La storia della Banca Popolare Sant’Angelo e della famiglia Curella è sinomimo, da oltre un secolo, di presenza sul territorio ed adesione ad un sistema valoriale. A raccontarcela è Ines Curella, Amministratore delegato dell’Istituto.
Nel 1920 venne fondata la Banca Popolare Sant’Angelo, inizialmente chiamata “Unione Economica Popolare”, grazie all’iniziativa dell’avvocato Angelo Curella. Da dove nasce l’idea di fondare l’istituto di credito?
“Nei primi del 900 Licata era uno dei centri più industriosi e produttivi dell’intera Sicilia, questo grazie al suo porto ma anche grazie ad alcune piccole e medie imprese del settore chimico e alimentare, che erano già sorte in quell’epoca. Accanto a tali attività imprenditoriali esistevano un fiorente artigianato, un’agricoltura molto diffusa e varia, nonché le correlate attività commerciali. Eppure, a Licata, come in quasi tutta l’isola mancavano gli istituti di credito in grado di sostenere queste fiorenti realtà. Agli inizi del secolo, grandi gruppi bancari e poli industriali nazionali avevano sì messo piede in Sicilia, ma solo per rivolgersi ai grandi gruppi e alle attività economiche e imprenditoriali di vasta caratura, trascurando il sostegno alle piccole intraprese locali. Anche a Licata, quindi, era avvertita la necessità di costituire una banca popolare, proprio sul modello degli istituti di credito che erano già sorti in varie parti d’Italia per opera soprattutto di Luigi Luzzati, il più importante portavoce dei principi cooperativistici. Per questa ragione e con queste encomiabili finalità, così come era già accaduto in quegli stessi anni in altri centri della Sicilia nei quali erano state costituite delle nuove banche ispirate ai principi popolari diffusi da Luzzati, anche a Licata nel gennaio 1920 si diede vita alla società anonima Unione Economica Popolare, di fatto una cooperativa creditizia che esercitava credito e commercio a vantaggio della piccola e media economia locale”.
Come riuscì a mettere in atto una iniziativa imprenditoriale di questa portata?
“Appena fondata, la banca si basò sulla mobilitazione dei capitali locali e sul ricorso ai depositi retribuiti, chiudendo un primo esercizio con risultati apprezzabili. Tuttavia, l’entusiasmo iniziale manifestato dai soci azionisti, soprattutto artigiani, contadini, piccoli commercianti e piccoli imprenditori, ben presto scemò a causa di alcune rilevanti criticità. Difatti, non era sufficiente porsi degli scopi lusinghieri al servizio della comunità, era anche necessario dotare al più presto la neonata attività creditizia della struttura e delle professionalità indispensabili per crescere e continuare a operare. I fondatori decisero pertanto di correre ai ripari già nel 1926, anche in virtù dell’entrata in vigore di una nuova legge bancaria che avrebbe determinato una rapida concentrazione del settore e una crisi dei piccoli istituti non in grado di adeguarsi ai suoi requisiti. Si decise così di modificare lo statuto, attribuendo a questo nuovo soggetto economico, di più spiccata fisionomia bancaria, la nuova denominazione di Banca Sant’Angelo, in onore del santo patrono di Licata, ciò a sottolineare sia la forte matrice cattolica dell’iniziativa, sia l’altrettanto forte legame con il territorio. I soci fondatori, quindi, decisero di affidare la nuova compagine sociale a un direttore esterno, in possesso dei requisiti professionali, etici, e prospettici in grado di traghettare la nuova iniziativa verso un rapido ed efficace sviluppo. A questo scopo fu individuata la figura di mio nonno, Angelo Curella, all’epoca giovane avvocato, il quale accettò questa sfida e, oltre a ridare lustro e credibilità alla nuova banca, piaceva agli azionisti proprio perché proveniva, come loro, dalla piccola borghesia licatese. Grazie alle sue capacità riuscì a superare i condizionamenti ambientali e a sviluppare appieno le proprie inclinazioni culturali e umane, diventando sì un uomo di legge, ma con una squisita sensibilità letteraria. Risultò essere, ben presto, l’uomo giusto al posto giusto, poiché si rivelerà un eccellente manager, contribuendo in modo determinante con le sue spiccate doti imprenditoriali alla crescita e all’affermazione del piccolo istituto di credito, tanto che dei numerosi piccoli istituti di credito cooperativo operanti a Licata negli anni 20 del ‘900, solo la banca Sant’Angelo da lui diretta sopravvisse, continuando anzi a consolidarsi e a crescere.
