Operazione Altarello, droga a Palermo: 7 arresti - QdS

Operazione Altarello, il “business” della droga e la taverna abusiva come ritrovo: 7 misure

Operazione Altarello, il “business” della droga e la taverna abusiva come ritrovo: 7 misure

Redazione  |
martedì 14 Febbraio 2023

Una fiorente piazza di spaccio di droga nel cuore del quartiere Altarello di Baida di Palermo: scattano gli arresti.

Alle prime ore del mattino del 14 febbraio, a Palermo, i carabinieri della compagnia di Monreale hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misura cautelare nei confronti di 7 persone (2 in custodia cautelare in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 1 sottoposto ad obbligo di dimora e di presentazione alla Polizia Giudiziaria). Gli indagati nell’ambito dell’operazione Altarello sono accusati, a vario titolo, dei reati di produzione, traffico e detenzione illecita di droga, tentata estorsione e furto in abitazione.

Il provvedimento, emesso dall’ufficio gip del Tribunale di Palermo nel corso delle indagini preliminari su richiesta della Procura di Palermo, è frutto di una complessa attività investigativa condotta dai carabinieri di Monreale tra agosto 2020 e marzo 2021. Questo blitz costituisce il proseguo dell’operazione Panaro, che nel luglio scorso aveva condotto all’arresto di 4 persone.

Operazione Altarello a Palermo, 7 misure cautelari

L’indagine ha consentito di raccogliere un grave quadro indiziario a carico degli indagati relativamente alla vendita al dettaglio di sostanze stupefacenti nel quartiere Altarello di Baida e di approfondire i rapporti criminali e i canali di approvvigionamento dello stupefacente, documentando anche un tentativo di estorsione finalizzato a riscuotere il pagamento di un ingente quantitativo di droga.

Il “business” della droga

L’attività investigativa relativa all’operazione Altarello ha consentito di rilevare che gli indagati (2 dei quali colpiti da misura ed altri 4 soggetti destinatari di avviso di garanzia) si sarebbero occupati della gestione di una piazza di spaccio all’interno del quartiere Altarello di Baida di Palermo. Lì sarebbe avvenuta la vendita al dettaglio di cocaina, crack, hashish e marijuana.

Pare che gli indagati avessero anche rapporti di collaborazione e “pacifica convivenza” con gli arrestati dell’operazione “Panaro”, che aveva permesso di smantellare una piazza di spaccio operante nel vicino quartiere di Bocca di Falco.

Il business di droga smantellato dall’operazione Altarello avrebbe fruttato circa 100.000 euro su base annua. La base operativa del gruppo si trovava in una taverna abusiva adibita a ritrovo della tifoseria ultras del Palermo. Lì si sarebbe stata svolta la gran parte dell’attività illecita, dalla preparazione della droga allo smercio al dettaglio.

Le indagini hanno consentito anche di individuare i canali di approvvigionamento della droga. Pare che due degli indagati fossero i “grossisti” che rifornivano la piazza di spaccio. In più, gli operatori hanno documentato un episodio estorsivo. Due degli indagati avrebbero richiesto ai gestori della piazza di spaccio il pagamento di un ingente quantitativo di droga risalente a 5 anni prima, riferendo di agire per conto della famiglia mafiosa di Santa Maria del Gesù e che il credito vantato sarebbe dovuto servire a sostenere le spese per il sostentamento dei detenuti del mandamento.

Nell’ambito dell’operazione Altarello, c’è anche un indagato accusato di furto in abitazione. Avrebbe rubato refurtiva di ingente valore e poi sarebbe stato indotto a restituire il tutto per “alleggerire l’attenzione delle forze dell’ordine sulla zona”.

Le perquisizioni e gli arresti

Durante l’operazione Altarello, i militari hanno effettuato una perquisizione nell’abitazione di uno degli indagati destinatario della misura degli arresti domiciliari. Hanno trovato 220 grammi di cocaina pura in cristalli e la somma di denaro di 2.415 euro provento dell’illecita attività di spaccio e arrestato il pusher.

Inoltre, altri 6 soggetti, risultati sempre indiziati con ruoli minori per lo smercio al dettaglio di stupefacenti, saranno destinatari di avviso di garanzia ed oggetto di perquisizioni domiciliari.
L’attività aveva già consentito nel corso delle indagini di effettuare 3 arresti in flagranza di reato.

È obbligo rilevare che gli indagati sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, pur gravemente, e che la loro posizione sarà definitivamente vagliata giudizialmente solo dopo l’emissione di una sentenza passata in giudicato, in ossequio ai principi costituzionali di presunzione di innocenza.

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