ROMA – Non tanto un numero crescente di persone che trovano lavoro, quanto piuttosto una platea sempre più anziana di occupati che, non potendo permettersi il pensionamento, restano in attività. Accanto a una minore sostenibilità del welfare, incede un sistema che costringe a lavorare più anni che in passato. Il risultato è che molti appartenenti alle fasce d’età più elevate, che un tempo non contribuivano al numero totale di lavoratori, oggi invece rientrano nel conteggio e, di conseguenza, illudono parte delle statistiche.
In Italia +143 mila occupati in un anno
È questo che in sostanza sembra accadere agli indici sull’occupazione. Il trend, in termini assoluti, è in miglioramento: in Italia +143 mila occupati in un anno, per quanto riguarda la fascia d’età più rilevante. Guardando però alle caratteristiche anagrafiche di chi lavora e di chi ha smesso di farlo (o di chi è andato a cercare opportunità in un altro Paese) nel passaggio dal 2024 al 2025, si nota uno zoccolo duro composto da persone di una certa età, fino anche a 64 anni, mentre il numero dei lavoratori più giovani non solo non aumenta: crolla.
L’incremento del numero degli occupati nel secondo trimestre dell’anno in corso è stato al centro del report di Istat, che promette di aggiornare il monitoraggio al prossimo dicembre. Nel frattempo da Palazzo Chigi è stata espressa soddisfazione, con particolare enfasi…

