“Nel corso dell’ultimo anno (dal 25 novembre 2024 a oggi, nda), purtroppo non abbiamo visto dei cambiamenti positivi, né a livello globale, né a livello nazionale. E neanche a livello regionale”. A parlare è Gabriella Palermo, del movimento “Non una di meno” Palermo, che oggi insieme a molte altre associazioni in tutta Italia scenderà in piazza in occasione della Giornata internazionale contro la violenza di genere.
“La nostra parola chiave – spiega – che oggi porteremo in piazza è ‘Sabotiamo guerra e patriarcato’, perché intorno a noi vediamo politiche di riarmo e militarizzazione. Una militarizzazione che riguarda non soltanto lo spazio pubblico con un’idea di sicurezza securitaria e di controllo, ma anche con un fortissimo investimento di fondi, risorse, e finanziamenti statali proprio sul tema della guerra e questo toglie la possibilità di immaginare città diverse, percorsi di accompagnamento, di contrasto alla violenza, spazi per le donne e per la soggettività LGBTQIA+. Quindi anche se da una parte c’è una retorica che viene fatta da questo Governo su un certo tipo di interventi sulle questioni della violenza di genere, in realtà il piano più generale purtroppo è abbastanza evidente. Al 21 novembre siamo a 78 femminicidi registrati, il che fa vedere che i numeri delle persone uccise per mano della violenza di genere non sono calati, per non parlare invece del conflitto che si è creato sull’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, che invece sarebbe, secondo noi, la modalità migliore di eliminare alla radice la violenza”.
Però una novità c’è, ed è il Ddl sul consenso approvato in Aula. E su questo c’è stata una convergenza unanime della politica. Voi cosa ne pensate?
“Introdurre il concetto di consenso non può che essere un dato positivo. Il problema è che questo va letto all’interno delle politiche e degli intenti di questo Governo. L’approccio scelto è punitivista, che aumenta il controllo e che punta al carcere come soluzione, senza invece trovare dall’altra parte pratiche e metodologie per la fuoriuscita e la prevenzione della violenza. Per cui se da una parte la novità sul consenso ci fa pensare che ci sono dei passi avanti, dall’altra invece è totalmente visibile di che tipo di politica stiamo parlando, anche sulla base dei finanziamenti al riarmo di cui parlavo prima. Per questo noi rilanciamo con la piazza del 25 novembre: crediamo che non si stia affatto andando nella direzione giusta e che invece ci sia bisogno di avere sempre più spazi in cui di parlare della violenza di genere, cosa è e come contrastarla, perché c’è un movimento che sta immaginando delle pratiche che però vengono ignorate nel nome del carcere, nel nome della neutralizzazione, nel nome del riarmo”.
Come giudicate l’attuale impegno delle istituzioni e della politica in Sicilia?
“La Regione sembra allineata alle politiche nazionali. Anche sull’educazione sessuo-affettiva, non c’è al momento una risposta dal Governo regionale. C’è una campagna in corso che è ‘Piacere di conoscerci’, a cui abbiamo collaborato anche come ‘Non una di meno’, in cui si sta tentando tra Comune e Regione di portare avanti questo progetto, che però al momento ancora sta muovendo piccolissimi passi. Dall’altra parte c’è la questione dei finanziamenti sugli spazi, dei consultori: in Sicilia questo è sempre più evidente. C’era stato in realtà un passo importante (Ddl sull’Interruzione volontaria di gravidanza, nda) che vietava sostanzialmente agli obiettori di coscienza di poter avere questo grandissimo potere che hanno in Sicilia, dove ricordiamo che la percentuale è molto più alta rispetto al resto dell’Italia, eppure dopo l’approvazione all’Ars, la legge è stata bloccata invece dal Governo nazionale. Il tema è che in Regione c’è una politica ben allineata e quando non lo è purtroppo viene bloccata dal Governo nazionale. Quello della legge sull’Ivg era stato un bel passaggio, considerando che spesso è ostacolato il diritto all’aborto, eppure è finita così”.
Come si svolgerà la Giornata di oggi a Palermo?
“L’appuntamento è alle 17 a piazza Politeama. L’idea di questo corteo è anche rispondere a quelle che abbiamo chiamato ‘Zone fucsia’. Abbiamo costruito un calendario di avvicinamento costruito con realtà cittadine alleate: dai centri antiviolenza come ‘Le Onde’, fino a tutta una serie di associazioni come ‘Maghweb’, ‘Arci gay’, ‘Palermo Pride’, i sindacati di base che ci seguono. Abbiamo immaginato ogni tappa di avvicinamento come una zona fucsia, anche in risposta alle zone rosse che si sono costituite a Palermo, dove la risposta alla violenza urbana non è stata ricercare le cause sociali ma l’esclusione. Arriveremo fino a piazza Bellini e ci saranno diverse tappe per prendere parola al fine di rendere visibili i diversi temi che compongono la violenza”.

