Astio forzista, Tommaso Calderone: “Mio emendamento”. Bernardette Grasso: “Falso”. Opposizioni all’attacco, M5s: “Schifani riferisca dettagli accordo”
PALERMO – “Mi sono attivato personalmente e abbiamo salvato il bilancio della Sicilia. Non chiedevamo soldi, ma l’applicazione di una norma che già esisteva, quella del ripiano del disavanzo del governo Crocetta”.
Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, non nasconde la sua soddisfazione per aver portato a casa un risultato importante per la Sicilia (la possibilità di ripianare in dieci anni, anziché in tre, il disavanzo 2018) e senza il quale sarebbe stato davvero difficile guardare con speranza al futuro.
Schifani si era detto fiducioso ma timori e incertezze avevano segnato gli ultimi giorni perché senza la norma “Salva Sicilia”, inserita come emendamento alla manovra approvata dalla Commissione Bilancio alla Camera, la situazione dei conti siciliani sarebbe precipitata con conseguenze disastrose per l’Isola.
“Il ministro Giorgetti – ha sottolineato ancora Schifani – c’è stato vicino, ma è stato un lavoro impegnativo e duro. Se non fossi riuscito ad ottenere questa approvazione, sarebbe stato tutto bloccato”.
Tutto risolto?
Niente affatto. Perché “la buona notizia” giunta da Roma in realtà ha portato con sé strascichi di polemiche sulla “titolarità” del risultato conseguito.
“Con mio grande stupore – si legge in una nota a firma della deputata forzista Bernardette Grasso – leggendo i quotidiani sembra che il Presidente Schifani sia stato un semplice spettatore o peggio, un figurante. Nulla di più falso poiché è l’unico vero protagonista. Se infatti la Regione Siciliana è riuscita a portare a termine un’operazione finanziaria essenziale per le sorti dei conti regionali è soprattutto per il ruolo determinante svolto dal Presidente Schifani, unico autore della norma”.
Grasso non lo nomina esplicitamente ma si riferisce chiaramente a Tommaso Calderone, ex capogruppo dell’altro gruppo forzista, che ha scelto Roma e che si sarebbe “intestato” il merito di aver contribuito a sciogliere il nodo Sicilia.
Sulla polemica è intervenuto anche Stefano Pellegrino, capogruppo di Forza Italia all’Ars: “È indubbio – scrive Pellegrino – che vi sia stato un proficuo lavoro di squadra che ha interessato tutti gli attori istituzionali coinvolti, per un risultato che può davvero cambiare la storia non solo di questa legislatura ma dei rapporti fra Stato e Regione per i prossimi anni. Di fronte a questo risultato, spiace vedere che qualcuno tenti di intestarsi un ruolo, per altro impossibile vista la brevissima permanenza al Parlamento nazionale e visto che certamente un provvedimento di questo tipo non può certo essere frutto del lavoro di un singolo”.
Una polemica, dunque, interna al centrodestra e che la dice lunga sui rapporti ancora estremamente tesi tra le due frange forziste.
Le opposizioni, intanto, chiedono a gran voce di conoscere tutti i dettagli dell’accordo raggiunto con Roma: “In Sicilia – ha detto il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca – corsi e ricorsi di vichiana memoria sono la costante e, purtroppo, quasi sempre in negativo. Vorremmo capire bene quali sono, nei minimi dettagli, i termini dell’accordo chiuso da Schifani con Roma, che poterebbero in Sicilia una mancetta in cambio dei miliardi dovuti dallo Stato per la maggiore compartecipazione della Regione alla spesa sanitaria. Era salito a Roma a chiedere 650 milioni, è tornato con 200, rinunciando a più di 8 miliardi derivanti dalla compensazione finanziaria per gli anni 2007 al 2021”.
“Sembra di rivedere – continua De Luca – la storia del disastroso governo Crocetta, che in cambio di poco più di 500 milioni cash rinunciò a contenziosi con lo Stato che avrebbero potuto portare nelle casse della Regione cifre ben più alte. Noi non ci stiamo: questa politica che non guarda più avanti del proprio naso è una sorta di pilota automatico verso il disastro di cui pagheranno le conseguenza le prossime generazioni. Schifani venga in aula a riferire prima della variazione di bilancio. Non siamo disposti a firmargli assegni in bianco, specie se la firma apposta non è con l’inchiostro ma col sangue dei siciliani”. Secca la replica del governatore: “La campagna elettorale si è conclusa, fanno solo propaganda”.