Operazione El Loco, traffico di droga a Catania: chi sono arrestati

NOMI | Dietro l’operazione “El loco” in Sicilia: la droga nascosta tra i detersivi e il traffico internazionale

NOMI | Dietro l’operazione “El loco” in Sicilia: la droga nascosta tra i detersivi e il traffico internazionale

Simone Olivelli  |
venerdì 27 Settembre 2024

“Su cinquanta cartoni, in dieci c'è l'erba”: la droga viaggiava dalla Spagna a Malta e passava dalla Sicilia. Ecco i dettagli del blitz della Finanza.

“Compriamo con la bolla d’accompagnamento. Detersivi, tutto regolare”. Il traffico di marijuana che dalla Spagna finiva a Malta, passando dalla Sicilia, dove in parte rimaneva per essere spacciato nelle piazze della provincia di Catania, profumava di bucato pulito. La soluzione era stata immaginata dai membri dell’associazione criminale, fermata ieri dal Gico della guardia di finanza nell’ambito dell’operazione “El Loco”, per cercare di mascherare le spedizioni illecite verso l’Italia.

Ma più che su una questione olfattiva, si scommetteva sul calcolo delle probabilità.

Operazione El Loco, come funzionava il traffico di droga internazionale

Il sistema, così come emerso in altre indagini sul narcotraffico internazionale, prevedeva di inviare i carichi di droga mescolandoli a merce regolare. “Cinquanta cartoni? In dieci c’è l’erba e in quaranta…”, diceva a inizio 2022 Massimo Serra.

L’uomo, un 40enne residente a Pedara, sarebbe stato uno dei più attivi in terra iberica. “Abbiamo una casa di duecento metri quadrati affittata, sotto c’è un cinema abbandonato, tipo un club, me lo sto facendo affittare. Noi ci mettiamo là dentro e facciamo le pedane, poi chiamiamo il camion e gliela facciamo venire a ritirare”, spiegava Serra a un uomo che voleva coinvolgere nella fase logistica del traffico di droga.

A operare assieme a lui, in Spagna, sarebbero stati il 31enne Lino Ranno – nipote del 39enne ergastolano Nino Stuppia, che dal carcere di Oristano riusciva a seguire l’andamento delle spedizioni e investiva denaro – e Giuseppe Siscaro. Quest’ultimo, ufficialmente residente ad Acireale, sarebbe stato la figura di riferimento del gruppo. La persona capace di trasformare un’attività che altrimenti sarebbe rimasta di livello artigianale in un sistema rodato in grado di garantire costanti introiti.

Il broker

All’anagrafe del Comune di Acireale, Giuseppe Siscaro risulta vivere a pochi passi dalla piazzetta di Stazzo, frazione marinara che nelle stagioni calde diventa punto di ritrovo e che invece d’inverno si spopola. Nei circa tre anni in cui i militari del Gico hanno seguito i suoi movimenti, Siscaro però ha frequentato ben altri luoghi. Tanto gli investigatori quanto i racconti dei collaboratori di giustizia indicano nella Spagna la sua base operativa per la gestione del traffico di droga.

“La figura dell’indagato appare chiara, rivestendo il ruolo di fornitore principale dell’intero sodalizio – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip Giuseppina Montuori –. Era referente principale dell’associazione operando per la stessa dalla Spagna; in tal modo dimostrava di avere contatti con i principali fornitori iberici”.

L’uomo, che si sarebbe contraddistinto per particolare prudenza, avrebbe avuto la possibilità – ha scritto la giudice – “di muovere partite di narcotico dal valore di centinaia di migliaia di euro”. Di lui ha parlato il collaborante Michele Vinciguerra, dicendo che Siscaro “aveva arricchito tutta Catania, e in particolare Salvuccio Junior Lombardo, importando dalla Spagna tutto lo skunk in circolazione”.

