Operazione Ianus, i due volti di Cosa nostra: 55 arresti

VIDEO e FOTO | Operazione Ianus, i due volti di Cosa nostra: 55 arresti tra Sicilia e Calabria

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VIDEO e FOTO | Operazione Ianus, i due volti di Cosa nostra: 55 arresti tra Sicilia e Calabria

Redazione  |
martedì 12 Marzo 2024

Ecco le informazioni emerse dalla conferenza stampa tenutasi questa mattina alle ore 10.

Questa mattina la Polizia di Stato ha eseguito l’operazione Ianus, applicando la misura cautelare detentiva emessa dal G.I.P. di Caltanissetta nei confronti di 55 soggetti. Questi si identificano in 32 gelesi, 4 soggetti di Catania, 4 persone di Palermo, 12 della provincia di Agrigento e 3 della provincia di Reggio Calabria.

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Sono tutti accusati dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, intestazione fittizia di beni, estorsione e traffico di sostanze stupefacenti. Reati aggravati dalla disponibilità, in capo agli associati, di armi (anche da guerra) ed esplosivi.

Operazione Ianus

L’origine del nome

L’operazione Inanus è iniziata alla fine del 2018, quando è stata appurata la piena operatività dei due gruppi che animano la consorteria mafiosa nel territorio gelese. I due clan sono identificati nel gruppo Rinzivillo e nel gruppo Emmanuello. È da qui, infatti, che prende il nome l’operazione “Ianus”: una delle divinità più antiche, raffigurata con due volti proprio a sottolineare le due facce di Cosa nostra.

Lo smercio di sostanze stupefacenti

L’operazione Ianus ha fatto emergere gravi indizi anche in ordine agli ingenti investimenti dell’organizzazione mafiosa Cosa nostra operante a Gela nella realizzazione di serre finalizzate alla coltivazione di marijuana. Al contempo avrebbe utilizzato tale tipologia di droga come merce di scambio per ottenere sostanze stupefacenti di altro genere, quale cocaina, dalle organizzazioni criminali reggine e catanesi. Il traffico di droga consisteva per i gelesi nell’importazione di cospicui quantitativi di cocaina e hashish e nell’esportazione di sostanza stupefacente del tipo marijuana.

I poliziotti hanno ricostruito il tutto grazie alle intercettazioni di conversazioni tra gli odierni indagati ed ha trovato riscontro in numerosi sequestri di marijuana il cui quantitativo complessivo si attesta su 1000 kg circa di stupefacente. Inoltre, secondo una stima fatta proprio dagli stessi indagati nel corso delle conversazioni captate, il quantitativo settimanale di sostanza stupefacente immessa sul mercato si aggirava intorno a 1 o 2 kg di cocaina, con conseguenti cospicui guadagni per milioni di euro.

I rapporti con le altre organizzazioni mafiose e il possesso di armi

L’operazione Ianus ha fatto luce anche in ordine ai rapporti tra Cosa nostra e l’altra organizzazione mafiosa operante a Gela e segnatamente la Stidda, censendo incontri tra i rispettivi vertici. Cosa nostra gelese aveva rapporti anche con soggetti legati alla ‘ndrangheta calabrese e, precisamente, alla ‘ndrina Longo di Polistena, nonché con esponenti della criminalità organizzata catanese.

L’attività investigativa ha fatto emergere la disponibilità di armi ed esplosivi da parte dei sodali. Al fine di scongiurare il verificarsi di gravi fatti reato era tratto in arresto uno degli indagati, in quanto trovato in possesso di un ordigno rudimentale, che gli artificieri della Polizia di Stato facevano brillare in piena sicurezza. La pericolosità presunta di alcuni degli indagati, oltre che dalla detenzione delle armi, emergeva anche dal tenore delle conversazioni captate.

Oltre alle misure cautelari, la Polizia di Stato ha proceduto al sequestro preventivo di una villa con piscina sita a Gela ed un’auto di grossa cilindrata, beni riconducibili a taluno degli indagati.

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