Home » Cronaca » L’omicidio di Palermo, al PalaOreto la camera ardente di Paolo Taormina

L’omicidio di Palermo, al PalaOreto la camera ardente di Paolo Taormina

L’omicidio di Palermo, al PalaOreto la camera ardente di Paolo Taormina

L’Amministrazione comunale, con l’assessore allo Sport Alessandro Anello, si occuperà del coordinamento dell’allestimento sulla base delle tempistiche dettate dall’Autorità giudiziaria

La camera ardente di Paolo Taormina, il giovane di 21 anni ucciso la notte tra sabato e domenica a due passi dal locale dei propri genitori in centro cittadino, sarà allestita al PalaOreto. Il sindaco di Palermo Roberto Lagalla ne ha dato notizia disponendo l’interruzione, a partire da domani – martedì 14 ottobre – di tutte le attività all’interno dell’impianto sportivo di via Santa Maria di Gesù.

La struttura, dunque, sarà messa a disposizione per l’allestimento della camera ardente. L’Amministrazione comunale, con l’assessore allo Sport Alessandro Anello, si occuperà del coordinamento dell’allestimento sulla base delle tempistiche dettate dall’Autorità giudiziaria. Ieri Lagalla ha proclamato il lutto cittadino.

L’omicidio di Paolo Taormina, il giorno dopo: la confessione, i misteri

Proseguono, intanto, le indagini sull’ennesimo delitto che ha sconvolto il capoluogo e riacceso il dibattito sulla sicurezza in città che ha un presunto responsabile: si tratterebbe del Gaetano Maranzano, 28enne palermitano dello Zen, con precedenti, che nelle scorse ore – sottoposto a interrogatorio – avrebbe confessato di aver ucciso il 21enne, al culmine di una lite.

Il 28enne ha trascorso la prima notte in carcere con l’accusa di omicidio. Nel frattempo, i carabinieri sono attivi nel quartiere Zen per ricercare eventuali complici dell’indagato. Alcuni giovani sarebbero stati portati in caserma per essere sentiti.

L’omicidio a Palermo, la confessione di Maranzano

Il reo confesso – con precedenti per rissa e spaccio di droga – sarebbe stato rintracciato nel quartiere Zen, in casa, poche ore dopo il delitto. Sottoposto a fermo e interrogato dai carabinieri, avrebbe confessato di aver ucciso Paolo Taormina al culmine di una lite perché lo aveva riconosciuto come il giovane che – qualche tempo prima – aveva presumibilmente “importunato la sua ragazza“. La sua versione – diversa da quella iniziale che vedeva la vittima presente sul posto per sedare una rissa – è al vaglio degli inquirenti.

L’esame sull’arma

In base a quanto ricostruito dai carabinieri, il ventunenne sarebbe stato “colpito mortalmente alla testa, mentre, intorno alle 3 del mattino, era intento a lavorare in un pub di famiglia del centro storico cittadino”. L’arma del delitto sarebbe una pistola semiautomatica calibro 9 detenuta illegalmente, sequestrata durante la perquisizione in casa di Maranzano e che verrà presto sottoposta a una perizia balistica. A rafforzare l’ipotesi che possa essere l’arma del delitto, le parole del ventottenne durante la confessione: “La pistola la porto sempre con me, perché Palermo è una città violenta“.