Come si è evoluta la banca nel corso del tempo, quali iniziative ha adottato per restare competitiva e come ha inciso la vostra attività bancaria sulla Sicilia e sull’economia dell’isola?
“La banca è riuscita a svilupparsi, a consolidarsi e a operare ininterrottamente nel territorio in cui e per cui è nata, grazie alla capacità dell’erede di Angelo Curella, Nicolò Curella prima Dg successivamente Presidente (dal 1967 fino al 2015), di fondere e armonizzare la costante spinta verso l’innovazione e la corretta e piena percezione dei tempi e dei contesti in cui ha operato e tuttora opera, con l’assoluta fedeltà alle proprie origini, ai propri irrinunciabili valori professionali, etici e socio-economici, e agli scopi e alle finalità di sostegno, sviluppo e crescita del territorio cui appartiene, che conosce profondamente e a cui rivolge in modo esclusivo tutte le proprie energie e la propria attività. Nel corso degli anni la banca ha realizzato alcune fusioni con altri istituti di credito siciliani, un’autentica novità nel tessuto economico e culturale. L’obiettivo era quello di sviluppare e far crescere la banca, per renderla più competitiva in un mercato che diventava sempre più complesso e impegnativo. Esse nascevano anche da una piena convergenza tra la banca Sant’Angelo e i diversi istituti con cui si univa. A tale espansione, che in quel periodo fece della Sant’Angelo una banca di caratura regionale, si affiancarono sempre una costante attenzione alla formazione e allo sviluppo del personale della banca, una spiccata sensibilità verso le più rilevanti innovazioni di settore, sia sul fronte tecnologico che su quello organizzativo e strutturale, nonché la piena e ininterrotta valorizzazione strategica e operativa delle proprie radici territoriali, economiche e culturali di banca popolare del territorio, autentici pilastri fondamentali dell’Istituto anche e soprattutto oggi, in tempi in cui, accanto alle crescenti dimensioni di alcuni, pochi, istituti di credito, si avverte sempre più pressante l’esigenza di tutelare adeguatamente i piccoli e medi operatori socio-economici non solo della Sicilia o del meridione d’Italia, ma dell’intera compagine comunitaria europea”.
Il nostro territorio è afflitto dal problema del gap di genere, quali iniziative ha adottato la banca per superare il divario salariale e migliorare l’occupazione femminile?
“Questo aspetto è da sempre all’attenzione della Banca Popolare. Immaginate, inoltre, quanto possa essere focalizzato e curato in un’azienda il cui Dg, poi Amministratore delegato, è una donna, da dieci anni! Dico solo che le donne costituiscono la componente maggioritaria di genere all’interno dello stesso Consiglio di amministrazione, dato ancora oggi piuttosto raro in moltissime aziende, anche nel settore creditizio. In questo la banca Sant’Angelo è da sempre all’avanguardia, annoverando tra le fila dei propri collaboratori numerosissime donne. In realtà, grazie anche agli specifici contratti di settore, non si è mai registrata una differenza strutturale di retribuzione tra uomo e donna; differenze retributive potrebbero scaturire da una inidonea gestione delle leve retributive variabili, e quindi in qualche misura suscettibili di subire un certo grado di discrezionalità; ma non è certamente il caso della nostra banca, per noi da sempre contano solo i livelli e i risultati professionali espressi, il rispetto delle norme e la condivisione dei valori fondamentali della banca, senza mai alcuna distinzione di genere o fondata su altri parametri del tutto estranei all’attività professionale.
Qual è il ruolo delle banche di comunità nel sostegno ai territori, in particolare in un contesto come quello della Sicilia sud occidentale, tipicamente tra i più poveri d’Italia?
