Non siano dipendenti i medici di famiglia - QdS
5 Marzo 2025

Non siano dipendenti i medici di famiglia

Non siano dipendenti i medici di famiglia

sabato 01 Febbraio 2025

L’indispensabile riorganizzazione

Il Governo ha preso in esame un Disegno di legge che prevede di trasformare i medici di famiglia da partite Iva a dipendenti, perché così ritiene di poterli “comandare” riunendoli in studi comuni che costituirebbero una sorta di rete a supporto delle Aziende ospedaliere e degli Ospedali gestiti dalle Aziende sanitarie provinciali.
L’idea di una riorganizzazione dell’indispensabile rete dei medici di famiglia è sicuramente positiva, nonché l’idea di riunirli. Non possiamo dire lo stesso, però, dell’altra parte di questa proposizione e cioè quella di trasformare professionisti autonomi, a partita Iva, in dipendenti.

Quale sarebbe l’obiettivo di questa riorganizzazione? Quello di stabilire nelle città e negli ottomila comuni i luoghi in cui i medici riuniti possano offrire ai loro pazienti un’assistenza continuativa, ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette.

Va da sé che tali nuove incombenze sui medici di famiglia dovrebbero essere opportunamente retribuite in modo da consentire un’assistenza effettiva e continuativa a tutti/e i/le cittadini/e, senza bisogno di andare a intasare i Pronto soccorso, che agiscono poco e male essendo costantemente oberati da richieste di ogni genere e tipo.

Insomma, questi nuovi centri che la legge vorrebbe creare diventerebbero tanti Pronto soccorso e i/le cittadini/e sarebbero più confortati/e, in caso di necessità, di potersi rivolgere al proprio centro piuttosto che al Pronto soccorso di cui prima.
Fra l’altro, questo tipo di organizzazione eviterebbe una palese anomalia, che ci ricorda un famoso film di molti anni fa, in cui Alberto Sordi interpretava la figura di un certo dottor Tersilli. Questo aveva 1.600 assistiti/e e, quindi, aveva stabilito una sorta di organizzazione delle visite a una media di tre o quattro minuti cadauna; addirittura altre per telefono e altre ancora attraverso le sue assistenti.

Si capisce che il film era una satira, ma la satira colpisce la realtà e la realtà è che vi sono medici che hanno mille e più assistiti/e, per cui non si capisce come possano rendere un buon servizio.
Il Sistema sanitario nazionale soffre molto da qualche decennio a questa parte, ma dobbiamo ricordare per l’ennesima volta che esso è affidato esclusivamente alle Regioni. Responsabili della sua buona qualità sono il presidente e l’assessore regionale alla Sanità. Prendersela col Governo, progressista o conservatore che sia, serve a poco perché esso non ha alcuna legge che lo autorizzi a intervenire nella gestione della sanità regionale.

Il Governo deve solo assegnare alle quindici regioni a statuto ordinario, alle cinque a statuto speciale e alle due Province autonome, la somma di 136 miliardi che ha stanziato nel bilancio 2025, fermo restando che alcune Regioni immettono loro risorse per rimpinguare l’ammontare complessivo destinato alla sanità.
Che poi la qualità dei servizi prestati sia migliore o peggiore in una regione piuttosto che in un’altra, dipende dalla capacità organizzativa e dalla qualità dei dirigenti sanitari e amministrativi.

Tornando ai medici di famiglia e al loro rapporto con i pazienti, nel ribadire che nessun professionista può assistere mille o più “clienti”, ribadiamo che la riforma che il Governo si appresta a fare con un apposito Disegno di legge ci sembra migliorativa dello stato attuale della sanità italiana.
Per cui, se le opposizioni hanno a cuore il bene dei/delle cittadini/e, dovrebbero partecipare costruttivamente alla formazione di questa legge, cioè accorpare i medici in apposite strutture distribuite capillarmente negli ottomila comuni, perché così queste strutture-reti, dotate di opportune attrezzature diagnostiche, potrebbero svolgere autonomamente la loro attività e liberare gli ospedali. Ovviamente lo Stato dovrebbe contribuire all’acquisto dei macchinari, che comportano esborsi rilevanti.

Qui non si discute l’aspetto economico e finanziario, che deve trovare risposte adeguate, bensì una riorganizzazione del Sistema sanitario nazionale, che così com’è non funziona, ripetiamo, per responsabilità dei di presidenti e assessori regionali alla sanità.

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