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Vendetta, violenza e traffici illeciti: maxi operazione contro la criminalità cinese, coinvolta anche la Sicilia

Vendetta, violenza e traffici illeciti: maxi operazione contro la criminalità cinese, coinvolta anche la Sicilia
Maxi operazione contro la criminalità cinese in Italia e in Sicilia

C’è anche Catania tra le province interessate dal blitz contro la criminalità cinese in Italia. Tredici arresti e oltre 30 denunciati.

Tredici arresti e 31 denunciati, più maxi sequestri di droga e denaro proveniente da attività illecite: è questo l’esito di una maxi operazione contro la criminalità cinese che ha coinvolto diverse province in tutta Italia, compresa Catania.

A eseguire il blitz la Polizia di Stato, coordinata dal Servizio centrale operativo (Sco). Gli agenti hanno avuto il supporto dei Reparti prevenzione crimine e degli operatori delle Squadre Mobili di Ancona, Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Cosenza, Firenze, Forlì Cesena, Genova, Latina, Mantova, Milano, Padova, Parma, Perugia, Pistoia, Prato, Reggio Emilia, Roma, Siena, Treviso, Udine, Verona e Vicenza.

Operazione contro la criminalità cinese in Italia, coinvolta anche Catania

Il maxi blitz – che ha interessato anche la Sicilia, come già specificato – si è incentrata sui principali reati connessi alla comunità cinese in Italia, con particolare attenzione all’immigrazione clandestina, allo sfruttamento della prostituzione e del lavoro, alla commercializzazione di prodotti contraffatti e fino al traffico di droga e al possesso di armi.

Le indagini della polizia hanno permesso di scoprire che in Italia operano diversi gruppi criminali cinesi, diffusi su tutto il territorio nazionale. Tra di loro avrebbero dei contatti, ma agirebbero ciascuno in maniera autonoma e spesso commetterebbero reati quasi esclusivamente ai danni di connazionali.

I vincoli e l’affermazione del potere

“Il vincolo di appartenenza delinquenziale al gruppo è molto stretto, con un radicato concetto di vendetta che può arrivare ad assumere il carattere della faida“, si legge nel comunicato della polizia sul maxi blitz. Un dettaglio che avvicinerebbe i gruppi criminali cinesi alle mafie tradizionali, avvezze – si sa – all’utilizzo di intimidazioni e atti violenti per stabilire il loro potere sul territorio.

La Polizia di Stato ha documentato l’esistenza di una vera e propria “ala armata” della criminalità cinese in Italia, incaricata di intimidire e – quando necessario – spargere sangue. Gli “affari” cinesi, inoltre, non potevano prescindere dal contatto con gruppi criminali di altre nazionalità (compresi quelli italiani), fondamentale per spartire territori e interessi senza intoppi.

Il bilancio

Tra i principali business illeciti associati alla criminalità cinese al centro della maxi operazione odierna c’è l’hawala, nome che indica “l’esercizio abusivo e clandestino dell’attività bancaria“, che consente il trasferimento in nero di ingenti somme di denaro da un continente all’altro e viene spesso impiegato da associazioni criminali clandestine di diverse nazionalità come “mezzo di pagamento nell’ambito dei traffici criminali” o per il riciclaggio di denaro.

Grazie all’attività degli scorsi giorni, l’operazione di polizia si è conclusa con 13 arresti e 31 denunciati. Gli arrestati sono accusati: uno di spaccio di stupefacenti, resistenza a Pubblico Ufficiale e porto di strumenti atti a offendere; due per sfruttamento della prostituzione, uno di rapina aggravata e due per furto; 3 per spaccio, 3 erano ricercati per cumulo pene, uno per tentata estorsione. L’operazione ha consentito anche di sequestrare 550 grammi di shaboo (5.500 dosi), elevare 29 sanzioni amministrative per un totale di 73.382 euro e sequestrare un totale di 22.825 euro.

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