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Delitto Scopelliti, il ruolo di Salvo Lima e la segnalazione a Messina Denaro: gli sviluppi dell’indagine

Delitto Scopelliti, il ruolo di Salvo Lima e la segnalazione a Messina Denaro: gli sviluppi dell’indagine
Antonino Scopelliti

Attorno alla Falange Armata, al suo ruolo e al probabile coinvolgimento di una frangia dei servizi segreti, si è detto e scritto molto.

“Buongiorno, devo leggere un comunicato della Falange Armata. La Falange si assume interamente la paternità politica e la responsabilità morale dell’esecuzione del dottor Antonio Scopelliti, simbolo ed espressione del sistema penale, processuale, giudiziario e penitenziario di tipo iniquo, fazioso e folcloristico”.

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Il 13 agosto 1991, tre giorni dopo l’agguato costato la vita al magistrato Scopelliti, a ricevere la telefonata di rivendicazione fu la redazione romana dell’Ansa. Dall’altra parte della cornetta c’era un uomo con una voce priva di inflessioni dialettali e che parlava a nome del gruppo che da qualche tempo – a novembre dell’anno prima era accaduto con il duplice delitto di Francesco Vecchio e Alessandro Rovetta, vertici dell’Acciaieria Megara di Catania – aveva iniziato a firmare i più eclatanti fatti di sangue in Italia.

Attorno alla Falange Armata, al suo ruolo e al probabile coinvolgimento di una frangia dei servizi segreti, si è detto e scritto molto. L’unico punto certo è che, laddove è comparsa, ne sono sempre venute fuori storie complesse e caratterizzate da possibili connivenze tra criminalità e pezzi dello Stato.

L’omicidio Scopelliti è una di quelle, specialmente da quando – da poche settimane – a entrarci è anche Salvo Lima, l’ex eurodeputato palermitano ucciso da Cosa Nostra nel 1992.

La paura di Cosa Nostra

Sull’assassinio di Antonino Scopelliti, ucciso a colpi d’arma da fuoco mentre tornava a casa da uno stabilimento balneare, si sono tenuti due processi. In entrambi i casi, le condanne in primo grado ai vertici di Cosa Nostra e delle principali famiglie di ‘Ndrangheta sono state annullate in appello. La tesi di fondo, tuttavia, è rimasta: Scopelliti fu fatto fuori per il ruolo di procuratore generale che si accingeva ad assumere in occasione del giudizio di terzo grado del Maxiprocesso a Cosa Nostra.

A confidare nella Cassazione, e nello specifico nella possibilità che il procedimento finisse nelle mani della prima sezione presieduta dal discusso giudice Corrado Carnevale, già in passato autore di sentenze favorevoli agli esponenti mafiosi, erano i vertici di Cosa Nostra. Tra cui Totò Riina, che, seppure condannato, rimarrà latitante fino a gennaio del 1993.

Scopelliti avrebbe sostenuto l’accusa davanti a una corte che non dava più le stesse garanzie di prima. Carnevale, infatti, era stato sollecitato a lasciare il fascicolo, dopo che l’allora ministro della Giustizia Claudio Martelli aveva avviato un’indagine interna sulle attività della sezione guidata da Carnevale.
Perse le certezze e dopo avere tentato invano di avvicinare il magistrato, Cosa Nostra decise di passare all’azione, con la collaborazione degli ndranghetisti che in cambio avrebbero ottenuto l’intermediazione della mafia siciliana nel mettere fine alla guerra interna fra le ‘ndrine.

La riunione in cui fu decisa la morte di Scopelliti sarebbe stata tenuta a Trapani nel 1991.

Gli sviluppi dell’indagine

La principale novità in questa storia è contenuta in un recente decreto di perquisizione a carico di un soggetto la cui identità al momento è rimasta riservata. Ciò che si sa è che è che potrebbe avere conservato appunti o articoli di giornale pubblicati dopo l’8 aprile scorso, quando, nel luogo in cui venne rivenuto il corpo di Scopelliti, è stata riportata l’auto guidata dal magistrato per essere sottoposta a esami tecnici.

L’elemento più eloquente è però il ruolo che, secondo la procura di Reggio Calabria, avrebbe avuto Lima. All’epoca eurodeputato democristiano, i contatti tra Lima e Cosa Nostra sono già emersi in passato, ma adesso la sua figura viene messa in relazione con quella di Matteo Messina Denaro. “Riceveva le informazioni operative relative alle abitudini di vita del magistrato da Salvo Lima”, si legge nel decreto di perquisizione in riferimento al capomafia di Castelvetrano, arrestato a gennaio 2023 dopo trent’anni di ricerche a vuoto.

Messina Denaro – stando a quanto dichiarato dal pentito Maurizio Avola, tra i membri del commando – avrebbe partecipato direttamente all’agguato.

A riprova di come a essere coinvolte siano state sia le famiglie di Cosa Nostra della Sicilia occidentale che i referenti catanesi della famiglia Santapaola-Ercolano, ci sarebbe stato l’avallo di Nitto Santapaola. Di solito restio al compimento di azioni eclatanti, il padrino catanese avrebbe incaricato il figlio Vincenzo di prendere parte all’assalto. Sarebbe stato proprio quest’ultimo a premere il grilletto contro Scopelliti.

I nomi degli indagati

Questo l’elenco delle persone attualmente iscritte nel procedimento penale, anche se alcune di loro sono già decedute: Maurizio Avola, Santo Araniti, Pasquale Bertuca, Vincenzo Bertuca, Pasquale Condello, Marcello D’Agata, Giorgio De Stefano, Aldo Ercolano, Eugenio Galea, Luigi Mancuso, Matteo Messina Denaro (deceduto), Luigi Molinetti, Giuseppe Morabito, Antonino Pesce, Giuseppe Piromalli, Francesco Romeo, Benedetto Santapaola, Vincenzo Santapaola, Giovanni Tegano (deceduto), Pasquale Tegano, Franco Trovato, Giuseppe Zito, Francesco Zito.