Ombrelloni alle stelle, concessioni bloccate - QdS

Ombrelloni alle stelle, concessioni bloccate

Carlo Alberto Tregua

Ombrelloni alle stelle, concessioni bloccate

sabato 13 Luglio 2024

Clienti tartassati, guadagni plus

Su tutti i media si sentono le proteste dei vacanzieri, ma anche delle persone che abitano in città, per aver trovato all’ingresso degli stabilimenti balneari prezzi fortemente aumentati. Quali prezzi? Quelli dell’ingresso, dell’ombrellone, della sdraio, dello spazio occupato e, perché no, di bar, ristoranti e pizzerie.

Nessuna fonte di informazione ha comunicato, come avrebbe dovuto, che le tasse di concessione dei lidi sono rimaste, anche per il 2024, inalterate, con la conseguenza che la differenza fra il costo delle concessioni e i ricavi dei servizi è fortemente aumentato a favore dei concessionari.
Tutto ciò è accaduto perché il Governo, violando la direttiva Bolkestein del 2006, entro il 2023 non ha messo in gara i siti ed ha congelato le gare fino al 31 dicembre 2024.
Nelle more, però, sono state emesse innumerevoli sentenze del Consiglio di Stato e della Consulta che hanno, appunto, dichiarato illegittima tale proroga. Ovviamente essa ha avuto la funzione di tutelare interessi lobbistici dei concessionari.

Le proteste che si sono sentite contro la messa in gara dei siti rivieraschi sono del tutto fuori luogo perché la messa in gara di un sito non significa che l’attuale concessionario ne venga escluso, in quanto anch’egli può partecipare alla gara. Dunque, la protesta non è indirizzata al rischio di essere spossessati, ma alla normale gara che probabilmente farebbe aumentare, com’è giusto, il costo della concessione.

Altrettanto ingiusta è la protesta secondo la quale mettere in gara i siti del nostro Paese significa favorire le multinazionali. Queste ultime hanno un loro conto economico da rispettare per cui non sarebbero scriteriate nel pagare le concessioni al di là della convenienza. Ma se c’è convenienza per la multinazionale, pari convenienza c’è anche per l’attuale concessionario. Non si vede perciò il motivo della protesta se non quello di nascondere la vera natura della stessa e cioé evitare l’aumento della tassa di concessione.

Da qualunque punto si giri, la questione è presto detta in una battuta: i concessionari vogliono mantenere una condizione di privilegio a danno dei clienti, contro i quali in ogni caso hanno già aumentato il prezzo dei servizi senza alcuna motivazione.

La concorrenza tutela i/le cittadini/e perché consente di abbassare i prezzi dei servizi o dei prodotti e di migliorarli. Chi vuole mantenere i privilegi, da questo orecchio non ci sente, in quanto fa sempre comodo guadagnare di più sulle tasche della popolazione.

Proprio per questo le istituzioni nazionali, e per esse il Governo, dovrebbero alimentare e favorire sempre la concorrenza perché essa non sta dalla parte dei privilegiati, ma da quella dei/delle cittadini/e, come è ovvio che sia. Solo che il Governo ha paura di mettersi contro le lobby e quindi prende tempo danneggiando però le persone comuni.

La concorrenza fa bene a qualunque attività. Per esempio, prendiamo la sanità pubblica, la quale da una parte è condotta da dirigenti pubblici e dall’altra da dirigenti privati. Ora, il Governo non mette in concorrenza le due parti perché tutela quella pubblica anche se è inefficiente e perde quattrini perché paga servizi e dipendenti al di là di ogni equilibrio economico.

La concorrenza farebbe bene a quel servizio pubblico essenziale gestito dai taxi, i quali sono in numero del tutto insufficiente per reggere la domanda che proviene dagli utenti. I taxi di Roma sono un quarto di quelli di Londra e metà di quelli di Parigi. Già da tempo è stata presa l’iniziativa di consentire l’aumento delle licenze per i familiari dei titolari, ma sembra che quest’iniziativa non abbia avuto seguito.

È ovvio che le necessità della popolazione debbono essere soddisfatte dal sindaco e dall’Amministrazione comunale, però è anche ovvio che il Governo e il Parlamento potrebbero approvare una legge che stabilisca il numero equo fra cittadini/e e taxi, per classi di comuni.

Vi è un altro settore ove la concorrenza è latitante ed è quello dei mercatini rionali occupati sempre dagli stessi, mentre anche i relativi luoghi, dovrebbero essere messi all’asta per ottenere i giusti canoni che sono quelli conseguenti ad essa.
La domanda finale è: il Governo da che parte sta? Da quella dei lobbisti o da quella dei/delle cittadini/e? A voi la risposta.

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