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Sanitari non vaccinati “non significa no vax”, sono 45 mila

Sanitari non vaccinati “non significa no vax”, sono 45 mila

Le 45 mila persone del comparto sanità non vaccinate sarebbero – per la maggior parte – impossibilitate a vaccinarsi. A spiegarlo è il presidente del sindacato degli infermieri Nursing Up.

Quarantacinquemila operatori sanitari “che risultano ancora in attesa di essere vaccinati non significa 45mila persone che hanno scelto di non vaccinarsi. Tra queste troviamo coloro che sono impossibilitati a ricevere la vaccinazione a causa di motivi di salute, sono tantissimi da ciò che ci risulta, la stragrande maggioranza”.

A evidenziarlo, commentando l’avvio delle prime procedure da parte delle aziende sanitarie per la sospensione degli operatori non vaccinati contro Covid-19, è Antonio De Palma, presidente del sindacato degli infermieri Nursing Up. “Peraltro – aggiunge – 45mila operatori corrispondono in termini di valori assoluti al 2,2- 2,3 per cento dei professionisti sanitari impegnati nel comparto e ciò significa che i numeri, tenuto conto della vastità del comparto stesso, non sono poi così alti. E tra i pochi sono ancora meno gli infermieri”.

Per De Palma, però, la legge che rende obbligatorio il vaccino per gli operatori sanitari a contatto con il pubblico, pone dei problemi e “non si può dire lungimirante”. La carenza strutturale di infermieri è di 90mila professionisti, acuita in alcune realtà che hanno sperimentato piani di rientro, motivo per cui “l’ulteriore mancanza di piccole percentuali corre il rischio di mettere a repentaglio il sistema”.

“Siamo all’inizio del periodo estivo – specifica De Palma – la stragrande maggioranza chiederà di andare in ferie e ne ha diritto perché in periodo Covid per decreto non ha potuto beneficiarne”. Il rischio è che saltino le attività ordinarie. “Le aziende sanitarie, e i nostri rappresentanti sul territorio ce lo riferiscono – prosegue il presidente del Nursing Up – da un lato sono costrette a sospendere i professionisti che non si sono vaccinati, dall’altro devono garantire i servizi in una condizione di criticità e ridurranno le attività ordinarie”.

La conseguenza, dopo due anni in cui ciò avviene, è che si debba arrivare a chiedere, da parte dei cittadini, un intervento a regime di urgenza per problematiche magari ordinarie che si sono acuite. “La norma sull’obbligatorietà – conclude – non ha portato grandi benefici e anzi purtroppo espone l’Ssn e continuerà a farlo nei mesi estivi, e ci farà rendere conto che questa scelta poteva e doveva essere evitata”.