Nel 2024 la Sicilia ha registrato 26 omicidi volontari (quindi morte provocata volutamente), un dato che, pur in lieve calo rispetto all’anno precedente, mostra un quadro complesso e stratificato della violenza sull’Isola. Il tasso totale di omicidi si è attestato a 0,54 ogni 100.000 abitanti, leggermente sotto la media nazionale di 0,55, segnalando una situazione relativamente contenuta rispetto ad altre regioni italiane, ma non per questo meno drammatica sul piano delle storie individuali.
Analizzando le vittime per genere, emergono distinzioni nette. Gli uomini assassinati sono stati 18, con un tasso di 0,77 ogni 100.000 uomini, in linea con la media nazionale. Di questi, 9 sono stati uccisi da parenti o conoscenti, mentre l’altra metà delle tragedie si è consumata in contesti esterni al nucleo familiare, legati a dissidi o a contese più ampie, talvolta con dinamiche riconducibili alla criminalità organizzata. In sintesi, la violenza che colpisce gli uomini in Sicilia appare distribuita tra ambito familiare e conflitti esterni, senza che una componente prevalga nettamente sull’altra.
Gli omicidi volontari nel 2024, i femminicidi in Sicilia e in Italia
Per le donne, invece, la situazione resta drammaticamente costante: le vittime sono state 8, con un tasso di 0,32 ogni 100.000 donne, leggermente inferiore alla media nazionale femminile di 0,38. Tuttavia, 6 su 8 omicidi hanno avuto luogo all’interno di contesti familiari o affettivi, spesso per mano di partner o ex partner. Solo due casi si collocano al di fuori di questa dinamica. Il dato conferma che il luogo più pericoloso per una donna in Sicilia continua a essere la sfera domestica, una costante che riflette l’andamento nazionale e che mantiene alta l’allerta sulle politiche di prevenzione e protezione delle vittime.
Il confronto con il 2023 aiuta a contestualizzare meglio queste cifre. L’anno precedente, in Sicilia, si erano registrati 27 omicidi: 15 uomini e 12 donne, con un tasso complessivo di 0,64 ogni 100.000 abitanti. Tra le vittime maschili, solo 4 erano uccise da parenti o conoscenti, 10 da persone sconosciute e un caso rimaneva senza autore identificato. Tra le donne, invece, 11 su 12 avevano perso la vita in ambito familiare o per mano di partner o ex partner, e solo un caso era attribuito a un conoscente. La lettura dei dati conferma dunque un miglioramento quantitativo complessivo nel 2024, ma la persistenza delle dinamiche domestiche nei femminicidi rende evidente come il fenomeno resti strutturale.
I confronti tra Sicilia e resto d’Italia
Confrontando la Sicilia con il resto d’Italia, emergono ulteriori differenze. A livello nazionale, la diminuzione degli omicidi ha riguardato in misura maggiore gli uomini, mentre la percentuale di donne tra le vittime totali è rimasta alta, pari al 35,5%. La violenza maschile tende a concentrarsi in regioni come Campania o Sardegna, spesso legata a contesti di criminalità organizzata, mentre quella femminile è trasversale, diffusa in modo più uniforme sul territorio nazionale. In Italia, nel 2024, 62 donne sono state uccise da partner o ex partner, evidenziando come la violenza di genere resti una priorità cruciale.
L’analisi della situazione della Sicilia sul fronte omicidi nel 2024
La Sicilia, pur non facendo registrare tassi eccezionalmente elevati rispetto ad altre regioni, conferma la doppia anima della violenza omicida italiana: una componente maschile che alterna ambito familiare e conflitti esterni, e una componente femminile concentrata nella spirale del rapporto di coppia o familiare. La battaglia per la sicurezza, dunque, deve guardare non solo al crimine esterno o di strada, ma soprattutto alla prevenzione della violenza domestica, un’ombra che continua a incombere sulla vita delle donne siciliane, generazione dopo generazione.
In conclusione, i dati del 2024 sottolineano che la diminuzione numerica degli omicidi totali non deve indurre a sottovalutare la gravità delle dinamiche interne al nucleo familiare, soprattutto per le donne. La Sicilia rimane un territorio dove il crimine assume forme diverse a seconda del genere, e dove la tutela delle vittime e la prevenzione della violenza domestica devono restare al centro delle politiche regionali e nazionali.
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