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Nuova istanza di fallimento per gli imprenditori che denunciarono il pizzo

Nuova istanza di fallimento per gli imprenditori che denunciarono il pizzo
Filippo Misuraca e Margherita Landa

Non c’è pace per gli imprenditori palermitani: dopo le minacce della malavita e le inefficienze dello Stato ora arriva una nuova istanza di fallimento

Non sembra esserci pace per Filippo Misuraca e Margherita Landa, gli imprenditori palermitani che – dopo aver denunciato le richieste di pizzo – hanno affrontato un vero e proprio calvario, tra le minacce della malavita e le inefficienze dello Stato. Una storia paradossale che vi abbiamo raccontato qualche tempo fa.

Presentata una nuova istanza di fallimento

 Proprio in questi giorni, infatti, la loro impresa è stata destinataria di una nuova istanza di fallimento dopo quella presentata nel dicembre 2019. Quella vicenda giudiziaria, ricorda con orgoglio Filippo ai microfoni del Qds.it, si concluse positivamente visto che – nel maggio 2020 – il tribunale del capoluogo siciliano respinse l’istanza. L’azienda edile di cui Margherita e Filippo sono titolari, infatti, godeva della sospensione dei termini fiscali ed amministrativi, proprio in virtù delle loro denunce e della collaborazione attiva alle indagini. In quell’occasione, nella sentenza, si rilevò anche che l’impresa continuava a lavorare e a produrre utili. Caso più unico che raro, come ricorda Misuraca: “Sono l’unico imprenditore ad aver denunciato le richieste di pizzo che non è fallito”.

Accanimento da parte dello Stato

Adesso però lo spettro del fallimento è di nuovo realtà, con tutte le conseguenze del caso per i dipendenti e le loro famiglie, specie in un momento tanto complicato. A preoccupare è la una nuova istanza presentata dallo stesso PM che firmò la prima. L’ennesimo risvolto cui si fa fatica a credere in questa vicenda assurda, determinato anche alla mancata proroga della sospensione dei procedimenti esecutivi. “Ho ricevuto addirittura tre PEC che mi comunicavano il fatto, racconta con rabbia e delusione.

Dal mio punto di vista questo è accanimento. Potevo aspettarmi un’istanza dai fornitori o da qualche operaio, ma non nuovamente dallo Stato. Mia moglie è disperata, io sono paradossalmente tranquillo perché so che non siamo in torto. Mi chiedo che male abbiamo fatto per subire tutto ciò. La rabbia è data dal fatto che si fanno continui appelli a denunciare e ad affidarsi allo stato… Purtroppo, però, alla fine i risultati sono questi”.

Vittorio Sangiorgi