Rimarrà in carcere Gaetano Maranzano, il ventottenne dello Zen, reo confesso dell’omicidio di Paolo Taormina, giovane gestore di un pub del centro di Palermo, ucciso sabato con un colpo di pistola alla nuca.
Disposta la custodia cautelare in cella
Il gip non ha convalidato il fermo eseguito dai carabinieri domenica, non ravvisando il pericolo di fuga, ma accogliendo l’istanza della Procura coordinata da Maurizio de Lucia, ha disposto nei confronti del giovane la custodia cautelare in carcere.
L’attenuante shock di Gaetano Maranzano “Paolo Taormina voleva sfidarmi”
“Mi sfidava. Mi voleva mettere in cattiva luce davanti alle persone”. Questa è stata la confessione di Gaetano Maranzano, il 28enne palermitano reo confesso, che sabato 11 ottobre ha ucciso Paolo Taormina con un colpo di pistola alla testa. Maranzano ha raccontato ai pm della procura di Palermo quanto accaduto nelle prime ore di quella notte. “Non mi stuzzicare perché lo sai che ce l’ho con te. Lui se n’è fregato e mi parlava in maniera agitata, mi ha rimproverato. Abbiamo litigato e gli ho sparato”.
Maranzano ha anche raccontato di come avesse ricevuto “un’offesa” da Taormina quando, mesi prima, la vittima avrebbe scritto sui social alla fidanzata. Un particolare su cui stanno indagando gli investigatori, ma al momento senza riscontri. “Siccome lui era in difetto con me mi guardava male e si agitava, nel suo cervello mi voleva sfidare“, dice Maranzano, come si legge nel provvedimento di fermo. Taormina, che aiutava i genitori nel locale di loro proprietà “O Scruscio”, era intervenuto per sedare una rissa scoppiata tra un gruppo di ragazzi. “Mi diceva che non si doveva fare casino. I ragazzi facevano casino e lui è venuto a prendere di petto me. In più io avevo astio con lui per la cosa di mia moglie. Mi sfidava – ha detto Maranzano -. Parlava verso di me diceva ‘qua non si deve fare vucciria. Mi state siddiando’. Mi voleva mettere in cattiva luce davanti alle persone”.
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