Home » Askanews » Oiv: nel 2025 produzione mondiale vino recupera. Italia torna prima

Oiv: nel 2025 produzione mondiale vino recupera. Italia torna prima

Oiv: nel 2025 produzione mondiale vino recupera. Italia torna prima

Ma produzione ancora sotto media. Settore fragile per cambio climatico

Milano, 13 nov. (askanews) – La produzione mondiale di vino nel 2025 mostra un recupero rispetto al minimo storico del 2024, ma resta lontana dai livelli medi degli ultimi anni. Secondo le prime stime dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv), il volume globale dovrebbe collocarsi tra 228 e 235 milioni di ettolitri, con una proiezione centrale di 232 milioni. L’incremento stimato, pari al 3% sull’anno precedente, non basta tuttavia a colmare il divario con la media quinquennale, ancora inferiore del 7%. La moderata ripresa osservata in entrambi gli emisferi non compensa infatti l’impatto di condizioni climatiche avverse diffuse, tra siccità, ondate di calore, piogge irregolari, tempeste e malattie della vite, che continuano a determinare una forte variabilità dei raccolti.

Nell’Unione Europea la produzione stimata per il 2025 è di circa 140 milioni di ettolitri, un aumento del 2% rispetto al 2024 ma ancora inferiore dell’8% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Se confermato, si tratterebbe del secondo livello più basso registrato dall’inizio del secolo. L’Europa mantiene una quota del 60% della produzione mondiale, ma gli esiti del 2025 confermano una crescente instabilità: alle fasi di siccità si sono alternate precipitazioni eccessive, fenomeni locali intensi e stress fitosanitari, con effetti molto diversi nelle varie aree produttive.

In questo quadro, l’Italia torna al primo posto a livello globale con una produzione stimata di 47,4 milioni di ettolitri, in aumento dell’8% rispetto al 2024 e superiore del 2% alla media quinquennale. La ripresa è stata favorita da una primavera mite, precipitazioni regolari e un’estate nel complesso equilibrata. Il miglioramento è stato trainato soprattutto dalle regioni meridionali, che segnano un +19%, mentre l’Italia centrale registra un calo del 3%, dovuto alla flessione della Toscana.

In Francia la produzione attesa è di 35,9 milioni di ettolitri, uno dei valori più bassi dagli anni Cinquanta. Il volume è inferiore del 16% alla media quinquennale e riflette l’effetto combinato di caldo, siccità e riduzione delle superfici vitate in aree come Bordeaux e Languedoc-Roussillon. Le condizioni più favorevoli registrate in Champagne, Loira e Borgogna non sono state sufficienti a compensare i cali in Bordeaux, Charentes, Alsazia e Beaujolais. La Spagna, con 29,4 milioni di ettolitri, segna un calo del 6% rispetto al 2024 e del 15% sulla media, registrando per la terza volta in trent’anni un raccolto sotto la soglia dei 30 milioni. La prolungata siccità, giunta al terzo anno, è stata aggravata da ondate di calore e grandinate localizzate.

Altri Paesi dell’Unione presentano risultati in prevalenza inferiori alla media quinquennale. La Germania si ferma a 7,3 milioni di ettolitri (-6% sul 2024), penalizzata dalle piogge di settembre che hanno anticipato la raccolta; il Portogallo scende a 6,2 milioni (-11%) dopo un inverno asciutto seguito da precipitazioni eccezionali in primavera; la Bulgaria, con 0,6 milioni (-5%), registra l’impatto delle gelate primaverili. Alcuni Paesi mostrano invece recuperi moderati ma ancora distanti dai livelli medi, come la Grecia, stimata a 1,5 milioni di ettolitri (+9% ma -20% sulla media), la Slovacchia, il Lussemburgo e Cipro. Un gruppo di Stati dell’Europa Centrale e sud-orientale presenta invece risultati superiori alle rispettive medie: la Romania raggiunge 4,1 milioni di ettolitri (+29% e leggermente sopra la media), l’Ungheria si attesta a 2,7 milioni (+5%), l’Austria risale a 2,5 milioni (+6%), mentre Slovenia, Croazia e Cechia indicano stabilità o crescite rispetto al 2024.

Sempre secondo quanto emerge dal report “World Wine Production Outlook – First Estimates 2025” dell’Oiv, fuori dall’Unione Europea, gli Stati Uniti, quarto produttore mondiale, dovrebbero raggiungere 21,7 milioni di ettolitri, il 3% in più rispetto al 2024 ma ancora il 9% sotto la media. La crescita è il risultato di andamenti differenti: in California è previsto un +4%, in Washington un calo del 21%, in Oregon un recupero del 30%. La Russia si mantiene stabilmente su 5,1 milioni di ettolitri, un valore prossimo ai massimi storici e superiore del 9% alla media quinquennale. La Georgia scende a 2,1 milioni (-14% rispetto al record 2024 ma leggermente sopra la media), la Moldavia sale a 1,4 milioni (+18%), mentre la Svizzera recupera fino a 1 milione di ettolitri (+29% e +16% sulla media) dopo le difficolta della vendemmia precedente.

Nell’emisfero Sud, dove la vendemmia si conclude nella prima parte dell’anno, la produzione 2025 dovrebbe attestarsi intorno ai 49 milioni di ettolitri, il 7% in più rispetto al 2024 ma ancora il 5% sotto la media. Le condizioni meteorologiche sono state disomogenee anche in questa area del mondo: siccità, ondate di calore e piogge irregolari hanno inciso in modo variabile sui principali Paesi produttori. L’Australia sale a 11,6 milioni di ettolitri (+11% ma ancora leggermente sotto la media), mentre la Nuova Zelanda raggiunge 3,7 milioni (+32% e +15% sulla media), la seconda vendemmia più abbondante del Paese. L’Argentina si mantiene stabile a 10,7 milioni, poco sotto la media, mentre il Cile scende a 8,4 milioni (-10% e -26% sulla media), segnando il quarto anno consecutivo di calo a causa della scarsità idrica e delle temperature elevate di inizio anno. Il Brasile mostra un forte recupero con 2,9 milioni di ettolitri (+38% e +15% sulla media), l’Uruguay arretra a 0,6 milioni (-7%), mentre il Sudafrica raggiunge 8,8 milioni (+16% e in linea con i valori medi), grazie a una stagione prevalentemente asciutta e regolare.

Il quadro globale mostra dunque un settore ancora fragile di fronte alla crescente variabilità climatica. Le produzioni inferiori alla media negli ultimi tre anni, unite a consumi deboli e scorte elevate in alcuni mercati maturi, contribuiscono a mantenere un equilibrio complessivo senza tensioni generalizzate. Secondo l’Oiv, il 2025 dovrebbe delineare un mercato tendenzialmente stabile ma sensibile alle differenze regionali, con possibili effetti specifici su prezzi e scambi nelle aree maggiormente esposte alle anomalie climatiche.