AGRIGENTO – Avviene ormai spesso per i piani che riguardano beni culturali dal prezioso valore storico e identitario.
Ed è così anche per quello della nuova copertura, concepita dall’architetto romano Francesco Cellini, per le rovine dell’antico teatro di Eraclea Minoa, presentato ufficialmente nei giorni scorsi a Casa Sanfilippo, sede del Parco della Valle dei Tempi, ente gestore anche di questo archeosito, tra altri 40 disseminati nella provincia di Agrigento. Sono bastati pochi minuti dall’inizio della diffusione sul web delle prime immagini virtuali del progetto, per aprire la bagarre tra quanti lo salutano con favore e chi lo boccia invece come esteticamente eccessivo.
È però un fatto indiscutibile che l’emiciclo affacciato sul Mediterraneo dal punto più panoramico della città edificata nel IV secolo avanti Cristo dai coloni di Selinunte, quello soprastante le candide scogliere di Capo Bianco, versasse in una situazione di intollerabile abbandono. E che urgesse quindi proteggerlo e valorizzarlo. Più specificamente, ricreando un luogo condiviso con il contesto paesaggistico, e, come si legge nella relazione tecnica dei progettisti, di affermare la continuità tra il fascino delle rovine e la necessità di dialogare con gli elementi del territorio costiero in cui sorge.
“Significa mandare definitivamente in archivio la fallimentare copertura delle gradinate che, proprio perché scolpite su una roccia molto friabile, risultavano danneggiate dall’azione di vento e salsedine, pioggia e acque di risalita, già 60 anni fa: ossia poco più di un decennio dopo il ritrovamento del teatro, insieme con il quartiere di abitazioni ellenistiche e romane e ampi tratti della cinta muraria, grazie agli scavi allora guidati dall’archeologo Ernesto De Miro”, spiega Roberto Sciarratta, direttore dell’ente Parco.
Il riferimento va alla copertura in plexiglas, progettata nei primi anni ’60 dall’architetto Franco Minissi, che finì per generare tra le gradinate la crescita spontanea di piante il cui apparato radicale danneggiò le loro basi di marna. E al successivo, e altrettanto antiestetico ‘guscio’, sorretto sull’emiciclo da tubi innocenti che, dopo il restauro dei fragili resti antichi, sostituì la tensostruttura all’inizio degli anni ’90. Una soluzione, questa, concepita come provvisoria. Ma che, da allora, non è stata più smantellata.
Adesso, il nuovo progetto di salvaguardia ideato dallo studio Cellini (che ha sede a Padova), selezionato con un concorso internazionale di idee bandito dal Parco nel 2023 con il coinvolgimento dell’Ordine degli Architetti di Agrigento, punta a valorizzare i resti del sito archeologico a 13 chilometri da Cattolica Eraclea come meta prestigiosa di turismo culturale a livello internazionale.
Un’operazione di tutela e di miglioramento della fruizione che non sarà limitata alla sola copertura del teatro, ma verrà estesa anche all’abitato ellenistico, agli spazi d’accoglienza e all’Antiquarium. Spesa complessiva stimata in 6milioni e mezzo di euro. Il progetto prevede la realizzazione di una sorta di cavea verde: un tetto-giardino totalmente reversibile, schermato dai raggi Uv e sorretto da travi in acciaio corten, che permetterà di osservare dall’alto le strutture del teatro ellenistico. Nella parte inferiore ci saranno tre file di gradinate per circa 200 spettatori di spettacoli e concerti da allestire su strutture amovibili.
“Una copertura la più protettiva possibile, che però non tocca nulla di ciò che è antico – assicura Cellini -. Lungi dal voler rifare la cavea del teatro, questa struttura farà percepire al visitatore come questo fosse nei secoli del suo fulgore”.
“Valorizzazione, tutela e fruizione – ha detto l’assessore ai beni culturali Francesco Paolo Scarpinato – saranno in definitiva i cardini di questo intervento dopo il lungo oblio in cui è scivolato uno dei siti archeologici più incantevoli e compromessi della Sicilia. Questo nuovo intervento assicurerà l’integrità del teatro e soprattutto lo proteggerà dagli effetti del tempo e dall’azione dell’uomo”.