Resta avvolto nel mistero il destino di Daouda Diane, operaio scomparso dal 2 luglio ad Acate, in provincia di Ragusa, dove lavorava in un cementificio.
Daouda Diane, fino a qualche tempo fa, viveva ad Acate, in provincia di Ragusa.
Un ragazzo normale, come tanti altri, che lavorava come operaio e mediatore culturale.
Daouda, però, è sparito nel nulla all’improvviso, dopo aver denunciato la mancanza di sicurezza del cantiere in cui lavorava, ovvero un cementificio.
Una storia agghiacciante, avvolta nel mistero e su cui è partita un inchiesta in Sicilia per omicidio e occultamento di cadavere.
L’uomo aveva pubblicato due video in cui mostrava tutte le problematiche in tema di sicurezza presenti nel cantiere.
In uno dei due, Diane si trovava in una betoniera con un martello pneumatico in mano e senza protezioni a parte le cuffie antirumore e una mascherina chirurgica.
Nel secondo filmato, invece, l’uomo non si vede, ma lo si sente dire: “qui il lavoro è duro, qui si muore”.
La scomparsa dell’operaio subito dopo l’invio dei video
Subito dopo l’invio dei due video ad un amico, Daouda Diane è scomparso.
Telefono spento, irraggiungibile: di lui si sono perse completamente le tracce.
L’azienda ha confermato di averlo assunto come addetto alle pulizie, alcuni testimoni raccontano di averlo visto uscire regolarmente dal cantiere.
Una versione quest’ultima che, però, non trova conferma dall’impianto di videosorveglianza del cantiere, in cui non si vede Daouda uscire, nè dalle telecamere di zona, che non sono riuscite ad immortalarlo.
La rabbia di amici e conoscenti
Amici e conoscenti di Daouda Diane non trattengono la rabbia, invocando la verità per il destino del giovane operaio: “Da quell’azienda escono decine di camion al giorno, li hanno mai controllati? E nelle cave o nelle vasche vicino hanno mai guardato?”.
Gli aiuti economici dei colleghi alla famiglia
I colleghi di Daouda, da quel maledetto 2 luglio, non hanno però voluto far mancare il loro sostegno alla famiglia del ragazzo, attraverso degli importanti aiuti dal punto di vista economico.
“Vorremmo ringraziarvi uno per uno per la sincera e generosa solidarietà che avete dimostrato con le vostre donazioni nei confronti della famiglia del nostro compagno Daouda, la cui scomparsa purtroppo ancora oggi è avvolta in un disarmante mistero – recita la nota dell’Unione di base Sindacale di Ragusa – Nonostante la famiglia di Daouda continui a vivere nel tormento e nella sofferenza di non sapere che cosa sia successo quel dannato 2 Luglio, ci tiene a farvi arrivare il suo sentito “grazie” per l’aiuto economico che gli è stato dato e per la grande e sincera vicinanza umana che gli è stata dimostrata. Vorremmo quindi con l’aiuto di tutti voi continuare a sostenerli, e non lasciarli soli in una fase delicata come questa dove sembra che il tempo passi e che nessuna giustizia venga fatta. Questo è lo scopo della cassa di resistenza: se le cose dovessero non andare per il verso giusto, ognuno di noi vorrebbe che i compagni si occupassero delle nostre famiglie. Nessuno deve rimanere indietro”.