Gli Stati Uniti in tensione per la pandemia, più di nove milioni di casi e 240.000 morti, per l’imperversare di uragani e incendi e un'economia fiore all’occhiello di Trump, precipitata per la sfiducia dei mercati
Washington, 5 Febbraio 2020. Negli Usa è già arrivato il primo caso di Covid: un giovane americano di 35 anni tornato a casa da Wuhan il 20 gennaio.
ll Senato definitivamente assolve il Presidente dall’impeachment – 53 in favore e 47 contro – e The Donald, 45° Presidente della nazione con ben 231 anni di governi elettivi inaugurati nel 1789 da George Washington, al Capitol dinanzi alle Camere riunite legge il suo terzo discorso sullo Stato dell’Unione che avrebbe dovuto presentare il 20 Gennaio, ma posticipato per indisponibilità di uno dei due presidente dell’assemblea: Nancy Pelosi non salutata entrando in aula.
Bene, tutto ciò che accadrà oggi 3 Novembre 2020 nei 50 Stati dell’Unione per l’election day parte da quel pomeriggio uggioso nella capitale che vide la Pelosi a fine discorso ostentatamente strappare i fogli dello scritto che, come prassi, aveva ricevuto dal Presidente e starsene come statua: la vecchiaia (Pelosi 80 –Trump 74) incattivisce. E guerra elettorale tra vecchi: Don Trump e Joe Biden (77), per la 59/a presidenza degli Stati Uniti che con più di 330 milioni di abitanti, 50 Stati e 5 Territori si avviano ad eleggere Presidente, Vice – (Pence o Harris), un terzo del Senato (33); tutta la Camera (435) dei rappresentanti, 11 Governatori e 5000 seggi di deputati e senatori di Stati ed i 538 Grandi Elettori.
L’America è in tensione per la pandemia, più di nove milioni di casi e circa 240.000 morti; l’imperversare di uragani, incendi in tanti aree ed una economia che era andata benissimo – fiore all’occhiello di Trump – ma che ora sembra rotolare in basso per sfiducia dei mercati che temono lungaggini nel sapere chi ha la “valigetta” del Presidente del quale una sola cosa è certa: giurerà sulla terrazza del Capitol a Washington il 20 Gennaio alle 12: ad un anno del primo ingresso del “Covid-19” in Usa. Di tutto il resto “non v’è certezza”!
240 milioni di aventi diritto al voto (già registrati in grande numero) più di 100 milioni votato per posta o personalmente – early voting – entro il 31 scorso, estensione dello spoglio fino a 10 giorni dopo la chiusura delle urne -si vota dalle 7 alle 20, ora di ciascun Stato- come in Ohio; una spesa globale elettorale di quasi 100miliardi; temuti brogli postali, supervisori di parte armati (la legge lo consente!) a cercare cavilli per far cause, il tutto spalmato su 9.434.000 Km quadrati, 3141 Contee, 19.430 comuni e 5 fusi orari Est/Ovest e Pil del 33% circa. Per il Presidente di tanto, ovvia tensione e concorrenti “l’un contro l’altro assiso”!
Ma questa volta non “usual competition” tra un repubblicano ed un democratico, ma vendetta. I Dem non ancora digerito la sconfitta di 4 anni fa quando la Clinton, data vincitore, prende tre milioni di voti in più dell’avversario che però guadagna il voto dei grandi elettori e, non politico, show man, miliardario, già anchorman tv, vince e si vede riconosciuta la vittoria la stessa notte di quel 8 Novembre 2016 quando a Ny era tutto pronto per festeggiare la prima donna e Dem, Presidente!
Trump ne ha fatte di tutti i colori. Ma ha anche realizzato quasi il 90% delle promesse fatte in campagna elettorale. Biden vecchio politicante 36 anni di carriera e vice di Obama non ha mai fatto nulla di notevole e non rappresenta la leadership democratica. Ma a questa non importa che Joe vinca: a parte incidenti di percorso non augurabili, non si ripresenterà nel 2024 quando la sua Vice, Kamala Harris, donna forte, preparata, volitiva non avrà difficoltà ad essere eletta non ripresentandosi Biden(come statuito tra loro!). Ambedue i partiti hanno problemi di leadership e se i Dem la vogliono risolvere lungo la strada del tempo i repubblicani non amano Trump ma la sua sconfitta significherebbe perdere verosimilmente tutte e due le Camere, alcuni Governatori e tanti Senatori e Deputati in vari Stati: una debacle. Dunque sotto con Trump anche se di repubblicano “Gop” non ha…molto!
Dalla guerra civile, prime elezioni con tanta bagarre e risultati definitivi incerti. I padri costituenti e poi il Presidential Act del 1845, sancirono alcune date che possono apparite strane. Giorno di elezione, primo martedì successivo al primo lunedì di Novembre, con entrata immediata in carica di tutti gli eletti nelle varie posizioni ed in ogni Stato. 14 Dicembre riunione in ogni Stato dei Grandi Elettori che sono cittadini non politici pari ad un numero già prestabilito in rapporto al numero dei residenti in quello Stato (dai 55 della California ai 3 del Delaware – lo stato di Biden). Votano per chi in quello Stato ha preso il maggior numero di voti (winner takes all) tranne nel Maine e Nebraska dove i voti vengono divisi tra i primi due. I Grandi elettori sono 538 pari alla somma dei Deputati 435, Senatori 100 e 3 che rappresentano il Distretto di Columbia ove c’è la Capitale. Per essere eletto occorrono 270 voti: maggioranza degli elettori. Il Collegio Elettorale di ciascuno Stato invia alla presidenza del Senato il risultato dello scrutinio per Presidente e Vice. Il 6 Gennaio successivo, al Congresso, proclamazione del vincitore da parte del Presidente del Senato. Infine 20 Gennaio “inaguration day”, giuramento del neo Presidente su una Bibbia nelle mani del Presidente della Suprema Corte. Eventuali reclami o ritardi hanno ben tempo per essere risolti.
Se Trump perde porterà la nomina di due giudici della Corte suprema (oggi 6 di parte repubblicana e 3 democratica). Intessuto rapporto con Nord Corea, portato l’economia a risultati prima della pandemia sorprendenti. In negativo isolazionismo poco idoneo ad una democrazia ed agire molte volte d’impulso senza prudenza: come sulla pandemia. Se vince continuerà ad essere combattuto dal Dem ed affini, ma potrà consolidare una “nouvelle politique” opinabile, ma interessante. Per gli Usa è l’eterno ping pong tra due sistemi: conservatore e progressista. Oggi appare più tra socialista e liberale. Ambedue tuttavia annacquati. Perché, colà, in fondo “C’est l’argent qui fait la guerre”!