Convegno organizzato da OP Rossa di Sicilia con la collaborazione del Crea - Ofa di Acireale, per fare il punto su un settore investito dal Virus Tristeza. Negli ultimi 15 anni la coltivazione degli agrumi ha subito una rapida evoluzione. Importante il rispetto delle norme fitosanitarie
CALTAGIRONE – “Oggi la nuova agrumicoltura siciliana si trova di fronte ad uno scenario nuovo di grande trasformazione strutturale e varietale ed è impensabile che i produttori possano giocarsi la sfida dell’innovazione andando da soli”.
Non fa sconti il presidente Giuseppe Di Silvestro, all’apertura del convegno organizzato dall’OP Rossa di Sicilia, con la collaborazione del CREA- OFA di Acireale. “Produzione e ricerca vanno di pari passo – ha aggiunto -. Quello agrumicolo è un settore che da un lato deve fare i conti con un processo lento e costoso di riconversione, reso necessario dalla devastante diffusione del virus Tristeza, ma che dall’altro presenta la grande opportunità di cavalcare un trend in forte crescita per quanto riguarda la domanda di mercato dell’arancia rossa di Sicilia”.
“Noi siamo stati dei pionieri e dei visionari quando il mercato ci suggeriva di mollare la produzione di arancia rossa perché il mondo voleva le bionde – Di Silvestro si rivolge alla platea di produttori -. Solo oggi possiamo dire che avevano visto bene e lontano, ma adesso è il momento di accelerare il passo”.
Durante il convegno si sono susseguiti gli interventi dell’agronomo Carmelo Asero, dei ricercatori Giuseppe Russo, Marco Caruso e Guido Sorrentino del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (CREA) di Acireale.
“Il processo di riconversione degli agrumeti se da un punto di vista economico è stato di impatto certamente devastante, tuttavia offre delle opportunità interessanti sotto il profilo dell’ammodernamento delle aziende agrumicole e di un comparto storicamente pigro prima che venisse colpito pesantemente dal virus della Tristeza che ha costretto a piantare migliaia di nuove arbusti – ha commentato Asero -. L’agricoltore, dunque, deve compiere scelte determinanti che incidono sull’investimento”.
“Il ruolo dei centri di ricerca (CREA, Università, assistenze tecniche regionali) – ha sottolineato Caruso – è quello di ottenere nuovi portinnesti, mantenere solide relazioni con i centri di ricerca esteri per favorire l’importazione di nuovo materiale promettente, e di condurre prove su un numero limitato di piante”.
“Negli ultimi 15 anni, la coltivazione degli agrumi ha subito una rapida evoluzione – ha ricordato Sorrentino – legata al cambio del tradizionale portinnesto, costituito dal diffusissimo arancio amaro, non più utilizzabile in conseguenza della diffusione del Citrus Tristeza Virus (CTV), alle cui infezioni sono sensibili molte specie di agrumi nelle combinazioni di innesto su arancio amaro. Le perdite di produzione oggi stimate dalla USDA nel 2018 ammontano a oltre 800 mila tonnellate annue”. Non c’è solo il virus Tristeza tra i principali “nemici” degli agrumi, gravissimi sono anche gli attacchi della Psorosi, Foglia bollosa, Dry Root Rot, Mal Secco del Limone; Citrus leaf blotch virus (CLBV), Xylella fastidiosa per citarne sono alcuni presenti in Italia.
“Il movimento delle merci in un mondo globalizzato è molto più rapido di qualche anno fa e a volte è anche effettuato in modo non lecito purtroppo – ha proseguito Sorrentino – l’unica via da intraprendere per il futuro è un rigoroso rispetto delle norme fitosanitarie, l’utilizzo di materiale vegetale sicuro e certificato e un’attenzione particolare a quelle cattive abitudini del passato che hanno complicato molto la vita degli agrumicoltori, utilizzo di materiale proveniente da fuori confine e non controllato, vivaismo «fai da te» o peggio, evitiamo di fare entrare altri patogeni fino a che è possibile”.
Attualmente, sono in corso gli interventi di riconversione varietale 2020 che si concluderanno fra ottobre e novembre prossimi che mirano a raggiungere l’obiettivo della Misura 1 – Pianificazione Della Produzione, con la messa a dimora di nuovi impianti, la sostituzione di quelli esistenti che consentano di introdurre nuove cultivar con migliori caratteristiche intrinseche ed estrinseche e di omogeneizzare l’offerta attraverso una programmazione varietale e colturale.
“Dal 2017 il CREA di Acireale – ha ricordato infine Russo – ha definito una nuova procedura di rilascio e valorizzazione delle nuove varietà di agrumi e il 19 febbraio scorso è stato pubblicato un nuovo avviso aperto fino al prossimo 30 novembre per coinvolgere altre OP e proporre 3 nuove selezioni, oltre le 8 previste nei precedenti band”.