Omicron 5 in Sicilia, boom contagi e ospedali in allerta: "Sintomi più gravi" - QdS

Omicron 5 in Sicilia, boom contagi e ospedali in allerta: “Sintomi più gravi”

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Omicron 5 in Sicilia, boom contagi e ospedali in allerta: “Sintomi più gravi”

Sonia Sabatino  |
sabato 11 Giugno 2022

Riunione di emergenza all’assessorato per la Salute siciliano a causa dell’aumentano dei contagi da Omicron 5, in particolare nell’area metropolitana di Palermo

Riunione di emergenza all’assessorato per la Salute siciliano a causa dell’aumentano dei contagi da Omicron 5, in particolare nell’area metropolitana di Palermo, da cui è venuto fuori un nuovo impatto sugli ospedali soprattutto nell’area medica, quindi, i reparti di Medicina, Malattie Infettive e Pneumologia.

«La variante BA.5 sta portando ad un nuovo incremento dei contagi. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso abbiamo una curva più alta sia dei contagi sia degli accessi, quindi, dobbiamo riuscire a contenere la situazione o finiamo come il Portogallo – ha dichiarato ad Insanitas Tiziana Maniscalchi, coordinatrice dei posti letto Covid di Palermo – Con il fatto che non si usi più la mascherina è passato il messaggio sbagliato che non ci sia più niente, ma non è così perché ho isolato diverse varianti BA.5 che ci porteranno ad un ulteriore incremento dei contagi e dei ricoveri».

Omicron 5, le riconversioni dei posti letto Covid

Molti posti letto Covid sono stati ultimamente riconvertiti in Sicilia. È recente la notizia dei circa 100 posti riconsegnati alla normale degenza nel catanese, ma anche a Palermo in questi mesi sono stati riconvertiti diversi posti letto: 20 di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale “Cervello”, 16 posti di Pneumologia e 8 di Medicina al Policlinico “Giaccone”, 20 posti della Pneumologia dell’Arnas Civico e 24 posti a Termini Imerese, che in 24 ore possono essere nuovamente convertiti in posti letto Covid.

Omicron 5: “Sintomi più gravi”

«Ci organizziamo seguendo la curva epidemiologica e siamo veramente preoccupati perché quotidianamente facciamo i conti con il bilancino. Noi ci stiamo preparando molto prima del previsto boom di contagi, che speriamo non ci sarà, ma ci stiamo accorgendo che rispetto alle ondate dell’estate precedente stiamo anticipando, perché l’anno scorso è successo alla fine di agosto, invece adesso sta succedendo a giugno – precisa ancora la dottoressa Maniscalchi – La variante BA.5 è già estremamente presente tra di noi, ce ne accorgiamo sia con i sequenziamenti sia con il fatto che abbiamo notato una diversità clinica tra i nostri pazienti, che non lamentano più soltanto il mal di testa, qui la gente comincia a stare di nuovo male, perché la variante BA.5 di per sé somiglia molto alla variante Gamma che è più aggressiva rispetto alle varianti Omicron 1 e 2.

Ciò ci crea preoccupazione per gli immuno-compromessi. Un soggetto immunocompetente avrà soltanto una sintomatologia influenzale più severa rispetto alle altre, quindi la febbre alta che dura di più, tosse e malessere. Ma negli individui immuno-compromessi, la variante BA.5 potrebbe cominciare a dare problemi perché i vaccini sono ormai inefficaci, motivo per cui stiamo vedendo nuovamente le polmoniti. Quindi ci troviamo con un virus più infettivo e moderatamente più aggressivo, in una situazione di scopertura immunologica, per cui dobbiamo pensare a ciò che potrebbe succedere e comportarci di conseguenza. Stiamo cercando il modo di non doverci trovare in difficoltà, ma attualmente l’indice di positività è altissimo, si parla di un tampone su due».

Omicron 5, nuova organizzazione e problematiche

L’assessorato ha inoltre registrato un aumento dell’accesso di pazienti Covid che arrivano in ospedale per altre patologie, come conferma Tiziana Maniscalchi: «L’altra mattina al Pronto Soccorso del “Cervello” sono arrivati 5 infartuati con Covid, quindi prima di tornare a fare quello che si faceva prima è necessario pensare a mantenere la situazione sotto controllo come è adesso, anche se non siamo tranquilli perché le curve ci dicono che hanno finito la discesa e si sono appiattite per un brevissimo periodo, ma sono in netta risalita. Quello che succederà non possiamo saperlo, dobbiamo stare all’erta, abbiamo convertito il possibile, però il virus ancora circola e tanta gente ha la necessità di essere assistita».

Una novità riguarda la possibilità per le strutture private o le Case di Riposo che adesso possono gestire i pazienti Covid in house con l’aiuto delle Usca, nell’ottica di lasciare liberi i posti letto ospedalieri, motivo per cui l’assessorato continua ad incentivare anche la presa in carico domiciliare, laddove sia possibile. «Noi medici siamo preoccupati e infervorati perché è come se parlassimo una lingua a parte, si fanno aperture indiscriminate ma poi tutto ricade sulle nostre spalle, invece è necessario non abbassare la guardia, perché noi stiamo imparando a convivere con il virus non lo abbiamo debellato. La normalità deve essere diversa e controllata, ad esempio l’ingresso dei parenti reparti è stato devastante, ci sono state anche aggressioni e sono aumentati i cluster intraospedalieri in maniera vertiginosa». 

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