Operazione Free Work: l'estorsione e lo sfruttamento dipendenti

VIDEO | Operazione Free Work, dall’estorsione allo sfruttamento dei dipendenti: arrestati tre fratelli imprenditori

VIDEO | Operazione Free Work, dall’estorsione allo sfruttamento dei dipendenti: arrestati tre fratelli imprenditori

Redazione  |
martedì 27 Febbraio 2024

I lavoratori, di origine straniera, erano costretti ad orari inumani sotto minaccia di licenziamento e vivevano in condizioni urbanistiche e igienico sanitarie terribili.

Nella mattinata del 27 febbraio 2024, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Ragusa e del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Ragusa hanno dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dal GIP presso il Tribunale di Ragusa, su conforme richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo ibleo, di applicazione di una misure cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di tre imprenditori italiani, nell’ambito dell’operazione Free Work.

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Operazione Free Work: le accuse e il sequestro

I tre, titolari di un’azienda agricola di produzione di ortaggi con sede in Ispica (RG), sono fratelli tra loro e sono ritenuti tutti responsabili a vario titolo di sfruttamento del lavoro, estorsione e violazione delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro in concorso commessi nei confronti di 16 lavoratori di origine ghanese e nigeriana.

Come richiesta dalla P.G. operante, sono stati disposti anche la sottoposizione a controllo giudiziario dell’azienda e il sequestro preventivo per equivalente di una somma di quasi € 850.000,00 calcolata quale provento illecito derivante dall’evasione contributiva e retributiva e di erogazioni pubbliche previste per il settore agricolo illecitamente percepite poiché richieste sulla base di dichiarazioni mendaci.

Operazione Free Work: le indagini

L’indagine, svolta tra ottobre 2022 e maggio 2023 dai citati reparti e coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa, convenzionalmente denominata operazione Free Work, ha permesso di acquisire elementi utili a supportare le ipotesi di reato rispetto alle condotte poste in essere dai tre fratelli che avrebbero costretto i propri dipendenti, sotto minaccia di licenziamento, a condizioni lavorative inique.

Approfittando del loro stato di bisogno e corrispondendo loro una retribuzione di circa un quinto rispetto a quanto previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro in agricoltura (anche meno di 2 euro l’ora a fronte dei circa 8 euro previsti), li hanno occupati in violazione delle norme in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro.

In particolare, veniva riscontrato come i lavoratori non venissero muniti dei D.P.I. previsti e fossero impiegati in impianti serricoli nell’attività di irrorazione di fitofarmaci tanto da determinare casi di intossicazione e di irritazioni cutanee e alle mucose.

Lo sfruttamento dei dipendenti

Le attività investigative hanno consentito di acquisire elementi tali da far ritenere che gli imprenditori nella propria azienda agricola impiegassero dipendenti stranieri di provenienza africana, in condizioni di sfruttamento, costringendoli a svolgere turni di lavoro estenuanti, senza il riconoscimento di ferie, riposi settimanali ed indennità accessorie.

Il pagamento dell’affitto

Il tutto, dunque, si svolgeva in violazione di ogni regola anche in materia di formazione e informazione sui luoghi di lavoro, sottoponendoli a metodi di sorveglianza a distanza non autorizzati e collocandoli in situazioni alloggiative carenti di requisiti igienici ed urbanistici per le quali veniva deliberatamente trattenuta una quota della retribuzione come corresponsione dell’affitto.

La modalità di indebita detrazione/compensazione illecita imposta dagli imprenditori avveniva sottraendo, dal totale effettivo, un numero di giornate di lavoro per ogni dipendente cosicché da mantenere una parvente liceità della documentazione lavorativa in caso di eventuali controlli (le buste paga, infatti, corrispondevano con i relativi bonifici).

Operazione Free Work: le sanzioni amministrative

Nel corso degli accertamenti svolti ed a seguito di un’ispezione effettuata all’interno dell’azienda dai militari del Nucleo Tutela del Lavoro di Ragusa, sono stati rilevati illeciti e violazioni che hanno comportato l’applicazione di ammende, per quasi 48.000 euro, e di sanzioni amministrative, per una somma superiore ai 100.000 euro.

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