“I celebri corsi e ricorsi storici, di cui parlava Gianbattista Vico, costituiscono una innegabile realtà, perché proprio quelle esigenze territoriali e quelle ragioni che ispirarono la fondazione dell’Istituto nel 1920, evidenziano delle profonde e innegabili affinità con i problemi, le esigenze, le necessità e la fisionomia generale che caratterizzano anche oggi lo stesso territorio. Anche oggi, sebbene in modi e forme e con strumenti radicalmente diversi, le specificità del territorio di riferimento richiedono degli interlocutori istituzionali, strutturali e creditizi in grado di rispondere fattivamente alle numerose e complesse esigenze del tessuto sociale ed economico. Proprio il legame tra istituti di credito e territorio, spesso giudicato ininfluente o addirittura rischioso, costituisce in realtà a mio parere un aspetto determinante per una concreta attività di sostegno allo sviluppo di questa zona della Sicilia, proprio perché le vie e le soluzioni idonee a un territorio già di per sé sviluppato, facoltoso, proiettato su una crescita quasi naturale delle proprie possibilità, non sono certamente quelle più idonee per un territorio che evidenzia invece delle caratteristiche radicalmente diverse, sulla base delle quali occorre concepire e attuare delle linee strategiche e dei percorsi operativi che garantiscano un sostegno basilare e strutturale a tutte le esigenze e a tutte le iniziative, che esistono ma che si scontrano quotidianamente con le difficoltà, le lacune, spesso le assenze, che tutti noi ben conosciamo.
Quali sono le attività del “Centro Ricerche Economiche” fondato dalla famiglia Curella?
“Sin dalla sua creazione nel 1985, l’obiettivo principale della Fondazione Curella è stato quello di contribuire a una migliore conoscenza dei principali fenomeni socio-economici del nostro tempo, con particolare attenzione ai problemi del dualismo economico tra il Nord e il Sud del Paese ed a quelli dell’economia regionale e delle problematiche legate all’erogazione del credito, indispensabile motore per lo sviluppo e la crescita dell’economia isolana. La Fondazione Curella conferma a tutt’oggi la propria vocazione di ente di ricerca concretamente impegnato per lo sviluppo culturale ed economico della Sicilia. Oggi in particolare, anche a seguito dei numerosi eventi che stanno profondamente mutando gli scenari sociali, politici ed economici, con ripercussioni soprattutto nei territori più fragili ed esposti come il nostro, la Fondazione si pone il fondamentale obiettivo di operare, in totale sinergia con la Banca Sant’Angelo, promuovendo e sostenendo varie iniziative legate allo sviluppo economico e culturale della società civile isolana, con specifica attenzione alle fondamentali tematiche della tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, uno dei punti di forza della Sicilia, accato a quello storico-culturale ed eno-gastronomico”
La Banca è coinvolta anche in iniziative di stampo sociale?
“La costante e responsabile azione sul piano sociale costituisce sin dalla fondazione della banca uno dei suoi irrinunciabili valori. Tra le numerosissime iniziative realizzate negli anni dalla banca, voglio citare per prime quelle legate alla tutela ambientale, tema di scottante attualità, al quale la banca ha dedicato la sua attenzione già in anni in cui tale tema non era ancora così evidente e pressante come oggi. Aderiamo, ad esempio, a ‘M’illumino di meno’, ossia la giornata nazionale del risparmio energetico. Altrettanto importante è l’impegno in ambito sanitario: la banca nel 2022 la ha sostenuto le iniziative dell’Associazione Komen Italia, di lucro, basata sul volontariato, attiva già dal 2000 nella lotta ai tumori al seno su tutto il territorio nazionale. Siamo, inoltre, da sempre attivi in ambito culturale, con l’organizzazione di mostre, convegni, giornate di studio. A tal proposito voglio citare l’Efebo d’Oro, uno dei più importanti Festival cinematografici nazionali. La banca ebbe un ruolo importante nella sua fondazione nel 1979 e da allora ne è main sponsor. Promuoviamo inoltre, da anni, borse di studio per la formazione e lo sviluppo culturale dei giovani figli dei nostri soci. L’iniziativa è cresciuta negli anni e dal 2020 prevede opportunità ancora più significative per i più meritevoli: la partecipazione a tirocini formativi presso le nostre strutture o presso altre aziende clienti, con il cofinanziamento da parte di Banca Sant’Angelo.