Il Tar dà ragione alla Oikos: la società della famiglia Proto potrà tornare ad utilizzare la discarica con una cauzione da un milione di euro
Un milione di euro, sotto forma di cauzione, per poter tornare ad abbancare rifiuti e sospendere gli effetti della sentenza che, a giugno scorso, sembrava avere portato alla definitiva chiusura della discarica tra Motta Sant’Anastasia e Misterbianco. A ottenere questa possibilità è stata la Oikos, la società della famiglia Proto che nei giorni scorsi si è vista accogliere dal Tar di Palermo la richiesta di istanza cautelare. Si tratta dell’ennesima novità in una storia che va avanti da anni e ha al centro l’autorizzazione integrata ambientale che la Regione Siciliana concesse a fine anni Duemila all’impresa. Un via libera, poi rinnovato nel 2019, che sarebbe però stato viziato da una serie di illegittimità che hanno portato prima i giudici amministrativi ad annullare l’Aia e, di conseguenza, la possibilità di ricevere rifiuti da parte di Oikos. La società, però, è convinta non solo di avere tutte le carte a posto ma anche di riuscire a dimostrare che sia il Tar che il Cga abbiano preso un abbaglio, ed è per questo che a settembre è stata presentata richiesta di revocazione della sentenza.
Sentenza per il momento sospesa
Il 12 ottobre scorso, a conclusione della Camera di consiglio presieduta dal giudice Ermanno De Francisco, la Oikos ha ottenuto la risposta che sperava. Il Cga – l’ordinanza è stata pubblicata il 26 ottobre – ha accettato di accogliere l’istanza cautelare che di fatto congela gli effetti della sentenza del Cga. Qualcosa di simile era stato ottenuto anche l’anno scorso, dopo il giudizio amministrativo di primo grado. “Ritenuta la non implausibilità delle ragioni prospettate dalla società ricorrente”, si legge tra le premesse alla decisione. Nello specifico, i giudici hanno ritenuto che, nell’attesa di esaminare nel merito il ricorso per ottenere la revocazione della sentenza che determinerebbe la fine dell’esperienza di Oikos nel sito di Valanghe d’inverno, sia necessario tenere in considerazione il pericolo per l’impresa di vedere tramontare per sempre l’uso della discarica anche nel caso in cui venissero dimostrate le proprie ragioni. “L’esecuzione della sentenza, comportando la chiusura definitiva della discarica anche mediante la realizzazione di lavori finalizzati alla sua materiale copertura – si legge nell’ordinanza del Tar –, dunque sostanzialmente ostativi alla pratica possibilità di una riapertura futura conseguente all’eventuale accoglimento nel merito del ricorso in trattazione, è idonea a causare in capo alla società ricorrente un pregiudizio grave e irreparabile”.
Gli interessi della collettività
A fronte di un’opposizione alla discarica che sui territori ha registrato lotte durate tanti anni e conclusesi con la soddisfazione dell’annullamento dell’autorizzazione ambientale, Oikos afferma di agire anche pensando all’interesse di tutti i siciliani. Il riferimento è alla carenza di spazi nelle discariche isolane e alla conseguente necessità di spedire i rifiuti all’estero, con un notevole aggravio dei costi per i Comuni. Di spazio a Valanghe d’Inverno non ce n’è tantissimo, ma neanche poco, e quel poco – secondo Oikos – merita di essere sfruttato. Va da sé che per l’impresa significherebbe soprattutto continuare a fare ciò per cui esiste: fare profitti. “A fronte della notoria, difficile situazione in cui versa il sistema dei rifiuti nel territorio della Regione, la società ricorrente afferma che la discarica per cui è causa ha allo stato una residua capacità di ricevere rifiuti pari a circa 240mila tonnellate”, riportano i giudici. Una tesi che è stata messa in discussione dai legali dell’assessorato regionale ai Rifiuti ma che per il Tar “non trova adeguata confutazione”.
La cauzione
La comparazione degli interessi pubblici e privati fatta dai giudici ha trovato risoluzione nel comma 2 dell‘articolo 55 del codice di procedura amministrativa, che stabilisce che “qualora dalla decisione sulla domanda cautelare derivino effetti (potenzialmente) irreversibili, il giudice amministrativo può subordinare la concessione o il diniego della misura cautelare alla prestazione di una cauzione, anche mediante fideiussione”. Tale ipotesi ha trovato ampia disponibilità in Oikos che si è detta pronta a prestare una cauzione fino all’importo di un milione; consapevole, evidentemente, del fatto che la cifra garantirebbe comunque condizioni operative vantaggiose per l’impresa. Ciò significa che, una volta assolti i relativi obblighi, per Oikos le lancette del tempo torneranno al 2019, ovvero al momento in cui la società ottenne il rinnovo dell’Aia e la conseguente possibilità di continuare a depositare rifiuti nella discarica di proprietà. Questo perlomeno fin quando il Tar non stabilirà se la sentenza di annullamento sia stata inficiata da quello che l’impresa ha definito un “abbaglio dei sensi”.