Lombardo, tra i condannati per la sparatoria tra cosche avversarie avvenuta ad agosto del 2020 nel quartiere di Librino, è il figlio di un esponente apicale del clan Cappello. Oltre a lui e a Stuppia, nell’inchiesta è finito anche un altro soggetto ritenuto legato alla criminalità organizzata catanese: si tratta di Rocco Ferrara, 46enne anche lui coinvolto nello scontro a fuoco di quattro anni fa tra i Cappello e i Cursoti Milanesi.

Nonostante il loro coinvolgimento, la gip non ha riconosciuto l’aggravante mafiosa in quanto i fatti contestati non si sarebbero caratterizzati per l’utilizzo di metodi intimidatori frutto dell’appartenenza al clan né sarebbero emersi elementi tali da affermare che il traffico di droga sia stato portato avanti nell’interesse della cosca.

La ruota di scorta

Gli affari di Stuppia, Siscaro e gli altri sono andati avanti senza intoppi, fino a quando, a febbraio di due anni fa, Massimo Serra non viene fermato a Pozzallo, mentre era di ritorno da Malta.

Gli investigatori avevano seguito i movimenti dell’uomo sospettando che il viaggio sull’isola dei cavalieri fosse stato organizzato per recuperare i ricavi della vendita di un ingente carico di stupefacenti. Lo stesso Serra, pochi giorni prima, parlando al telefono aveva fatto riferimento agli affari maltesi, spiegando che lì era possibile trovare acquirenti disposti a pagare in contanti fino a mezzo quintale di droga. Un fatto che di lì a poco avrebbe trovato conferma.

Subito dopo essere sbarcato nel porto del Ragusano, l’auto di Serra viene fermata e sottoposta a un controllo da cui emerge che, all’interno della ruota di scorta, erano stati nascosti 485mila euro. Sul momento la somma viene per metà sequestrata con l’accusa di “importazione di valuta non denunciata”. Ieri invece, sulla scorta di ciò che è ulteriormente emerso dalle indagini, i militari del Gico hanno notificato un sequestro di beni fino all’ammontare della cifra trovata nell’auto.

Il traffico di droga, il business e il “nervosismo”

Quando i componenti dell’organizzazione hanno saputo del parziale sequestro di denaro, la compattezza fino a quel momento dimostrata è iniziata a vacillare. Gli inquirenti hanno ascoltato le richieste di chiarimenti che da un capo all’altro del telefono, e fino all’interno del carcere sardo in cui era rinchiuso Stuppia, hanno tenuto banco per diversi giorni.

Il compito di distribuire la somma non sequestrata era toccata a Ferrara, ma l’uomo era stato accusato di non avere tenuto adeguatamente in conto delle diverse partecipazioni che ognuno dei membri del gruppo aveva investito. Tra i più nervosi c’era proprio Stuppia. L’ergastolano reclamava il diritto di rientrare in possesso di seimila euro.

Alla fine, tuttavia, la crisi è rientrata, al punto che lo stesso Stuppia avrebbe deciso di calmare le acque. “Raccomandava a Ranno di bloccare qualsiasi azione contro Ferrara e gli altri, dato che la situazione era stata risolta a livello familiare”, si legge nell’ordinanza. Un riferimento alla famiglia che però per la gip non sarebbe stata quella mafiosa.

I nomi degli arrestati dell’operazione El Loco

Questo l’elenco delle persone sottoposte alla misura cautelare in carcere: Rocco Ferrara (classe 1978), Salvatore Leanza (classe 1995), Salvuccio Junior Lombardo (classe 1994), Antonio Musarra (classe 2001), Pasqualino Ranno (classe 1994), Sebastiano Scalia (classe 1996), Massimo Raffaele Serra (classe 1984), Giuseppe Carmelo Maria Siscaro (classe 1974), Antonino Gianluca Stuppia (classe 1985).

Nei confronti, invece, di Michele Ierna, Carmelo Orazio Isaia, Giuseppe Leonardi, Rosario Platania e Giuseppe Vinciguerra, la giudice per le indagini preliminari ha deciso di optare per l’interrogatorio e successivamente valutare l’applicazione della misura cautelare.

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