Operazione Alcatraz, blitz antidroga: oltre 20 arresti - VIDEO

Sesso e soldi agli agenti “infedeli” in cambio di droga e cellulari in carcere: i dettagli del blitz Alcatraz

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Sesso e soldi agli agenti “infedeli” in cambio di droga e cellulari in carcere: i dettagli del blitz Alcatraz

Redazione  |
giovedì 13 Aprile 2023

Un quadro "inquietante" della situazione in carcere, dove il servizio "delivery" di droga, profumi, sigarette e molto altro in carcere era garantito con una serie di "stratagemmi".

Sono 24 le persone indagate e raggiunte da misure cautelari (tra arresti e obblighi di dimora) nell’ambito dell’operazione Alcatraz, eseguita alle prime luci dell’alba del 13 aprile nelle città di Trapani (TP), Palermo (PA), Benevento (BN), Bari (BA), Porto Empedocle (AG), Mazara del Vallo (TP) e Avola (SR).

Ecco i dettagli sul blitz antidroga e sulle 24 misure cautelari eseguite dai carabinieri del comando provinciale di Trapani e dal personale del Nucleo Investigativo Regionale Sicilia della Polizia Penitenziaria, su richiesta locale Procura della Repubblica.

Operazione Alcatraz, le accuse e gli arresti

Gli indagati nell’ambito del blitz sono accusati a vario titolo di corruzione, detenzione ai fini di spaccio di droga, abuso d’ufficio, truffa aggravata, falsità materiale commessa da Pubblico Ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica, omessa denuncia di reato, evasione e accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti e ulteriori violazioni del codice dell’Ordinamento Penitenziario.

In particolare, gli operatori hanno eseguito misure cautelari nei confronti di 24 persone (17 in carcere, 5 agli arresti domiciliari e due obblighi di dimora).

Droga, cellulari e corruzione in carcere: le indagini

Il provvedimento compendia le risultanze scaturite dalle indagini dei reparti operanti, coordinati dalla locale Procura, che dopo la denuncia di alcuni detenuti transitati dal penitenziario trapanese, hanno documentato (da ottobre 2019 a oggi) presunti episodi di corruzione di alcuni agenti della polizia penitenziaria, in servizio nel carcere “Pietro Cerulli” di Trapani. Dietro il pagamento di somme di denaro o in cambio di altre “ricompense” (comprese prestazioni sessuali da parte della convivente di un detenuto), avrebbero consentito l’introduzione in carcere di droga, cellulari (oltre 50 quelli sequestrati) e altri beni (armi improprie, sigarette, profumi) in favore di soggetti reclusi, anche appartenenti alla criminalità organizzata e ristretti nei reparti di Alta Sicurezza.

Carcere di Trapani, un quadro “inquietante”

Dalle indagini che hanno portato all’operazione Alcatraz sarebbe, quindi, emerso uno spaccato inquietante della realtà carceraria trapanese, dove per la popolazione detenuta, la possibilità di utilizzare i telefoni come strumento di comunicazione con l’esterno sembrerebbe essere divenuta indispensabile per la quotidianità all’interno degli istituti penitenziari.

Gli investigatori avrebbero accertato le diverse modalità delle consegne in carcere. Quando queste non erano possibili mediante l’aiuto degli agenti infedeli, gli espedienti utilizzati erano i più disparati: alcuni detenuti nascondevano il materiale in scarpe o anche nelle cavità corporee, altri si avvalevano di tecniche “innovative” come il lancio all’interno dell’istituto penitenziario di un pallone da calcio, preventivamente “farcito” con cellulari o mediante “droni” che persone specializzate mettevano a disposizione come un vero e proprio servizio di “delivery”.

Gli agenti “infedeli” indagati nell’operazione Alcatraz

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, alcuni agenti infedeli avrebbero anche utilizzato certificazioni mediche attestanti falsi stati di malattia per poter svolgere lavori extra quali, ad esempio, il servizio di sicurezza presso locali notturni, oppure altre attività personali durante l’orario di lavoro.

Nel corso dell’operazione (denominata convenzionalmente “Alcatraz”) sono state complessivamente sottoposte a indagini 30 persone, tra cui quattro agenti di polizia penitenziaria, tutti non più in servizio (di cui due non destinatari di provvedimenti cautelari). Uno degli ex agenti è indagato perché avrebbe omesso di denunciare all’autorità giudiziaria il presunto pestaggio di un detenuto ad opera di alcuni agenti penitenziari.

È obbligo rilevare che gli odierni indagati e destinatari della misura restrittiva, sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, seppur gravemente, e che la loro posizione sarà definitivamente vagliata giudizialmente solo dopo la emissione di una sentenza passata in giudicato in ossequio ai principi costituzionali di presunzione di innocenza.

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