Lavoro

Occupazione in Sicilia: commercio e turismo in crisi, regge l’edilizia

PALERMO – L’inizio del 2022 segna una piccola ripresa dell’occupazione in Sicilia. Numeri che ancora non permettono di guardare al futuro con pieno ottimismo, ma che potrebbero essere segno di un percorso, per l’economia siciliana, che finalmente incontra una prima, lieve, discesa.

Tra gennaio e febbraio 2022, riferisce l’Istat, sono state 65.183 le attivazioni di nuovi contratti, che siano a tempo determinato, indeterminato o apprendistato.
Nello stesso periodo, sono state 65.005 le cessazioni, con un saldo in positivo di 178. Negli stessi mesi, nell’anno precedente, le attivazioni erano state 45.981, mentre le cessazioni erano state 46.251, con un saldo in negativo di 270. In totale, nel 2021, sono state 415.251 le attivazioni e 370.544 le cessazioni; il saldo finale è stato quindi di 44.707.

La ripresa sembra sempre e comunque andare un po’ troppo a rilento

Se si confrontano i dati con quelli delle altre regioni, purtroppo la ripresa sembra sempre e comunque andare un po’ troppo a rilento: su un saldo totale italiano, per gennaio e febbraio 2022, in crescita di 22.080 posti di lavoro, appena 178 riguardano l’Isola, e il numero scende a 56 se si guarda al territorio definito come “isole”. Il Sud purtroppo riporta un saldo in negativo di quasi 10 mila posti di lavoro, mentre più si risale lungo lo stivale, più i numeri aumentano, toccando il picco nel Nord Ovest, in cui il saldo è positivo di 14.759 unità.

In Sicilia tira soprattutto l’industria

Le nuove attivazioni, in Sicilia, riguardano in buona parte il settore dell’industria in senso stretto e soprattutto quello delle costruzioni, a causa anche dalla spinta data dai vari bonus energetici, che hanno permesso a molti di usufruire di forti sconti nella ristrutturazione della propria abitazione, andando così a creare un circolo economico virtuoso che ha dato spazio e respiro a molte imprese e lavoratori.

In negativo commercio e turismo

In negativo, invece, i numeri relativi al settore del commercio e soprattutto del turismo, che nei mesi invernali soffre sempre delle difficoltà incontrate nel destagionalizzare i flussi, situazione peggiorata dalla nuova ondata di contagi in risalita subito dopo le feste natalizie, che ha, di nuovo, limitato la vita sociale di molti e di conseguenza, anche la possibilità di viaggiare al di fuori della stretta necessità lavorativa. In generale, però, nonostante le difficoltà sempre presenti per condizioni “strutturali”, si rileva una nuova voglia di muoversi e tentare, con numeri in netto rialzo rispetto allo stesso periodo del 2021, quando si era ancora nel pieno dell’emergenza sanitaria e all’avvio della campagna vaccinale per il covid-19.

Diminuiscono gli impieghi a termine

A livello nazionale, interessante notare come all’inizio del 2022 si è indebolita la dinamica degli impieghi a termine che aveva trainato la ripresa nel 2021, anche se i rapporti di lavoro a tempo determinato continuano a rappresentare circa la metà delle attivazioni nette, mentre prosegue l’andamento negativo dell’apprendistato.

Cresciute le cessazioni di contratti a tempo indeterminato

Purtroppo, con la progressiva rimozione dei vincoli introdotti durante le fasi più acute della pandemia, sono cresciute anche le cessazioni di contratti a tempo indeterminato, pur evidenziando dinamiche eterogenee tra settori: tra gennaio e febbraio i licenziamenti sono stati in media 40.000 al mese (erano quasi 50.000 prima della pandemia); sono tornati sui livelli pre-pandemici nei servizi, mentre sono rimasti contenuti nell’industria, dove la fase ciclica ancora positiva ha sospinto le dimissioni e le transizioni da un impiego all’altro. In alcune regioni meridionali, caratterizzate da una minore vocazione industriale, l’espansione della manifattura non ha compensato la debolezza dei flussi turistici dei primi due mesi dell’anno.