Il presunto omicida di Stefano Gaglio resterà in carcere dopo la convalida del fermo. Così ha deciso il giudice per le indagini preliminari Lorenzo Chiaramonte nei confronti di Giuseppe Cangemi, assassino del cognato Stefano Gaglio.
Rigettata al momento, la tesi difensiva delle turbe psichiche di cui soffre l’indagato che il gip ritiene “risalente nel tempo” facendo riferimento ad una diagnosi del 2021 ad opera degli psichiatri del Policlinico di Palermo.
”Documenti medici non sufficienti: l’imputato è capace di intendere e di volere”
Il documento medico presentato dai difensori del cognato di Gaglio attesta “ansia, panico, sintomatologia ossessivo-compulsiva, oltre a sintomi depressivi e da stress post-traumatico”, “turbe dissociative con psicosi, grave depressione endogena”. Su tratta di una “patologia di tipo psichiatrico postumi dell’infezione da Covid-19”.
Secondo il giudice, però, il quadro clinico non sarebbe tale da far ritenere che Cangemi sia un soggetto incapace di intendere e di volere e dunque non imputabile, atteso che si tratta di documentazione attestante uno stato patologico che non solo è risalente ad oltre quattro anni fa, ma che nemmeno appare di per sé escludere la capacità di comprendere il significato delle proprie azioni e la capacità di autodeterminazione”.

