni e pure sul nostro orgoglio il dolore che le persone di cui leggiamo sui giornali, quelle che sono state violentate o uccise, hanno sentito sulle proprie e dobbiamo reagire di conseguenza, senza attendere che siano altri a doverlo fare. Insomma, facciamo la nostra parte!

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