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Occorre combattere l’indifferenza

Occorre combattere l’indifferenza
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Dovere morale e civile

Questo Giornale ha lanciato una campagna dal titolo “Cultura è libertà”: cerchiamo di parlarvene brevemente.
Partiamo dalla considerazione che i cittadini ignoranti sono manipolabili e quindi non decidono con la propria testa, ma con quella degli altri.
Il ceto istituzionale – e segnatamente quello politico – ha convenienza che i cittadini non capiscano, perché la loro ignoranza diventa flessibilità e quindi acquisizione di consenso e quindi voti.

Abbiamo cercato di stringere all’osso la questione, perché in effetti, a pensarci bene, non è complicata. La domanda che ne consegue è: i rappresentanti delle istituzioni, che hanno il dovere e l’onere di far ragionare meglio cittadine e cittadini, adempiono a quest’obbligo? Fanno il loro dovere? Non ci sembra, perché non riusciamo a riscontrare iniziative che tentino di raggiungere tale obbiettivo. Anzi, notiamo una sorta di incentivo ai programmi televisivi privi di contenuti di spessore e all’uso smodato degli smartphone, fonte di ignoranza.

Non vi sembri un noioso ritornello quello che ripetiamo, e cioè che gli smartphone sono fonte di ignoranza, in quanto, se da un canto è vero che essi danno tutte le informazioni esistenti nello scibile umano, dall’altro è anche vero che spesso chi le legge non è capace di trarvi profitto, poiché non riesce a elaborarle e a metterle in collegamento con tutte le altre informazioni che possiede; cosicché si considererà colto inutilmente.

Sulla manipolabilità di cittadine e cittadini vi sono centinaia di libri, i quali sono abbastanza d’accordo sul fatto che la causa principale sia l’ignoranza. Dunque, chi avesse a cuore la crescita culturale della popolazione (i rappresentanti istituzionali, ma anche qualunque componente di una collettività), dovrebbe mettere in atto ogni iniziativa per far aumentare la capacità di elaborazione di tutti i componenti della Comunità.

Ci rendiamo conto che quello che vi scriviamo è esattamente il contrario di ciò che fanno i rappresentanti delle istituzioni. Perché? Per loro convenienza: possono ingannare, raccontare frottole e blaterare impuniti, ottenendo, come se non bastasse, i voti necessari a eleggerli.
La parte più responsabile della società – non importa a quale ceto appartenga – ha il dovere, perciò, di diffondere la cultura fra i componenti di una Comunità. Può raggiungere questo traguardo solo trasmettendo informazione saggia, obiettiva, che indichi il metodo.

Il metodo o l’insieme delle regole: ecco cosa manca nella nostra Comunità. Quando ognuno agisce senza seguire alcuna indicazione, improvvisando da un momento all’altro qualunque cosa, è chiaro che si diffonde il caos. Ed è proprio nel caos che sguazzano i rappresentanti delle istituzioni che vogliono imbrogliare, tanto chi ascolta non è in condizione di filtrare con la propria testa le informazioni ricevute.
Sia ben chiaro che non stiamo dicendo che tutti gli italiani sono ignoranti (nel senso che ignorano). Tutt’altro! Ve n’è una gran parte, seppure non maggioritaria, estremamente intelligente, fortemente colta, capace di ragionare con la propria testa. Ed è proprio questa parte della popolazione che ha il dovere di far sì che anche l’altra parte cresca.

Il guaio più grosso nel racconto che vi facciamo è l’indifferenza di cittadine e cittadini verso le questioni sociali: c’è a chi non importa nulla del voto e per conseguenza non gli importa nulla delle disfunzioni di Stato, Regioni, Province e Comuni; c’è chi pensa agli affari propri; c’è chi è proprio disinteressato alla realtà.
È proprio questo disinteresse al bene comune il guaio più grosso del nostro Paese. Notiamo che tra le varie realtà europee il fenomeno è più accentuato in Italia, ove nelle ultime elezioni è andata a votare la metà degli aventi diritto al voto. Nelle altre nazioni la partecipazione è cospicua (anche se in decrescita), il che significa che vi è ancora interesse per la Cosa pubblica, interesse per il Bene comune, per cui ognuno si muove nel proprio ambito cercando di invitare tutti a comportarsi con spirito di altruismo.
Ci chiediamo se queste poche idee di buonsenso abbiano possibilità di attecchire. Ne dubitiamo, perché sempre di più le persone sono attaccate al loro feticcio (smartphone), da cui dipendono, e sempre di più sono le persone che hanno la propria testa come un orpello.